Aviaria, l'allarme degli scienziati: ecco in quali casi la mortalità è del ...
“Il 2025 rischia di essere il suo anno” la previsione del virologo Bassetti
Riccardo Cristilli
28 dicembre - 17:08 - MILANO
L'influenza aviaria inizia a far paura agli scienziati. “Il 2025 rischia di essere l'anno dell'aviaria” ha dichiarato il professor Matteo Bassetti attraverso i social, invitando a prestare attenzione a quanto sta succedendo negli USA dove il virus H5N1 responsabile dell'aviaria si sta diffondendo tra i bovini da latte. Infatti a Los Angeles due gatti domestici appartenenti alla stessa famiglia, sono morti dopo aver consumato latte crudo ed essersi contagiati con l'aviaria. I gatti domestici possono essere contagiati, quindi, sia consumando uccelli o animali infetti che bevendo latte o latticini a base di latte crudo infetto.
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Un recente articolo pubblicato su Science e citato dal professor Bassetti, evidenzia come manchi ormai soltanto una piccola mutazione per il salto di specie del virus e iniziare a diffondersi tra gli uomini. L'aspetto più preoccupante è che per le donne incinte l'aviaria sembra essere fatale. I ricercatori del Murdoch Children's Research Institute di Melbourne in Australia, hanno analizzato 1500 articoli scientifici vedendo come in 30 casi di donne contagiate durante la gestazione 27 erano morte. Questo vuol dire che il tasso di mortalità è del 90%.
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L'obiettivo è inserire le donne incinte nei piani pandemici, perché spesso sono escluse dalle sperimentazioni sui vaccini. Rachel Purcell, coautrice dell'analisi australiana ha sottolineato come sia importante includere le donne incinte nei programmi di preparazione alla pandemia. I casi di aviaria soprattutto negli Stati Uniti iniziano a crescere. In Lousiana c'è stato il primo caso di malattia grave in un paziente contagiato dopo esser stato esposto a uccelli malati e morti in allevamenti da cortile.
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In Italia, al momento, si registrano circa 50 focolai di aviaria negli allevamenti di pollame e tra gli uccelli selvatici. Proprio questa è la condizione in cui è più facile un contagio da parte dell'uomo. Il rischio salirebbe in modo esponenziale quando questo virus passerà da uomo a uomo come qualsiasi altro virus influenzale. L'organizzazione mondiale della sanità, pur invitando a mantenere alta l'attenzione, sottolinea come il rischio è ancora basso di una trasmissione tra gli esseri umani. L'invito è monitorare tutti i casi che si verificano negli uomini per controllare che non si verifichi quel passaggio da uomo a uomo che rischia di diffondere esponenzialmente il virus.