La Corte D'Assise di Milano ha disposto una perizia psichiatrica nei confronti di Alessandro Impagnatiello, accusato di aver ucciso poco più di un anno fa Giulia Tramontano, la sua fidanzata al settimo mese di gravidanza. I giudici si sono riservati di nominare i periti e hanno rinviato al 27 giugno per l'incarico.
Lo smascheramento da parte delle due donne con le quali aveva altrettante relazioni parallele, ha provocato in Alessandro Impagnatiello "un vero e proprio psicotrauma, una ferita narcisistica estremamente potente. Si è trovato scoperto rispetto a tutto questo piano che aveva lavorato". Lo ha detto in aula lo psichiatra Raniero Rossetto, incaricato della consulenza difensiva sull'ex barman a processo per l'omicidio della fidanzata Giulia Tramontano incinta di sette mesi. "Nel primo colloquio mi ha rappresentato l'immagine della scacchiera. Lui si sentiva lo scacchista che doveva tenere sotto controllo tutti i movimenti della scacchiera e lo faceva con le bugie". Rispetto "a tutto questo e soprattutto allo smascheramento, lui ha perso un po' il senso della realtà. Non parlo di capacità o incapacità di intendere e volere, perché non siamo in ambito peritale. Però questo è successo. È il cosiddetto 'delirio lucido': pure chi delira può essere lucido". Anche la somministrazione di veleno alla vittima "può certamente rientrare in un piano criminoso lucido". Secondo lo psichiatra, Impagnatiello non avrebbe tuttavia "progettato di eliminare Giulia" e nel suo "piano criminoso" non sarebbe stata prevista "una difesa post omicidiaria". Con il veleno, del quale tuttavia l'imputato non ha mai parlato con i consulenti, "lui mirava a sopprimere il feto, che rappresentava una variabile nella sua scacchiera, non tanto per motivi economici quanto per motivi di stato mentale suo. La cosa che a un certo punto non riusciva a controllare era proprio il nascituro". La psicologa Silvana Branciforti, che gli ha somministrato i test per la consulenza, ha parlato di "un disturbo della personalità di tipo paranoide" e con "una parte ossessiva".
"Essere così superficiale da andare a confessare la relazione parallela alla mia compagna in gravidanza era l'ennesimo sintomo che la mia testa stava impazzendo. Non sto dicendo che io sia pazzo, ho sperato di crederlo, ho voluto credere di essere pazzo. Non penso di essere pazzo". Così Alessandro Impagnatiello, rispondendo in aula, davanti alla Corte d'Assise di Milano, alla domanda del suo difensore Samanta Barbaglia sul perché nel dicembre del 2023 confessò a Giulia Tramontano il tradimento con una collega dell'Armani Cafè, per poi decidere di ritrattare.
Pm a Impagnatiello, 'nei suoi racconti discrepanze con indagini' 'Ci sono discrepanze tra quanto ha affermato in aula Alessandro Impagnatiello, imputato a Milano per l'omicidio di Giulia Tramontanto, la sua fidanzata al settimo mese di gravidanza, e quanto risulta dagli atti delle indagini come le copie forensi del suo telefono o gli esiti dell'autopsia. E' quanto emerge da alcune domande per precisazioni poste al barman dal pm Alessia Menegazzo. In particolare, tra le incongruenze evidenziate dall'accusa, una riguarda la vacanza a Ibiza con Giulia, poche settimane prima di ucciderla. Il 31enne ha detto che si sarebbe dimenticato dell'altra ragazza con cui aveva una relazione parallela al punto da non rispondere nemmeno ai messaggi che gli inviava. "E' sicuro di quello che ha raccontato? - chiede il pubblico ministero - Perchè le copie forensi raccontano altro. In tre giorni troviamo oltre 500 scambi tra foto e messaggi". E lui: "sì è vero, mi scriveva, mi cercava, io tardavo a risponderle, mi ero distanziato moltissimo da lei". Per esempio "la foto del mare, ma era un rispondere ai dieci, venti messaggi che mi mandava, era una cosa minuscola rispetto al nostro standard". Inoltre dall'esame autoptico, diversamente da quanto ha affermato alla scorsa udienza ossia che quando ha accoltellato Giulia lei era accovacciata davanti a un mobile in sala per cercare un cerotto per via di una piccola ferita, non risulta alcun taglio alla mano: "No, dice lui, si era tagliata a un dito, ma non gravemente", ha replicato al pubblico ministero. Tra le altre incongruenze messe in luce dalla Procura, anche quella in merito a "una discussione pacifica" tra lui e Giulia, poco prima dell'omicidio. Versione data alla scorsa udienza dall'uomo e che stride con le "urla di una donna" sentite da una vicina convocata come teste.
