In ricordo di Giuni Russo -

5 giorni ago
Giuni Russo

A vent’anni dalla scomparsa di Giuni Russo (Palermo, 7 settembre 1951 – Milano, 14 settembre 2004) le Teche Rai propongono “Giuni Russo – voce mediterranea” un percorso a ritroso negli archivi per riscoprire una delle voci più eclettiche e strabilianti della musica italiana.

Uno stile unico e un’incredibile estensione vocale di tre ottave: cantautrice e musicista, negli anni Ottanta, Giuni domina le classifiche estive con singoli come “Un’estate al mare” e “Alghero”. Se la sua musica diventa una vera e propria colonna sonora delle vacanze italiane, l’“immagine balneare” che le rimane cucita addosso, poco si addice in realtà a una musicista all’avanguardia, che non ha mai smesso di sperimentare e ricercare una nuova identità artistica.

All’anagrafe Giuseppa Romeo, tre nomi d’arte: prima Giusy Romeo, Junie Russo e infine Giuni Russo, fotografia del percorso tormentato di un’anima inquieta. Il suo talento emerge presto, Giusy ha solo 17 anni quando nel 1968 partecipa al Festival di Sanremo con “No amore”: un pezzo difficile, con richiami al jazz francese. Qualche mese dopo, al Cantagiro presenta “L’onda”. I brani non riscuotono grande successo, non rispecchiano la sua freschezza e la sua giovane età; la cantante cambia rotta. Nel 1975 pubblica il suo primo album, “Love is a woman”. Scritto interamente in inglese, Giusy sceglie un nuovo nome d’arte che possa essere accattivante anche sul mercato internazionale. Al pubblico si presenta come “Junie Russo” e negli studi Rai si esibisce con “Carol” e “Give me one reason”.

Ma la parentesi italo-anglosassone è destinata a concludersi. La musicista torna sul palco in veste di Giuni, adotta un sound più sperimentale e inizia a farsi notare. Nel 1981 pubblica “Energie”, album che vede la nascita del sodalizio artistico con Franco Battiato, coautore di tutti i brani. Tra le tracce che sceglierà di portare sul piccolo schermo: “Lettera al governatore di Libia”, “Una vipera sarò”, “Il sole di Austerlitz”, “L’addio”: vocalità complesse e raffinate, innovazione e profondità. Quelle di Giuni non sono solo canzonette.

Nel 1982, il trampolino di lancio con “Un’estate al mare”: il ritornello è sulla bocca di tutti, il brano in vetta dell’Hip Parade per settimane. La storia si ripete nell’estate del 1986, quando l’Italia impazza per “Alghero”. Da allora il difficile equilibrio tra popolarità e autenticità: l’esigenza, è forte in Giuni, di rimanere fedele alla musica anche quando i dettami commerciali del mercato discografico sembrerebbero renderglielo impossibile. Eppure, con “Vox” (1983), “Mediterranea” (1984), “Giuni” (1986) e “Album” (1987) la sua ricerca continua: musica elettronica, new wave e classica, spiritualità e canto lirico in capolavori come “Good good-bye”, “Sere d’agosto” “Mediterranea” e “Limonata cha cha cha”. Nel 1988, l’esperimento più audace: con “A casa di Ida Rubstein”, l’artista mette la sua voce al servizio di “arie storiche”, le canzonette diffuse nei salotti ottocenteschi. Ne scaturisce la magia di un brano come “Malinconia”.

“Oltre il muro salterò, un canto ipnotico sarò” (Oltre il muro): immenso talento, icona libera e anticonformista, Giuni non ha mai smesso di cantare la sua libertà. Ad oggi non possiamo che lasciarci guidare da lei, riscoprendo il repertorio preziosamente conservato negli archivi Rai.

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