In aula la verità di Impagnatiello: "Ho ucciso Giulia, poi sono ...

27 Mag 2024
Impagnatiello

Dice di essere un'altra persona, diversa, più lucida e consapevole rispetto a quello che era il primo giugno 2023.

A un anno esatto dalla morte di Giulia Tramontano e del figlio che aspettava, Thiago, Alessandro Impagnatiello risponde in aula alle domande della pm Letizia Mannella, nel processo in cui è imputato per l'omicidio pluriaggravato, distruzione di cadavere e interruzione non consensuale di gravidanza. 

L'uomo, che ha ucciso l'allora compagna con 37 coltellate, il 30enne spavaldo che per mesi ha dato veleno per topi e ammoniaca alla donna che stava per renderlo padre, l'imputato che assiste a occhi bassi al processo, risponde davanti alla corte d'Assise di Milano.

"Ha ucciso Giulia Tramontano, cagionando l'interruzione della gravidanza?", domanda la pm. "Sì", risponde Impagnatiello, ho ucciso Giulia il 27 maggio e ho occultato il suo corpo. Questo processo mi sta aiutando a mettere a posto tasselli che erano sparsi e confusi nella mia testa, sono qui per esprimere la verità".

All'ex barman dell'Armani cafè, prima di iniziare l'interrogatorio, la giudice Antonella Bertoja, presidente della Corte d'Assise, spiega che può rendere dichiarazioni spontanee.  "La persona che ero in quel periodo - ha precisato - non è quella che sono adesso. Sono qui oggi perchè adesso sono lucido e consapevole rispetto alla persona che ero il primo giugno", la notte in cui venne sottoposto a fermo. 

“Ho costruito un castello di bugie in cui sono annegato” 

"Ho costruito un castello di bugie in cui io stesso sono annegato", rivela in aula dopo aver confessato l'omicidio della compagna Giulia Tramontano incinta al settimo mese. 

Un delitto maturato quando l'ex barman ha una relazione parallela con una collega di lavoro. E' un "castello di bugie" quello che mette su l'imputato per tenere in piedi entrambe le relazioni, tra le bugie c'è anche quella di non essere il padre del piccolo Thiago, mai nato. "Ho finto il test di Dna" a fine aprile confessa, per convincere l'altra donna a non interrompere la loro storia, ma le bugie ci sono anche su serate e ferie. "Continuavo ad alimentare questa doppia realtà, questa finta realtà nella mia testa" prosegue il reo confesso. 

"Dalla gravidanza di Giulia in poi un'altalena di emozioni"

"Quando Giulia mi disse che aspettava un bambino ho vissuto una completa altalena di emozioni contrastanti: da una parte la gioia di costruire una famiglia con Giulia, dall'altra delle motivazioni personali e di coppia che ostacolavano un po' la nostra relazione", racconta l'imputato. Una gravidanza comunicata dalla 29enne "a fine novembre del 2022", mentre l'altra donna di Impagnatiello, la collega di lavoro con cui ha una relazione parallela, "annuncia la sua gravidanza (interrotta) "a inizio del 2023".

L'annuncio sembra spaventare l'imputato: "Giulia iniziava a lamentare particolarmente la mia forte presenza a lavoro, io ci tenevo alla carriera". All'altra donna, Impagnatiello mente: "Le dissi che non ero io il padre, ma una persona a me sconosciuta con cui lei si era frequentata. Per continuare a mantenere queste due strade le dissi che ero vicina a Giulia per supportarla, le dissi che aveva problemi, difficoltà, era instabile".

“Ma non ho fatto credere a Giulia di essere pazza”, afferma Impagnatiello mentre riferisce che la sua relazione con Giulia "si stava interrompendo". "Erano bugie che io raccontavo" all'altra ragazza. Ed è ancora a lei che mente sul viaggio a Ibiza, dicendole di averlo fatto con "degli amici". 

L'avvelenamento: “Ho dato a Giulia il topicida”

Per la prima volta poi Alessandro Impagnatiello ha ammesso di aver avvelenato Giulia Tramontato nelle settimane prima dell'omicidio commesso il 27 maggio 2023 a Senago. 

"Ho somministrato topicida a Giulia, ma in modo progressivo. Questa somministrazione è avvenuta nella prima parte di maggio. Non è una cosa continuativa. Glielo ho dato in due occasioni. Sembrerà assurdo, ma assolutamente non l'ho fatto per fare del male. Glielo ho messo nella bocca semiaperta quando dormiva". 

