Misteri e labirinti nel film capolavoro «Il nome della rosa»

Il nome della rosa

Centoventisei minuti di mistero, una trama labirintica, un’abbazia benedettina dell’Italia del Nord, sette giorni scanditi da sette vittime, tutte morte in modo violento, e Sean Connery, nei panni del francescano Guglielmo da Baskerville che cerca di scoprire il colpevole e il movente. Questi i punti chiave del capolavoro di Jean-Jacques Annaud Il nome della Rosa che, stasera alle 21.20, viene trasmesso su Rai 3 nella versione restaurata della pellicola del 1986 pluripremiata tra il «Bafta» a Connery, i cinque David e il «César» come miglior film straniero al regista Annaud. È stata la Cineteca di Bologna, la città del primo Dams italiano ispirato dal padre letterario dell’opera, il Nobel Umberto Eco, a realizzare il lavoro di ammodernamento del film.

Autunno 1327. Alcune morti misteriose sconvolgono un monastero benedettino. I frati si convincono di un’imminente Apocalisse ma il monaco Da Baskerville, giunto in quel luogo con il fido novizio Adso da Melk, inizia a indagare e scopre ben altro. Scatenatasi l’ira dell’inquisitore Bernardo Gui, Guglielmo e Adso devono mettercela tutta per cercare di scagionare gli ingiustamente accusati.

È questa la storia de Il nome della Rosa, firmata da Annaud, che rilesse per il cinema il capolavoro letterario di Eco. Quando si appassionò al suo libro, il regista di Juvisy-sur-Orge spiega di essersi «reso conto che dovevo comprendere a fondo il funzionamento del romanzo poliziesco. Ho letto e analizzato in profondità le interviste di Hitchcock. La cosa difficile era preservare l’interesse della trama crime senza trascurare gli aspetti speculativi, che portavano un valore aggiunto rispetto all’indagine».

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