Guardiola e Baggio si ritrovano e si commuovono da Fazio: «Roby ...

13 Ott 2024
Guardiola

di Luca Bertelli

I due, compagni al Brescia, hanno inscenato un duetto rivedendo le loro immagini con Carlo Mazzone come allenatore: «Eravamo un gruppo splendido - ha detto l'allenatore del City - ho lasciato la mia comfort zone a Barcellona e a Brescia sono cresciuto tanto. Con Roby e Carletto ho capito che non tutti i giocatori possono essere trattati allo stesso modo da un tecnico».

Pep Guardiola entra negli studi di «Che tempo che fa» sulle note degli Oasis, chiaro richiamo agli Oasis e al Manchester City di cui è allenatore. Ma il primo sorriso vero compare sul suo volto quando, in un video celebrativo dove scorrono le immagini della sua carriera, fa capolino il volto di Carlo Mazzone, suo allenatore al Brescia. Poco dopo, in collegamento, arriva anche Roberto Baggio dalla sua casa ad Altavilla Vicentina. E i sorrisi lasciano spazio anche all'emozione, intensa. 

Guardiola: «Roby è stato il più grande, la sua forza era l'anima»

Pep si commuove rivedendo i gol di Baggio nel suo Brescia, la corsa sotto la curva dell'Atalanta di Mazzone nel 2001 («Ero in tribuna, mi presero qualche giorno prima e lui non mi voleva. Chiesi se fosse davvero il mio allenatore, poi diventò un secondo padre per me, aveva un senso dell'umorismo eccezionale e una grande conoscenza del gioco»), quella con il suo compagno nel 2003, quando le rondinelle vinsero il derby 3-0 trascinate dal Divin Codino e dal catalano, che era tornato alla corte di Gino Corioni dopo qualche mese alla Roma. «Quando parlo di Roby mi emoziono molto - esordisce Guardiola - Quando l'ho conosciuto faceva fatica a muoversi, era pieno di cicatrici ed era ugualmente il più forte, non posso immaginare cosa fosse allenarsi con lui quando era al top. Non era soltanto un bravo calciatore, in Italia non c'è un posto dove si possa parlare meglio di lui perché la sua forza era l'anima». Poi, il celebre aneddoto sul labrador di Baggio cui Mazzone, che aveva paura degli animali, chiese fosse portato un biscottino. Agli altri giocatori del Brescia non riservò lo stesso trattamento quando portarono i loro amici a quattro zampe al campo d'allenamento: «Lui era diverso da noi, aveva un trattamento differente dal nostro ma noi lo accettavamo - ricorda ancora Guardiola - da allenatore io l'ho capito, non tutti i giocatori possono essere trattati allo stesso modo. A Barcellona avevo la mia comfort zone, ma nella vita si cresce solo se si viaggia: io a Brescia ho imparato tanto e quando vincevamo era una festa, ci torno sempre quando posso».

Baggio: «Gruppo splendido a Brescia, Pep mi ha emozionato»

Baggio, sinceramente commosso, con il Pallone d'oro sullo sfondo, uno dei pochi oggetti di valore che i ladri a giugno non riuscirono a portargli via, chiede a Pep se sia davvero felice: «Perché a me importa la sua persona, seguo i suoi risultati da allenatore ma a un amico si chiede se sia davvero felice (Guardiola risponde di esserlo, ndr). Conto di vederlo nei prossimi giorni. Quel Brescia era un gruppo splendido dentro e fuori dal campo, era la nostra forza: sono stati anni bellissimi». Pep ricorda: «Io giocavo da regista di centrocampo, la mia prima preoccupazione era di passargli la palla e tutte le volte lui era nella posizione ideale. Incredibile. C'era anche Luca Toni in quel Brescia, abbiamo avuto tante sfortune ma Corioni e Mazzone avevano costruito una squadra fortissima che avrebbe potuto vincere molto di più».

Guardiola: «Ho imparato l'italiano con le canzoni di De Gregori»

Guardiola sciorina altri aneddoti sulla sua esperienza italiana. Parla ancora benissimo la nostra lingua, a distanza di oltre vent'anni: «Io mettevo le  canzoni di Francesco De Gregori in macchina, quando andavo ad allenarmi al Brescia, per imparare la lingua. La mia preferita? "La storia siamo noi", ma anche "La donna cannone"». Poi due battute sull'attualità: «Il mio futuro? Non so ancora se sarà il mio ultimo anno al Manchester City, non posso saperlo ora.  In Italia? Se Roby Baggio viene a farmi da assistente. La formula della nuova Champions? Non l'ho ancora capita nemmeno io...». Titoli di coda con Fabio Fazio che gli fa indossare il berretto della sua Sampdoria, che il Barcellona di Guardiola battè nella finale di Coppa dei Campioni del 1992.

13 ottobre 2024 ( modifica il 13 ottobre 2024 | 22:14)

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