Rugby, all'Italia non basta mettere gli All Blacks sotto pressione
Sport
Davanti ai 41mila spettatori dell’Allianz Stadium gli ospiti hanno vinto 29-11 (primo tempo 17-6) ma gli Azzurri hanno convintodi Giacomo Bagnasco
24 novembre 2024
4' di lettura
È passato poco più di un anno dal terribile 96-17 di Lione, quando l’Italia del rugby venne sotterrata dagli All Blacks in Coppa del Mondo. Molte cose sono cambiate, se stavolta la squadra neozelandese, che si presentava in pratica nella sua versione migliore, ha dovuto faticare molto di più. Davanti ai 41mila spettatori dell’Allianz Stadium gli ospiti hanno vinto 29-11 (primo tempo 17-6) ma gli Azzurri, per determinazione e capacità di stare in campo, hanno decisamente convinto. Il pubblico ha gradito, scaldandosi più e più volte, apprezzando la tenuta fisica e mentale di Brex e compagni, premiati nel finale anche da una bellissima meta di Menoncello.
Una partita con gli uomini in nero è sempre un evento speciale, dalla Haka in poi, ma gli appassionati accorsi allo stadio della Juventus hanno assaporato ancora di più la serata grazie alla prestazione dell’Italia. Si potrebbe parlare di una Nuova Zelanda sotto tono rispetto ai recenti match vinti in Inghilterra e in Irlanda, ma anche a quello perso di un solo punto in Francia. Almeno in parte, però, questo è dovuto al fatto che la squadra di casa ha saputo utilizzare la più tipica arma di chi è inferiore: la pressione. Perché fino a quando si riesce a soffocare l’iniziativa avversaria con una presenza costante ed efficace sui punti d’incontro, si rende la vita difficile anche ai migliori. Nel primo tempo gli All Blacks sono andati per la prima volta in meta dopo 24 minuti, replicando al 39’, mentre nella ripresa il parziale si è mantenuto sullo 0-0 addirittura fino alla mezz’ora e il conto delle mete sarebbe potuto 1-1 se non ne avessimo regalata una a un minuto dalla fine.Bene l’Italia in difesa, dunque, e pure in mischia, dove si è segnalato particolarmente il reparto di terza linea e si è lottato a dovere anche in touche. Nelle fasi offensive, che pure non sono mancate, la precisione ha invece lasciato a desiderare.
Dice il ct Gonzalo Quesada: «Sono fiero di questa squadra, di come si è battuta, dello spirito, della difesa e anche dell’organizzazione per uscire dalla nostra metà campo, ma non siamo riusciti quasi mai a mettere in atto le strutture di gioco che avevamo preparato. Vorrà dire che almeno le potremo usare nel prossimo Sei Nazioni senza che gli avversari le conoscano…».Il tecnico argentino sottolinea i 17 palloni persi e anche - niente di nuovo, in questo caso - «l’enorme qualità degli All Blacks sia nella conquista sia in difesa: si sono trovati due volte in 14 contro 15 avendo preso un cartellino giallo, e in un caso sono anche riusciti a segnare con l’uomo in meno. L’unica volta che l’inferiorità numerica è toccata a noi, abbiamo avuto molti problemi in più».
Tutto prevedibile, in fondo. Meno normale che l’Italia fosse in vantaggio 6-3 dopo una ventina di minuti, grazie a due calci piazzati di Paolo Garbisi contro un solo penalty di Beauden Barrett. Si rubava anche qualche pallone ai Tuttineri (notevolissimo un “furto” in raggruppamento di Ruzza con un bel rovesciamento di fronte). Ma ogni tanto qualcosa non funzionava, a partire dalla battaglia sui palloni aerei - con Capuozzo a volte in difficoltà - per continuare con errori nella trasmissione o nel controllo. Al 20’ una scorrettezza di Scott Barrett su Fischetti costava il cartellino giallo al capitano neozelandese, ma gli ospiti andavano in meta poco dopo, grazie a Roigard, bravo a recuperare un pallone a terra e trovare un varco che sorprendeva i difensori. Il primo tempo si chiudeva con gli All Blacks in attacco: al 34’ i placcaggi di Ioane e Zuliani bloccavano Jordan, ma lo stesso estremo - poi votato man of the match - andava a segno al 39’, dando il via a un’offensiva grazie a una bella entrata e poi concludendola in meta dopo una serie di avanzamenti dei compagni. L’Italia cominciava al massimo la ripresa.
Prima un’invenzione di Capuozzo infiammava i supporter e sembrava aprire la strada della meta per Ioane, che nella circostanza non aveva gambe a sufficienza. Seguiva una serie di punizioni a favore (con espulsione temporanea di Lienert-Brown), ma le varie rimesse laterali nei pressi della linea di meta non davano frutti. Invece, il giallo a Ferrari, al 30’, veniva quasi immediatamente “punito” dalla marcatura di Tele’a: mischia chiusa vinta e sventagliata di passaggi verso l’altro lato del campo fino al guizzo vincente del trequarti ala. Sul 6-24 partita strachiusa, ma c’era la consapevolezza che l’Italia una meta la meritasse. E allora al 36’ Menoncello, sicuramente tra i migliori, vinceva un contrasto aereo con Tele’a e rimaneva in sostegno a Zanon che si era impossessato dell’ovale: magnifico passaggio sottomano ancora per Menoncello e sprint d’autore per la segnatura che dava all’Allianz la consistenza della bolgia. Poteva finire così, ma il tentativo italiano di giocare rapidamente una rimessa laterale in difesa regalava a Beauden Barrett l’ultima meta della partita e di un lungo tour.Gli All Blacks hanno onorato due uomini arrivati all’ultima partita con la Nazionale: l’ex capitano Sam Cane, arrivato a 104 presenze, e il mediano di mischia TJ Perenara. Per gli Azzurri la consapevolezza di essere una squadra in crescendo, decisa a replicare il notevole Sei Nazioni del 2024.