L'Inter fatica a difendersi, la Juve ad attaccare: Inzaghi e Motta a ...
Dopo le tante oscillazioni di rendimento fin qui, il duello di San Siro può aiutare a fugare molti dubbi per entrambe
Giornalista
26 ottobre - 09:21 - MILANO
Meglio l’Inter o la Juve? Siamo lì per ora. Un punto le separa sia in campionato (17-16) sia in Champions (7-6). Nerazzurri di poco avanti, ma per nessuna delle due è stato un avvio di stagione indimenticabile. Dall’Inter campione ci si aspettava di più, la Juve di agosto e settembre aveva illuso. Quando ha giocato bene, la Juve è stata uno spettacolo. Quando ha ritrovato i suoi meccanismi, l’Inter è stata più pratica e convincente. I nerazzurri sono caduti nel derby dopo sei successi consecutivi: non hanno mai mostrato la solidità difensiva dello scudetto, però hanno ripreso, se non a correre, almeno a vincere anche quando non lo meritano. Scusate se è poco. I bianconeri sono partiti a mille all’ora, tre gol a Como, Verona e Psv, l’impressione di una nuova dimensione europeista dopo stagioni di malinconia. D’improvviso hanno cominciato a rallentare: prima contro difese schierate, poi al cospetto di aggressioni organizzate come quelle dello Stoccarda. Juve, chi sei?
—
L’Inter fatica a difendersi, la Juve ad attaccare. I principi di Inzaghi sono scritti nei geni dei nerazzurri, quelli di Motta, indiscutibilmente più complessi, non potevano essere metabolizzati così in fretta. Il momento dello scontro è arrivato: domani c’è Inter-Juve. Rischia di godere soltanto il Napoli che riceve oggi un Lecce tormentato ancora dai sei gol presi con la Fiorentina. Undicesima sfida in tre anni esatti, dall’1-1 dell’ottobre 2021 a San Siro, da quando Simone Inzaghi è in panchina. Il suo oppositore era Max Allegri. Tra campionato, Coppa Italia e Supercoppa, nerazzurri in vantaggio 5-2 e sempre avanti nell’eliminazione diretta. Il passato è passato, Motta è l’incognita, la sua prima esperienza in panchina in Italia finì dopo lo 0-4 del Genoa a San Siro con l’Inter. Era il tecnico del sistema tattico 2-7-2, da allora tante cose sono cambiate. Ci vorrebbe una macchina del tempo spostata a domani sera per formulare una previsione sensata.
—
Il derby perso poteva far male all’Inter, forse è stata la svolta. Da quel giorno, cinque vittorie di fila. Se si esclude la goleada con la Stella Rossa, ma parliamo di parecchie categorie di distanza, tutte le altre hanno lati oscuri. Si poteva pareggiare con Udinese, Torino, Roma e Young Boys senza gridare allo scandalo. Due 3-2, due 1-0, senza mai andare in svantaggio. Gli scudetti si vincono così, quando risolvi sempre la situazione. La Juve, dopo i primi fuochi d’artificio, s’è un po’ perduta: pareggi seriali con Roma, Empoli, Napoli e Cagliari, la vittoria sul Genoa in crisi e sulla Lazio in dieci, la splendida notte di Lipsia scolorita però dagli imbarazzi con lo Stoccarda. L’Inter ha una sua identità e sta cercando di recuperare i segni particolari scomparsi. La Juve fin qui ha esibito identità multiple, ma nessuna prende il sopravvento.
—
Inzaghi non ha ancora subito gol in Europa, ma in campionato ne ha raccolti in porta già nove, un’enormità per gli standard blindati cui aveva abituato. Era bello vedere un’Inter insuperabile dietro e sempre giochista davanti. Calha ko, Micky a corrente alternata, Barella a volte fuori, Pavard meno concentrato, il tecnico ha deciso per la restaurazione: da un po’ i difensori fanno i difensori, niente ricerca di superiorità e incursioni. Di sicuro c’è più turnover, l’abbiamo chiesto tutti, ma Berna ha spiegato che i titolari sono Thuram, Lautaro e Dimarco. La Juve ha subito soltanto un rigore in Serie A, ma in Champions ha costretto Di Gregorio e Perin agli straordinari. Se l’Inter prende confidenza con il turnover, la Juve è un turnover da far girare la testa, tutti titolari, nessuno titolare. O quasi, oltre a Vlahovic c’erano due intoccabili, Bremer e Koopmeiners: per loro niente Inter, come per Calha niente Juve. Se Motta recupera la sua versione show, l’Inter può andar giù. Se Inzaghi ritrova il suo muro, la Juve può sbatterci contro.