Open Arms, chi è Giulia Bongiorno: l'avvocata che risolve problemi

Giulia Bongiorno

La sentenza di primo grado del processo Open Arms che ha assolto Matteo Salvini dall’accusa di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio per aver ritardato lo sbarco di 147 migranti è un’altra medaglia al valore che può appuntarsi Giulia Bongiorno, l’avvocata che risolve problemi, per parafrasare Quentin Tarantino.

Ma Bongiorno non è una semplice mrs Wolf. No: quantomeno non è lei che bussa alle porte di chi si mette nei guai. Magari è il contrario. Perché Giulia Bongiorno, nata a Palermo nel 1966, è una numero uno. E una predestinata. E, di conseguenza, è stata sempre cercata da chi ne aveva bisogno.

Orgoglio di papà Girolamo, docente universitario di diritto, nemmeno la passione per il basket l’ha mai distolta dallo studio dei libri di giurisprudenza.

Nel 1992 ricevette la toga d’onore come prima tra 700 praticanti avvocati del distretto palermitano: era solo l’inizio di una carriera fulminea, che la portò, giovanissima, nello studio di Franco Coppi, uno dei principi del foro più importanti, e poi a difendere Giulio Andreotti. Nel 2003, per l’assoluzione in appello del Divo, fece storia una foto sua al telefono mentre glielo comunicava con il pugno chiuso e le lacrime agli occhi.

Nel corso degli anni, farà lo stesso con Sollecito. Con Ghedini. Con i vip, tra cui vari calciatori, da Totti a Bettarini. E poi con chi ha potuto e può permettersela, Giulia Bongiorno: principessa dell’avvocatura italiana.

Chi è Giulia Bongiorno, l’avvocata che ha salvato Salvini

E insomma: quando, nel 2019, Matteo Salvini venne iscritto nel registro degli indagati per il caso Open Arms, quello della ong che aveva salvato 147 migranti a mare e voleva farli subito sbarcare in Italia, sapeva che aveva bisogno di una buona difesa. E la scelta cadde subito su di lei, colei la quale si rivelerà la salvatrice dei confini della Patria.

Il decreto Sicurezza bis del Governo Conte uno, il provvedimento grazie al quale Salvini, all’epoca dei fatti ministro dell’Interno, non fece sbarcare subito i migranti, non dava sufficienti garanzie da far dormire sonni tranquilli al leader della Lega? No problem: Giulia Bongiorno sembra avere come motto quello di Confucio “O porti almeno una soluzione, o anche tu sei parte del problema”. Ieri l’ha dimostrato ancora una volta.

La carriera politica

Del resto, Giulia Bongiorno, accanto alla brillante carriera togata, ne ha coltivato anche una politica. E sa come ci si muove in quel mondo. Sa come si trattano i politici. E, soprattutto, sa come si difendono. L’avvocato Bongiorno è una che picchia duro in aula. Ma in politica forgia la sua eloquenza a secondo dei casi.

Inizia a muovere i primi passi con An. Con quel partito, passa nel Pdl. Poi segue Gianfranco Fini in versione antiberlusconiana. Prende in mano la causa giudiziaria del divorzio del suo mentore dalla moglie Daniela mentre con Michelle Hunziker tiene una rubrica su un rotocalco femminile. Poi fa un giro di giostra da indipendente con i liberal di Scelta civica di Mario Monti. Poi sceglie la Lega, per la quale, dopo essere stata ministra per la Pubblica amministrazione con il governo gialloverde del primo Conte, ora è senatrice.

Ma non rinuncia alle sue battaglie per i diritti civili. Lei stessa, ad esempio, a 44 anni, ha voluto – da single – un figlio. Tanto che il difensore della famiglia tradizionale senza se e senza ma Mario Adinolfi, una volta, a Radio Cusano Campus, disse che era la versione femminile di Nichi Vendola, credendo di offenderla.

La sfida che l’attende

Sfidando il temporale che si abbatteva su Palermo, ieri, Giulia Bongiorno ha dichiarato che la sentenza Open Arms di assoluzione per Matteo Salvini “è senza se e senza ma. Non contro i migranti, ma contro chi li sfrutta”, come da video Facebook de L’anticonformista

Ma ora, l’Avvocata è attesa da una sfida tutta politica sul versante della giustizia. Anche lei è per la separazione delle carriere, una delle riforme che il Governo Meloni, dopo la mezza bocciatura della Consulta all’Autonomia differenziata e il premierato messo in frigo, deve portare assolutamente a casa se non vuole passare la seconda metà della legislazione a vivacchiare. E per questa partita proprio lei giocherà nel ruolo chiave di presidente della Commissione Giustizia di Palazzo Madama.

Implacabile anche nella vita privata

Serve la sua determinazione, insomma. Come quella volta, nel 2019, lei ministra, che passò un periodo a ricevere insistenti avances da un molestatore:

“Ti amo perdutamente: vorrei incontrarti, fidanzarmi con te e iniziare una convivenza”

Si trattava di uno stalker 78enne che, evidentemente non sapendo di che pasta era fatta la signora, fu condannato a un anno di carcere.

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