Femminicidio Alessandra Matteuzzi, ergastolo per Giovanni Padovani

12 Feb 2024

Il 28enne uccise l'ex compagna il 23 agosto del 2022 a Bologna sotto casa di lei. Confermate per l'ex calciatore le aggravanti dello stalking, del vincolo del legame affettivo, dei motivi abietti e della premeditazione, come chiesto dalla Procura. In aula anche il sindaco Matteo Lepore 

Giovanni Padovani - Figure 1
Foto Sky Tg24

Ergastolo per Giovanni Padovani, il 28enne che il 23 agosto del 2022 uccise a Bologna l'ex fidanzata Alessandra Matteuzzi, 56 anni, sotto casa di lei. Lo ha stabilito la Corte d'Assise di Bologna, presieduta dal giudice Domenico Pasquariello, dopo due ore di camera di consiglio. L’accusa per Padovani è di omicidio con gli aggravanti di premeditazione, futili motivi, legame affettivo e stalking. Gli esami sul corpo della donna avevano rivelato che l’ex sportivo aveva colpito Matteuzzi con calci e pugni, per poi sfondarle il cranio con un martello, azione che le provocò un’emorraggia letale. La vittima aveva anche denunciato per stalking il suo assassino nei mesi precedenti. Nel processo, le parti civili sono il comune di Bologna e quattro associazioni antiviolenza. 

Padovani: "Non ci sono né vincitori né perdenti"

Prima della sentenza, Padovani ha ribadito in aula la sua colpevolezza, sostenendo che le sue azioni contro l’ex fidanzata, anche prima dell’omicidio, fossero dovute alle sue condizioni psichiche instabili. “Ho sentito la parola ergastolo, se voi ritenete che tutto quello che è stato fatto nei mesi precedenti al reato siano cose normali, e non anormali, da una persona che comunque aveva dei disturbi e ha dei disturbi. Se voi pensate che quello che è successo, che un uomo che ammazza una donna con quella ferocia lì sia una cosa normale, c’è da mettersi le mani nei capelli e tirarseli molto forti. Se voi pensate che fosse normale allora pretendo l’ergastolo, voglio stare ogni giorno, ora, minuto in carcere. Quello che è successo è gravissimo, perché c’è una persona che non c’è più. E non si può fare più niente. E qui dentro, io non vorrei stare dalla parte dei giudici perché la loro è una decisione difficile. Abbiamo perso tutti, non ci sono nè vincitori né perdenti”, ha detto Padovani. Le sue parole arrivano dopo la perizia psichiatrica che lo ha dichiarato capace di intendere e di volere nel momento in cui i fatti sono avvenuti. L’uomo si è poi scagliato contro la stampa: “Ci sono due famiglie distrutte a causa del sottoscritto, per un gesto gravissimo e imperdonabile. Ma per queste due famiglie a mio parere da una parte dei giornalisti non c’è stato rispetto, siamo stati alla loro mercé. Non c’è stato rispetto per Alessandra, per la sorella, la madre, per i suoi nipoti, per mia madre, additata come madre di un assassino, ma anche lei è una donna”. 

Giovanni Padovani - Figure 2
Foto Sky Tg24

La sorella di Alessandra, Stefania Matteuzzi, è scoppiata in lacrime dopo la sentenza: "Mia sorella non c'è più", ha detto, lasciando l'aula insieme ai due figli e all'avvocato Antonio Petroncini. 

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“Linearità di intenti per la premeditazione”

L’avvocato di Padovani, Gabriele Bordoni, prima della condanna si è espresso sull’accusa di premeditazione: “Sull'aggravante di premeditazione la giurisprudenza richiede una linearità di intenti nel premeditare un crimine. Ma senza l’innesco causato il 18 agosto 2022 dai messaggi - pur legittimi - e dalla foto artefatta pubblicata sui social dalla donna, la Corte è certa che l’idea parossistica che aveva pervaso Padovani avrebbe avuto il medesimo, tragico epilogo?”. Ha, infine, aggiunto: “Mi ferisce molto dal punto di vista umano e professionale che si pensi che questa difesa abbia veicolato il concetto per cui 'la vittima se l’è cercata'. Il rispetto per Alessandra e la sua famiglia è sempre stato massimo, ogni idea differente è barbara ed estranea al pensiero mio e di questa difesa”.

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