Omicidio Matteuzzi, la sentenza in Appello: confermato l'ergastolo a ...

2 giorni ago
Giovanni Padovani

Bologna, 11 novembre 2024 – Ergastolo confermato a Giovanni Padovani, l’ex calciatore di 28 anni che ha ucciso a martellate, calci, pugni e colpo di panchina la ex fidanzata Alessandra Matteuzzi, il 23 agosto 2022. Padovani è stato condannato per omicidio aggravato da motivi abietti e futili, premeditazione e stalking.

La Corte d’appello ha rigettato le istanze della difesa, avvocato Gabriele Bordoni, di acquisire gli esiti della risonanza magnetica cerebrale fatta sull’imputato a maggio che aveva rinvenuto una ciste nel cervello di 10 millimetri, e di disporre nuovi test psichiatrici per capire se al momento del delitto Padovani fosse “perfettamente a posto”, dice l’avvocato.

La sentenza è stata letta dal presidente della Corte d’Assise Domenico Stigliano. I giudici hanno quindi accolto la richiesta dell'avvocato generale dello Stato Ciro Cascone e della sostituta pg Adele Starita. I due rappresentanti della pubblica accusa avevano infatti chiesto la conferma dell'ergastolo per l'imputato, che oggi era presente in aula e che durante l'udienza ha anche fatto delle dichiarazioni spontanee. Le motivazioni saranno depositate nel giro di 90 giorni.

La sorella di Alessandra: “Giustizia è stata fatta”

È stata fatta giustizia, ringrazio questa Corte, oggi è stato un giorno difficile. Padovani non ha avuto rispetto nemmeno oggi per mia sorella, perché non si possono dire quelle cose che ha detto, ovvero che 'vive due vite, la sua e quella di mia sorella. Mia sorella non c'è più. Io chiedo solo giustizia, come oggi è stato fatto”, ha detto tra le lacrime Stefania Matteuzzi, la sorella di Alessandra, dopo la sentenza d'appello. Il riferimento di Stefania Matteuzzi è alle parole dette in aula stamattina da Padovani, che ha detto di amare ancora Alessandra, di esserne ossessionato, e di continuare ad andare avanti solo grazie alla forza che gli dà Alessandra.

L’ossessione di Padovani per Alessandra Matteuzzi

"Ho un’ossessione per Alessandra, penso a lei tutti i giorni e so che c'è qualcosa che non va, questo mi fa soffrire".

Giovanni Padovani era stato condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio a Bologna della ex fidanzata, Alessandra Matteuzzi. Prima del pronunciamento della Corte d’Appello, lui ha rilasciato in Aula dichiarazioni spontanee. Frasi choc per l’ex calciatore e modello di 28 anni.  

"Non chiedo niente, ho fatto una cosa orribile – ha detto Padovani -, anche se non ero al 100% ciò che ho fatto non ha giustificazione. Io mi sono preso le mie responsabilità, ho detto che queste non sono cose normali, chi toglie la vita ad altre persone fa una cosa abominevole”. Prima della sentenza di primo grado “ero molto emozionato, non volevo neanche parlare. Stavolta sapevo di parlare. Avendo rilevato che non ho niente - ha aggiunto - merito l'ergastolo, sono chiaramente pentito e chiedo scusa alla famiglia di Alessandra, alle sue amicizie e alle istituzioni. Mi ritrovo qui sicuramente con ancora dei problemi psichiatrici, anche se qualcuno dice che non è così. Ho una ossessione per Alessandra, penso a lei tutti i giorni e so che c'è qualcosa che non va, questo mi fa soffrire”. “Alessandra voleva vivere, lo so – ha continuato Padovani -. Era una donna a cui piaceva tenersi al meglio, uscire, fare tante altre cose, era la donna più bella del mondo e sarà sempre così. Sono qui in condizioni migliori rispetto a come stavo nei mesi precedenti, proprio grazie alla forza che Alessandra mi dà per andare avanti, non solo per mia madre, anche perché altrimenti mi sarei suicidato".

L’imputato: "Ho una cisti nel cervello”

L’imputato ha poi spiegato di avere “il peso di aver tolto la vita ad una donna che amo e di cui sono ancora ossessionato, quando il raziocinio ti abbandona fai cose incredibili. Io non sono mai stato geloso delle donne con cui sono stato. In questo caso ci sono state delle dinamiche tossiche. Da quando ho conosciuto Alessandra sono passati quattro anni e io sto ancora così”. 

Padovani ha dunque parlato delle sue condizioni psichiche. In primo grado, con una perizia psichiatrica svolta nel corso del processo, è stato dichiarato capace di intendere e di volere. Secondo il suo legale, Gabriele Bordoni, dalla risonanza magnetica fatta eseguire dalla difesa dopo il processo di primo grado emergerebbero però delle anomalie che potrebbero essere collegate a un vizio parziale di mente.

Padovani infatti ha affermato di avere una "cisti nel cervello", la cui presenza sarebbe emersa da quella risonanza magnetica.

L’accusa: “Padovani non è un folle, è un assassino”

“Padovani non è folle, non è pazzo, anche se ha finto di esserlo. Padovani non era folle quando ha ucciso Matteuzzi e non è folle adesso. Padovani non ha nemmeno accettato di ammettere le sue responsabilità, Padovani è un assassino che merita l'ergastolo e chiediamo la conferma quindi della sentenza di primo grado”, lo aveva detto nella sua sua requisitoria l’avvocato dello stato Ciro Cascone.

Cascone e la sostituta procuratrice generale, Adele Starita, nei loro interventi hanno sottolineato come "Padovani considerava Alessandra di sua proprietà e non le permetteva di liberarsi di lui. Padovani la disprezza - aveva detto Starita -, la disprezza profondamente, e anche di fronte al suo corpo senza vita la insulta. Padovani non ha mai mostrato repiscenze dice la Corte d'Assise. La confessione? Non ha peso, perché è stato un omicidio fatto davanti a più testimoni, e comunque Padovani in seguito ha negato tutto ciò che poteva negare”, aveva aggiunto la sostituta procuratrice generale negando la concessione delle attenuanti generiche. “La decisione di ucciderla non è sul momento - aveva detto ancora Cascone - ma è premeditata. Padovani cerca il controllo totalizzante su Alessandra e quando lei cerca di sottrarsi lui non glielo permette. La decisione in lui di ucciderla si sedimenta nel corso dei mesi. Per lui l'unica via d'uscita è l'eliminazione fisica di Alessandra, la decisione non viene presa in agosto ma molto prima. Questa è la cronaca di una morte annunciata”.

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