Impagnatiello, 'non penso di essere pazzo' "Essere così superficiale da andare a confessare la relazione parallela alla mia compagna in gravidanza era l'ennesimo sintomo che la mia testa stava impazzendo. Non sto dicendo che io sia pazzo, ho sperato di crederlo, ho voluto credere di essere pazzo. Non penso di essere pazzo". Così Alessandro Impagnatiello, rispondendo in aula, davanti alla Corte d'Assise di Milano, alla domanda del suo difensore Samanta Barbaglia sul perché nel dicembre del 2023 confessò a Giulia Tramontano il tradimento con una collega dell'Armani Cafè, per poi decidere di ritrattare. "Dissi a Giulia della relazione parallela e - ha detto ancora - la sua reazione fu negativa. Era scossa quella sera". Impagnatiello è a processo per l'omicidio pluriaggravato della fidanzata incinta al settimo mese, uccisa con 37 coltellate nella loro abitazione a Senago, nel Milanese.
Alessandro Impagnatiello, accusato dell'omicidio pluriaggravato di Giulia Tramontano
Impagnatiello in aula, '37 coltellate è un numero spaventoso' "Quando sono venuto a conoscenza in carcere da un servizio in televisione di averle dato 37 coltellate, una cosa che feci automaticamente fu mimare il gesto della mano per 37 volte. Non che ci sia un numero corretto, però è una cifra spaventosa, soffocante". Così Alessandro Impagnatiello, rispondendo al pm Alessia Menegazzo che gli domandava perché nei primi interrogatori dopo il fermo disse di avere inferto a Giulia Tramontano soltanto tre colpi, quando alla scorsa udienza in aula ha detto di avere scoperto il numero dai media. "Non glielo so dire perché ho detto tre - ha aggiunto l'imputato - Avrei potuto dire qualsiasi numero".
'Farei di tutto per risarcire per ciò che ho fatto' "Vorrei trovare una possibilità di redenzione per cercare di restituire le briciole anche se so che nulla cambierà". Sono le dichiarazioni spontanee di Alessandro Impagnatiello, imputato per l'imicidio di Giulia Tramontano, la sua fidanzata al settimo mese di gravidanza. "In carcere - ha affermato - gli educatori mi hanno detto che non posso più tornare indietro ma posso però guardare avanti, sicuramente è facile a dirsi ma difficile a farsi. Io so che non posso tornare indietro, se potessi fare qualsiasi cosa per tornare indietro in questi mesi la farei. Sto ancora tanto lavorando su me stesso. Porto avanti meccanicamente la mia esistenza più che la mia vita". "Per me oggi è come se fosse l'udienza scorsa del 27 maggio. Il 27 maggio è una data molto importante, simbolica" ha aggiunto in riferimento al giorno dell'omicidio avvenuto nell'appartamento della coppia a Senago, nel Milanese, il 27 maggio 2023. "Non so quale sarà il mio futuro, la mia esistenza. So solo che lo scopo della mia vita di oggi, la mia nuova vita è quello di fare qualcosa, qualsiasi cosa" anche se "non mi farà tornare indietro" nè riavere "Giulia e il bambino. Farei qualsiasi cosa per risarcire" e ha aggiunto che l'omicidio fa parte di una "unica fetta del mio passato così distanziato da quello che sono stato io. Era come se avessi davanti una persona che aveva il mio nome e il mio corpo".
'Ho depistato per fuggire dal mostro che era in me' "Ero in quello stato di nascondere, di scappare da quel mostro che era appena uscito da me". Lo ha detto Alessandro Impagnatiello, rispondendo in aula in merito ai tentativi di depistare le indagini, dopo l'omicidio della fidanzata Giulia Tramontano al settimo mese di gravidanza. L'ex barman ha spiegato che, quando confessò alla compagna la relazione parallela con una stagista all'Armani Bamboo, si sentiva come "un vaso completamente saturo di bugie e menzogne. Era come se fosse strabordato qualcosa. Ne parlai con Giulia per liberarmi di qualcosa che mi divorava dentro". Quando l'avvocato della famiglia Tramontano, Giovanni Cacciapuoti, gli ha chiesto cosa sarebbe accaduto se non avesse fermato la fidanzata da una prima idea di abortire nel gennaio del 2023, lui lo ha interrotto e ha replicato: "Oggi non saremmo qui". "Io e Giulia - ha poi aggiunto - ci volevamo tanto bene, dopo un eventuale aborto ci sarebbe stato sicuramente un momento delicato da affrontare. Non ci saremmo lasciati". L'esame del 31enne si è concluso con le sue dichiarazioni spontanee. Poi in aula hanno iniziato a testimoniare i consulenti della difesa la quale, non è escluso, potrebbe chiedere una perizia psichiatrica.
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