“Temevo un'umiliazione sul lavoro”

Il giorno dell'omicidio "io chiesi" a Giulia e l'altra fidanzata di non incontrarci al lavoro ma il giorno dopo", ha detto ancora in aula Alessandro Impagnatiello nel corso dell'interrogatorio nel processo in cui è imputato per l'omicidio pluriaggravato, distruzione di cadavere e interruzione non consensuale di gravidanza. "Era un ambiente in cui avevo una certa responsabilità e ci tenevo particolarmente e quindi l'essere umiliato avrebbe fatto crollare la mia immagine lavorativa. E invece loro insistevano".

“L’incontro tra le due donne distrusse la mia immagine”

Il pomeriggio del 27 maggio del 2023 quando Alessandro Impagnatiello attende a casa Giulia Tramontano, che aveva appena conosciuto l'altra donna dell'imputato, "ho fatto una serie sconnessa di azioni, giravo per casa, ho fumato per cercare di placare il trauma che stava subendo la mia testa. Il trauma per il lavoro, la mia immagine distrutta davanti al lavoro e alla famiglia, stavo perdendo Giulia. Nella mia testa si è creata una spaccatura, in quel momento in casa facevo tutto e facevo niente", afferma l'ex barman davanti ai giudici della corte d'Assise di Milano.

"Ho accoltellato Giulia al collo, non si è difesa"

"In cucina vedo questo coltello con cui Giulia stava tagliando le verdure, mi posiziono alle spalle di Giulia e l'ho colpita all'altezza del collo, il numero di fendenti non è mai stata un'informazione a mia disposizione ma solo attraverso la tv, solo in cella con un servizio televisivo ho saputo di averle sferrato 37 colpi", prosegue Impagnatiello nel suo interrogatorio. "Quando l'ho colpita, lei era frontalmente, era verso di me" racconta l'imputato. Un omicidio avvenuto prima delle ore 20 di un anno fa esatto. "Giulia non si è difesa, non c'è stato nessun tentativo di difesa, cademmo a terra".

"A pranzo da mia mamma con il cadavere in auto"

Sono andato a pranzo da mia mamma con l'auto, a bordo c'era il corpo di Giulia", ha proseguito l'imputato in aula ricordando l'episodio del 30 maggio del 2023, tre giorni dopo l'omicidio di Giulia, prima che lasciasse il cadavere dietro ad alcuni box a poche centinaia di metri dalla loro abitazione a Senago, nel Milanese.

Quando gli è stato chiesto dal pm se qualcuno lo abbia aiutato ad uccidere la 29enne o a nascondere il cadavere, l'ex barman ha risposto "assolutamente no". Impagnatiello ha però ammesso di aver tentato di sviare le indagini: "I messaggi che mandavo a Giulia erano lettere di addio, era quella parte di me che non credeva a ciò che era successo. Una parte di me che contrastava con quella che aveva agito senza controllo quella sera". 

Poi raccontando dei due tentativi di dare fuoco al corpo della fidanzata, l'uomo ha detto che voleva “renderla cenere”.

Il finto allontamento volontario

"Una parte di me sapeva dove fosse Giulia, ma l'altra parte la cercava e non credeva a quella realtà, ero io che attendevo che il telefono squillasse per trovarla. Questa falsità dell'allontanamento volontario l'ho portata avanti per tanto tempo, non solo con gli altri, ma anche a me stesso", ha poi affermato l'ex barman. 

Inutile il suo tentativo "di ridurla in cenere. Non si può far sparire una persona senza lasciare tracce, non è un fazzoletto che si può veramente far sparire, ma continuavo ad alimentare questa enorme follia che il mio corpo ha commesso e dall'altro continuavo a cercare Giulia, a rivolerla a casa" aggiunge. "Non andai dai carabinieri per l'avviso di garanzia ma perché non ce la facevo più, per svuotarmi da qualcosa che mi divorava e che ancora mi divora", ha concluso Impagnatiello, omettendo che furono i militari a convocarlo.

La testimonianza dell'investigatore: “Impagnatiello cercò su internet veleno mortale fatto in casa”

Prima della testimonianza di Impagnatiello hanno parlato in aula anche gli inquirenti. 

“Veleno mortale fatto in casa”, “cloroformio”, “ammoniaca feto”, “veleno per topi”. Sono queste alcune delle parole cercate sul web da Alessandro Impagnatiello. Il comandante della squadra omicidi dei carabinieri di Milano, Giulio Buttarelli, sentito prima dell'interrogatorio dell'imputato, ha illustrato l'esito delle analisi sui telefoni e gli altri dispositivi, come un tablet, di Giulia e Impagnatiello. E da parte dell'uomo sono emerse ricerche, già nel dicembre 2022, che confermano come fin da subito, dopo aver scoperto dell'arrivo del bimbo, avesse preparato l'omicidio. Ha inoltre ricordato i messaggi che Giulia e la giovane donna con cui l'uomo aveva una relazione parallela si sono scambiate poco prima dell'omicidio. Inoltre, la notte del 27 maggio dell'anno scorso, dall'esame dello smartphone di lui, quando già aveva accoltellato Giulia e si trovava sotto casa dell'altra donna in attesa che tornasse dal lavoro, è risultato stesse guardando i risultati delle partite di calcio in particolare Atalanta-Inter. Giulia invece definiva ‘secco’ il suo mal di stomaco. Lei cercava rimedi per donne in gravidanza che soffrissero di mal di stomaco. Giulia ne parla in chat con la madre, Loredana Femiano. Quel mal di stomaco “secco” era legato al veleno per topi che Impagnatiello le stava somministrando da tempo.

