L'iperico, ovvero il "cacciadiavoli" dell'almanacco medioevale di ...

23 Giu 2024
L’iperico e la tradizione di luce del giorno di san Giovanni Battista

L’iperico è giustamente annoverato tra le piante medioevali per eccellenza. Erba di luce, per i fiori che hanno rubato il colore a un raggio di sole, divenne protagonista dei riti della festa liturgica di san Giovanni Battista. Essa cade il 24 giugno, poco dopo il solstizio d’estate. La notte della vigilia, a quell’epoca, si componevano mazzolini d’iperico fiorito da appendere alle finestre, per tenere lontano il diavolo dalle case. Questo perché il giallo acceso dei petali brillava e disperdeva le tenebre del male. Da qui derivò per l’iperico l’epiteto latino di fuga daemonorum, poi tradotto nel nome popolare di “cacciadiavoli”.

Iperico - Figure 1
Foto ZetaTiElle

Naturalmente è anche detto “erba di san Giovanni”, con riferimento al Battista, dato che vi abbiamo già presentato l’aquilegia, invece, in relazione a san Giovannni Evangelista. Quando si sospettava che in una casa vivesse un indemoniato,  si spargeva iperico sul pavimento e glielo si faceva indossare sotto gli abiti. Il suo profumo è assai aromatico e ricorda quello dell’incenso: così anche l’iperico veniva bruciato per purificare gli ambienti dagli influssi del maligno.

Al tempo delle Crociate, i cavalieri che partivano per la Terra Santa si portavano appresso un olio rosso. Esso era in grado di curare tutte le ferite e di risanare il corpo esposto alle armi nemiche, durante le battaglie. Si preparava facendo macerare in olio d’oliva i fiori dell’iperico, che dovevano essere rigorosamente raccolti a mezzogiorno della festa di san Giovanni Battista. Le spiccate proprietà cicatrizzanti lo rendevano il lenimento ideale per i combattenti colpiti nella lotta per liberare il Santo Sepolcro.

Iperico - Figure 2
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Nella rinascimentale dottrina dei segni

Nel XVI secolo, l’iperico suggestionò la fantasia di Paracelso e di chi, come lui, praticava la cosiddetta “dottrina dei segni”. Ricordate? Ve ne abbiamo già parlato a proposito di altre erbe, come ad esempio la polmonaria. Il simile curava il simile: ovvero, piante che assomigliavano a organi del corpo umano erano in grado di curarli. L’iperico non ricorda parti del nostro corpo ma fiori e foglie, se guardati contro luce, hanno ghiandole piene di essenza, che sembrano appunto perforazioni. Sembrano trafitture di una spada, tanto da avvalorare la credenza medioevale sulla cura delle ferite con olio d’iperico.

Il giallo iperico nella verde Irlanda

Il nome gaelico dell’iperico è piuttosto lungo: Lus na Maighdine Muire. Significa “pianta della Vergine Maria” perché, a differenza, del resto d’Europa, qui è consacrato da sempre alla Madonna. Ha il colore lucente della fiamma: è quindi il fiore del focolare domestico, dedicato in particolare alle spose cristiane, in memoria della Sacra Famiglia.

Iperico - Figure 3
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Per tradizione, le fidanzate ne appendevano due mazzetti ai lati del camino. Se seccando i due mazzetti si fossero piegati a convergere l’uno verso l’altro, allora il futuro matrimonio sarebbe stato senz’altro felice. Un’altra leggenda dell’Isola di Smeraldo sostiene che, in omaggio alla Madonna, l’Iperico torni a fiorire l’8 dicembre, per la solennità dell’Immacolata Concezione. In questo caso, però, i petali non hanno le macchie delle gocce d’essenza e si presentano lisci e perfetti com’è perfetta la Madre del Redentore.

Nobile aspetto di un’erba piuttosto comune

L’iperico appartiene alla famiglia delle Guttifere (secondo alcuni autori, Ipericacee) ed è stato classificato come Hypericum perforatum L. Si tratta di una pianta erbacea i cui fusti eretti, che hanno su tutta la lunghezza 2 linee sporgenti dette ali, sono tuttavia legnosi alla base. Può raggiungere i 90 centimetri d’altezza e cresce ai margini di strade e sentieri, in terreni asciutti.

Iperico - Figure 4
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Le foglie sono opposte, sessili, ovali, trafitte di numerosi punti trasparenti, che diventano neri lungo il margine. I fiori, che sbocciano tra giugno e settembre, sono numerosi e sono riuniti in infiorescenza a pannocchia composta. Ognuno di essi ha cinque petali asimmetrici, dentellati su un margine e lisci sull’altro. Di colore giallo oro, inconfondibile, recano piccole ghiandole piene di un liquido rosso. I frutti sono capsule a tre corna, che contengono semi alveolati.

Proprietà medicinali che confermano le antiche tradizioni

La moderna fitoterapia, dopo secoli in cui l’iperico cadde in disgrazia, ha confermato il suo prezioso uso noto già in epoca medioevale. La droga è costituita dalle sommità fiorite e, come principi attivi, contiene ipericina, flavonoidi, olio essenziale, tannini, pectina, resina e coloranti. Ha dunque proprietà antisettiche, cicatrizzanti, decongestionanti, antispasmodiche e balsamiche. Giova nelle affezioni polmonari (asma, bronchite), nelle congestioni epatiche, contro cistite, diarrea, cattiva digestione e persino come calmante nei disturbi nervosi.

Iperico - Figure 5
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La tisana si prepara ponendone due cucchiai rasi in mezzo litro d’acqua fredda. Si porta a bollore, si spegne e si lascia in infusione per una decina di minuti. Si filtra, si dolcifica a piacere e si beve lungo la giornata, proprio come se fosse un tè. Le tisane, infatti, sono bevande alimentari che, in più, ci fanno anche stare bene.

Molto interessante è l’uso esterno, nel quale l’iperico dà il meglio di sé nel trattamento di piaghe, scottature, dermatosi e dolori reumatici. Si applica sulle parti interessate il famoso olio rosso, che conoscevano già i crociati e che prende la tinta dalle vesciche d’essenza dei petali. Esso si ottiene mettendo a macerare i fiori in olio d’oliva, per almeno due settimane e in piena esposizione solare. Ma è facilmente reperibile già pronto in farmacia o in erboristeria. Molto apprezzato, un tempo, era il liquore d’iperico non solo per le sue proprietà aperitive e digestive ma anche per il suo accattivante color rubino.

Iperico - Figure 6
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