Il segreto di Liberato è il documentario musicale perfetto, ma anche ...

11 giorni ago

«TE POZZ’ MANNÀ ‘NU PIEZZ’?». Inizia con questo messaggio sul cellulare – scritto proprio così in Сaps Lock – e inviato da «anonimo» l’avventura di Liberato e di Francesco Lettieri.

Il segreto di Liberato - Figure 1
Foto GQ Italia

Lo racconta lo stesso Lettieri, sceneggiatore e regista, con Giorgio Testi, de Il segreto di Liberato, il film documentario sul fenomeno della musica elettronica napoletana, in arrivo nelle sale il 9 maggio (come il titolo della sua prima canzone). Un film che ha il pregio di uscire dal “genere” del documentario musicale sotto molti punti di vista perché mescola anime giapponesi (la regia della parte di animazione è di Giuseppe Squillaci e LRNZ), concerti, immagini di backstage, interviste ai collaboratori di Liberato e volti e voci di Napoli: ragazzini in motorino, gente al mercato e al bar, commercianti, atleti che si allenano per le regate.

«Tutto è partito da una proposta che ci è arrivata. Ma all’inizio avrebbero voluto un prodotto più “classico”, con pezzi di live e interviste montate», racconta Lettieri quando gli si chiede come sia nato il progetto Il segreto di Liberato. «A quel punto abbiamo rilanciato, chiedendo di poter utilizzare l’animazione per la parte del film che riguarda il suo passato. In chiave anime perché è una passione di Liberato», continua. E poi spiega «In realtà, avevamo già provato a fare video di animazione in passato ma non ci eravamo riusciti. Per i costi e perché in Italia c’è poca esperienza produttiva in questo campo».

Come sia esploso Liberato lo racconta, invece, Claudio Biazzetti di Rolling Stone, una delle prima riviste a fiutare il “caso": «Nel 2017 ci arrivò una mail in redazione: “C’è questo nuovo cantante napoletano di cui non si può sapere nulla”. Aprimmo il video: aveva 25 visualizzazioni…». Decisero comunque di scrivere un articolo perché la canzone li aveva colpiti. «Nel giro di poco le views salirono a 100, poi 200mila: una roba pazzesca per uno sconosciuto». Dopo quel primo singolo che lo ha fatto conoscere, Liberato ha pubblicato due album, il secondo nel 2022, e scritto la colonna sonora di Ultras, film di Lettieri, confermandosi un grande talento della musica elettronica ma anche una matrioska di misteri. Non si conosce la sua identità e ai concerti indossa sempre una maschera. Quando scrive lo fa solo in maiuscoletto e non posta quasi mai nulla sui social. Si sa che canta e scrive solo in napoletano, che è un fan del Napoli - il suo concerto in piazza del Plebiscito dopo la vittoria lo scorso anno dello scudetto è stato un evento (ed è anche il live che apre il documentario) e che è fissato con i rituali - il 9 maggio è la data in cui di solito fa un annuncio o esce con un nuovo progetto - e la numerologia.

Da Il segreto di Liberato

Racconta Lettieri: «Tutti i post di Instagram vengono pubblicati alle 19.27, perché il 1927 è l’anno di nascita del Napoli o alle 09.05, perché riporta ancora una volta al Nove maggio. Martedì e venerdì non si può cominciare a lavorare a un nuovo progetto perché c’è un detto secondo cui: “Né di Venere né di Marte, non ci si sposa e non si parte, né si dà principio all'arte". Il 17 di ogni mese non si po' fare nulla. Altre date importanti sono quelle di San Valentino, San Gennaro… Perché tutto questo? Onestamente non lo so. Ma è diventato un gioco per i fan. E per noi a volte un boomerang: se il 9 maggio non succede qualcosa s’incazzano». Continua Biazzetti: «Non c’è un altro artista per cui ogni anno alla stessa data tutti si fiondano sui social per vedere che fa… Nel 2019 erano tutti lì e fino a quasi mezzanotte li ha tenuti sulle spine. Poi è uscito il primo album. Il fatto che non si conosca la sua identità dà un valore aggiunto, ma solo marginale».

Fin dall’inizio sotto il mistero Liberato sono fiorite, com’è naturale, leggende. Siccome nel video di Nove Maggio la ragazzina protagonista indossava una t-shirt della Nike e un paio di pantaloni Adidas, qualcuno pensò che si trattasse di un’operazione commerciale, «Un sodalizio tra due giganti dello sportwear», dice la stylist Antonella Mignogna, «mentre si trattava di roba che avevo recuperato nell’armadio o comprato usata al mercato. Anche perché a quei tempi i budget erano quel che erano».

Mignogna, insieme a Lettieri è una delle poche persone a conoscere la vera identità di Liberato. Quanti siete in tutto? «Pochissimi, i “fidati” che hanno iniziato con lui il percorso fin dall’inizio. L’anonimato è una questione che prendiamo molto sul serio. Non ci frequentiamo, non ci incontriamo mai in pubblico, al massimo ci si vede da lontano. Ci riferiamo a lui con una serie di nomiglioli. Sembra Ocean’s Eleven… (Ride)».

Nel film che sta per approdare in sala, soprattutto la parte di animazione, che riguarda l’infanzia e l’adolescenza del musicista, sembra contenere indizi sulla sua vita. Anche se la maschera di Pulcinella che indossa da bambino (non a Carnevale), il nonno direttore d’orchestra, i caschi dei Daft Punk nella cameretta, la fidanzata del liceo che lo molla per andare a fare un tirocinio in Giappone sono tutte “rivelazioni” che non vanno prese alla lettera. Alcuni, in realtà, sono falsi indizi. Del resto, fa parte dello spirito di Liberato e dei suoi collaboratori che, fin dall’inizio, si sono divertiti a giocare sulla curiosità di pubblico e addetti ai lavori.

Come quando – sommersi da richieste da parte dei giornalisti e delle major discografiche, crearono il finto profilo social del finto manager. Nome: Lungomare Liberato. Conferma Lettieri: «Alcuni indizi nel documentario, in effetti, sono fasulli. Perché ci divertiamo a giocarci su e perché il mistero va alimentato, non va svelato». Ma che tipo è Liberato? Come lo descriverebbe? «Credo che dal documentario, in cui si sente per la prima volta la sua voce, un po’ venga fuori. È una persona ironica, un artista, secondo me, geniale. Una delle persone più intelligenti e talentuose che abbia mai conosciuto. Per citare Ferrante, visto che parliamo di artisti che vogliono l’anonimato, Liberato è il mio “amico geniale”».

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