“Per due volte si stavano lasciando”

“Dalle copie forensi abbiamo riscontrato che sia il 9 e il 25 maggio c'erano stati dei litigi. La prima sul rossetto finisce con i due che quasi si lasciano. Della seconda non abbiamo contezza del motivo perché inizia viso a viso ma termina anche in questo caso con i due che stanno per lasciarsi. Impagnatiello, però, la convince a non lasciarlo”. Lo ha dichiarato Buttarelli nella sua deposizione.

L'udienza precedente

Lo scorso 18 gennaio la sua voce incerta si sentiva a stento nella grande aula al piano terra del Palazzo di giustizia. “Ci sono tante persone a cui devo delle scuse, ma vorrei rivolgermi a Giulia e alla famiglia. Non ci sono parole corrette da dire, affronto una cosa che rimarrà per sempre inspiegabile per la disumanità; un gesto che mi ha lasciato sconvolto e perso”. In una pausa per prendere fiato, Franco e Chiara Tramontano, padre e sorella della vittima, imboccavano la porta d'uscita lasciando a mamma Loredana e a Mario (fratello di Giulia) il peso di nuove parole.

“Quel giorno ho distrutto la vita di Giulia e di nostro figlio, quel giorno anch'io me ne sono andato perché se sono qui a parlare non vuol dire che sia vivo. Non vivo più. Non chiedo che queste scuse vengano accettate, perché sto sentendo ogni giorno cosa vuol dire perdere un figlio. Non posso chiedere perdono, chiedo solo che possano essere ascoltate queste scuse. E questa è l'occasione che ho per farlo. L'unica cosa che faccio la sera è sperare di non svegliarmi più al mattino. Finché sarò qui in eterno dovrò scuse a tutte queste persone”. Ma le scuse di Alessandro Impagnatiello non fanno breccia in una famiglia che in serata ricorderà Giulia Tramontano con una cerimonia di commemorazione a Senago. 

Il dolore della famiglia di Giulia

Una famiglia che chiede l'ergastolo e la verità su quanto accaduto la sera del 27 maggio del 2023 nell'appartamento della coppia in via Novella quando Alessandro ha accoltellato Giulia, incinta al settimo mese, ben 37 volte, e che poi ha provato a bruciarla nella vasca da bagno. Ha spostato il corpo nel box, qui ha nuovamente tentato di darle fuoco con la benzina, quindi ha nascosto la vittima, avvolta in buste di plastica, in un anfratto dietro al box di viale Monterosa. Un delitto che ha cercato di nascondere mandando dei messaggi dal cellulare della compagna quando era già senza vita e che potrebbe aver premeditato da tempo: già a partire dal dicembre 2022 ha fatto ricerche via internet sugli effetti del veleno per topi, veleno fatto ingerire per mesi all'inconsapevole vittima e in tale quantità da raggiungere anche il feto. Sempre online ha provato a capire come sbarazzarsi del corpo e ripulire tutto senza lasciare traccia. In aula dovrà spiegare gli ultimi giorni di Giulia Tramontano, il tradimento, le bugie, la dinamica di un omicidio che ha confessato ma che non ha mai spiegato davvero.

La dedica

Chiara Tramontano dedica alla sorella Giulia i versi della poesia ‘Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale’ di Eugenio Montale. “Forse era destino che questa poesia fosse legata per sempre a noi. L'avrai letta il 27 maggio del 2015 e ti sarai chiesta per chi fosse. Forse era per un amore finito, ma ora è per la vita che ho perduto - scrive su Instagram -. Così le pupille offuscate sono diventate le mie, non ho imparato a scendere da sola le scale, il mio viaggio è lungo e buio e confondo spesso la realtà con l'illusione di sentirti, di toccarti, di scendere le scale insieme. Breve è stato il nostro viaggio insieme, 27 anni in cui ci siamo intrecciate come fili sottili a formare un nodo indissolubile fatto di segreti, condivisioni, ricordi, coincidenze e inganni come averti persa il 27 maggio quando avevi 27 anni - sottolinea. Anche io a mio modo avrò 27 anni per sempre, i soli che abbiamo trascorso insieme e vorrò ricordare”.

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