Andreas Iniesta dice basta: la sua carriera e i trofei tra Barcellona e ...

8 Ott 2024

Andres Iniesta ha scelto l’8 di ottobre come data per annunciare il suo addio ufficiale al calcio, il numero non è casuale dato che l'ha portato stampato sulla sua maglia per tutta la sua straordinaria carriera. Il campione spagnolo, 40 anni, bandiera del Barcellona e della nazionale spagnola con cui ha vinto tutto chiude definitivamente la carriera. Con la maglia blaugrana ha vinto oltre 30 titoli e quattro Champions League.

Iniesta - Figure 1
Foto Rai News

Non è certo una sorpresa che uno come Lionel Messi si sia espresso sull'addio del campione spagnolo: "E' stato bellissimo giocare con te- l'omaggio del 10 argentino che con Iniesta ha giocato dal 2004 al 2018. Uno dei compagni con cui mi sono divertito di più, quello con più magia. Il calcio e tutti noi sentiremo la tua mancanza. Ti auguro il meglio, sei un fenomeno".

Ma cosa è stato Iniesta per il calcio? Dai gol fatti segnare a Messi a quello con cui regalò il Mondiale alla Spagna; dal Pallone d’Oro che avrebbe meritato al tiqui-taka predicato con Xavi. Iniesta, semplicemente, è stato un professore. on la fortuna anche di trovare uno come Xavi, i due, sublimi tessitori delle trame di Pep Guardiola, il calcio può dire di aver salutato uno dei migliori centrocampisti di ogni epoca. Su questo, non ci sono dubbi.

Brazil v Argentina, Messi (Getty)

Un calcio che non esiste più, “Don Andres”, detto anche “l’Illusionista”, era un semplificatore, ma di altissima categoria. Gli spazi che vedeva, le traiettorie che disegnava sul campo: dopo che li aveva svelati lui diventavano visibili a tutti, ma prima non esistevano. Tra una palla infilata in mezzo a cinque avversari per mettere il compagno davanti alla porta (destinatario: 9 volte su 10 Messi) e un fraseggio a centrocampo con il gemello Xavi, il tiqui-taca per intenderci, “Don Andreas” si esibiva anche in numeri che rendevano bene l’idea dell’immensa tecnica individuale che si nascondeva dietro a quel fisico all’apparenza così “normale”. Potrebbe convivere oggi con un calcio più fisico che tecnico? Certamente sì, il suo marchio di fabbrica, la veronica, il sombrero o la croqueta, consistente nel superare l’avversario passandosi la palla da un piede all’altro, usando sempre l’interno, soluzione estrema per uscire da una situazione di difficoltà.

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