Maysoon Majidi, l'attivista accusata di essere una scafista a "Le Iene ...
Nel suo Paese, Maysoon è un'attivista impegnata a difendere i diritti delle donne contro il regime iraniano ultraconservatore: "Non puoi stare zitto, non puoi chiudere gli occhi. Si rischia la morte, quasi 30 mila giovani sono spariti", racconta. Anche lei ha rischiato molto: "I poliziotti iraniani mi hanno picchiata - dice - Sono andata in ospedale". Così è scappata insieme al fratello. Dall'Iran sono arrivati a Istanbul, dove hanno raggiunto la barca a vela che li avrebbe potuti portare in Italia: "Siamo stati per 5 giorni in 77 su una barca - racconta -, qualcuno faceva i bisogni nella busta della spazzatura e man mano la buttavamo in mare. Non c'era aria, le persone si ammazzavano per pochissima acqua". Il quinto giorno i trafficanti permettono di uscire all'aria parte per un solo motivo: chiamare a casa e dire di completare il pagamento per la tratta. Solo pagando, infatti, possono procedure di sbarco. Maysoon si identifica subito cercando su Google il proprio nome e dimostrare di essere un'attivista, ma la versione non convince chi li ha fermati. Due ragazzi iracheni, nell'ufficio di polizia, accusano Maysoon di essere una scafista. Durante la perquisizione vengono ritrovati addosso a Maysoon la somma di 150 euro e un telefono, dispositivi che secondo gli inquirenti avrebbero solo gli scafisti. Per questo, viene portata in carcere senza capire il motivo visto che non le era stato messo a disposizione un interprete. La ragazza ha iniziato uno sciopero della fame e della sete per protesta: "Adesso peso 38 chili", dice.