Oaktree si prende l'Inter in 48 ore: gli scenari
La partita di Zhang sembra giunta al termine con risultato a lui sfavorevole. Lo lascia intendere il dolente comunicato, diffuso ieri, con cui l’attuale presidente accusa Oaktree di aver «esasperato» (sic) con minacce legali gli sforzi di trovare una «soluzione amichevole» col fondo, definito curiosamente «partner» anziché finanziatore. Un messaggio surreale con cui incolpa il creditore della sua stessa insolvenza. Certo è che domani scade il finanziamento concesso tre anni fa alla proprietà interista (non all’Inter) dal fondo americano, garantito da un pegno sul 99,6% delle azioni del club parcheggiate in una holding lussemburghese. La posizione di Oaktree è chiara, come quella di qualsiasi creditore: attende la restituzione del prestito, che deve arrivare martedì perché domani in Lussemburgo è festa. In mancanza, partirà subito la procedura di escussione del pegno e la proprietà delle azioni passerà da Suning a Oaktree.
Nelle scorse settimane, Zhang ha prima chiesto un’estensione del finanziamento che il fondo ha negato, non avendone, come avevamo già riportato nei mesi scorsi, alcuna tangibile convenienza. Quindi si è messo alla ricerca di un nuovo finanziatore per rifinanziare il prestito di Oaktree, ma le trattative intavolate col fondo americano Pimco non sembrano aver dato esiti positivi. In assenza di clamorose sorprese, Oaktree acquisirà verosimilmente martedì la proprietà dell’Inter. Nel suo comunicato, Zhang sembra adombrare potenziali controversie legali, dicendo di auspicare una «risoluzione pacifica», ma, in assenza del rimborso integrale, la posizione di Oaktree è inattaccabile. Una volta esercitato il pegno, un perito stabilirà il valore dell’Inter (al netto dei debiti e delle perdite rinviate al futuro) e Oaktree dovrà liquidare a Zhang l’eccedenza rispetto ai 390 milioni dovuti per il rimborso del prestito. Sarebbe tecnicamente possibile convertire tale differenza, se positiva, in una quota di minoranza che consentirebbe a Zhang, i cui margini di manovra restano assai limitati, di guadagnare da un’eventuale rivendita.
Il futuro dell'InterMolti si chiedono cosa accadrà dal giorno successivo al passaggio di proprietà, in particolare se cambieranno lo stile di gestione e l’approccio al mercato. Va premesso che Oaktree non pianificava l’acquisizione dell’Inter, ma finanziò Zhang nell’aspettativa che questi avrebbe trovato un acquirente e ricavato le risorse per l’estinzione del prestito dalla cessione. In tre anni, ciò non è tuttavia accaduto nonostante le ricerche di Goldman Sachs e Raine. Questo non significa che il fondo debba cedere l’Inter subito e ad ogni condizione. Anzi, non trovano riscontri le ipotesi di un compratore dietro l’angolo, logicamente improbabili proprio perché in tal caso non si sarebbe arrivati alle porte dell’escussione. Ancora più improbabili ci risultano, oggi, le proposte di investitori arabi di cui si favoleggia. Verosimilmente, Oaktree punterà ad assicurare la continuità gestionale, confermando anzitutto l’attuale management che ha operato bene in condizioni difficili. Ma anche assicurando la stabilità finanziaria del club, che non sarà certo messa a repentaglio dal passaggio da un azionista insolvente a uno molto più solido, come Zhang minaccia nel comunicato. Difficilmente Oaktree potrà però rinviare il riequilibrio economico della gestione (ancora non raggiunto) coprendo i deficit con continue iniezioni di capitale. I fondi si muovono su un orizzonte finanziario chiaro e prevedibile. Definiscono budget precisi a cui non si può derogare, come l’esperienza virtuosa del Milan di Elliott dimostra. Sui rinnovi dei big la dirigenza dovrà seguire linee definite, così come il saldo tra acquisti e cessioni difficilmente potrà tornare negativo nel breve termine.
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