Un'ora di Italia bella da impazzire. Gli All Blacks vincono, ma che fatica
All'Allianz Stadium finisce 29-11. Errori fatali agli uomini di Quesada contro rivali in tono minore. Meta di Menoncello per gli azzurri, che con una prova gagliarda costringono i neozelandesi a faticare per venire a capo del match
Roberto Parretta
23 novembre 2024 (modifica alle 23:38) - MILANO
La miglior versione dell’Italia dallo scorso Sei Nazioni mette a dura prova gli All Blacks, che all'Allianz Stadium di Torino passano 29-11 nell’ultimo impegno per le due squadre nelle Autumn Nations Series, il novembre internazionale. Il punteggio non deve trarre in inganno, perché gli azzurri del c.t. Gonzalo Quesada giocano una partita determinata, aggressiva, costante, organizzata, strutturata, purtroppo macchiata da piccoli errori che in momenti cruciali e favorevoli costano carissimo. È per questo motivo che, anche se di fronte ti ritrovi degli All Blacks in tono minore, la capacità di sfruttare al massimo quanto di poco prodotto, il punteggio inevitabilmente ti punisce.
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L’avvio di partita dell’Italia è furibondo e, seppur in mezzo a tanta confusione, a molto possesso corrispondono anche i fatti, con il facile piazzato infilato da Paolo Garbisi al 12’ a punire un fallo davanti ai pali della difesa neozelandese palesemente in difficoltà. È una battaglia su ogni pallone e gli azzurri (in maglia bianca) lottano con determinazione e placcano con precisione, sporcando i possessi neozelandesi e impedendo al loro gioco di decollare. Così su un fallo azzurro poco prima dei 10 metri Beuaden Barrett va deciso sulla piazzola per infilare il soffertissimo 3-3. Ma sul calcio d’invio azzurro c’è muro sul saltatore e i neozelandesi regalano a Garbisi il calcio del 6-3. E a testimoniare le difficoltà degli All Blacks al 20’ arriva anche il giallo al capitano Scott Barrett per una pulizia irregolare nella ruck. A questo punto però gli azzurri si perdono, sbagliano tre possessi facili e da un attacco neozelandese apparentemente gestibile, Cam Roigard raccoglie l’ovale, si guarda intorno, vede un buco, rompe il placcaggio e si vede spalancata la strada verso i pali. Allo scadere il guardalinee regala un ingiusto possesso ai neozelandesi (la palla calciata in touche tocca Marck Telea prima di uscire), così dalla touche nasce un possesso letale: sul primo affondo Will Jordan apre la difesa azzurra, poi egoisticamente si fa chiudere, ma poi nella fase successiva l’estremo si fa lanciare come una fionda dal meraviglioso offload di Wallace Sititi e buca il cuore della difesa azzurra finendo in tuffo in meta.
Barrett le trasforma entrambe per il 17-6 all’intervallo. A incendiare l’avvio di ripresa è Ange Capuozzo, che con una meravigliosa serpentina apre in due la difesa neozelandese, che poi però riesce a chiudere su Monty Ioane: ma ne nasce un assedio sui 5 metri che costringe la difesa a falli ripetuti che costano il giallo al centro Anton Lienert-Brown. Ma il tutto sfuma quando la maul azzurra viene imprigionata e il possesso è perduto. Purtroppo, forse anche per la delusione di non essere riusciti a raccogliere dopo avere seminato tantissimo, gli azzurri da questo momento non riescono più a controbattere e gli All Blacks diventano padroni del campo. Simone Ferrari (subentrato a Marco Riccioni a inizio ripresa) fa crollare una mischia nei pressi dei 5 metri e paga con il giallo. E subito la superiorità paga: possesso solido in mischia, palla aperta, assist di Barrett per Mark Telea, che, tutto solo sull’out di sinistra, completa il lavoro (Barrett la trasforma). Ma al 76’ arriva la strameritata ricompensa per l’Italia, con la meta di Tommaso Menoncello: il centro azzurro disturba Telea su una palla alta, Marco Zanon raccoglie, affonda il break e poi restituisce l’ovale al compagno per la corsa in meta (Garbisi manca la trasformazione). E subito arriva dall’altra parte il pastrocchio, con Capuozzo che senza motivo batte velocemente una touche nei suoi 5 metri per Menoncello, che con un calcio insensato regala la palla a Barrett, che riceve, ringrazia, scappa e schiaccia. Un peccato, che non cancella però la bella prova degli azzurri.
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La più pronosticabile delle sconfitte chiude dunque un novembre che per l’Italia può inevitabilmente considerarsi negativo: la pesantissima sconfitta con l’Argentina, che lo stesso Quesada ha definito come “una cicatrice nella mia carriera che mai si rimarginerà”, e la striminzita vittoria con la Georgia determinano il giudizio finale. Che purtroppo peggiora ancora rispetto al tour di luglio, dove alla rovinosa caduta con Samoa gli azzurri avevano ben reagito con le convincenti vittorie su Tonga e Giappone. E che peggiora ancor di più ripensando al bellissimo Sei Nazioni, chiuso per la prima volta con due sole sconfitte. Gli All Blacks tornano a casa con la sconfitta in Francia sul groppone, per un solo punto, ma comunque accusata dal punto di vista del morale, vista l’accesissima rivalità con i Bleus. Resta però un tour positivo, iniziato con le vittorie con Giappone, Inghilterra e Irlanda. La partita di Torino segna infine l’addio alla maglia degli All Blacks di due giocatori iconici: il mediano di mischia TJ Perenara (89 caps), che entra al posto di Roigard, e il flanker ed ex capitano Sam Cane (104), che esce nel finale con l’ovazione del pubblico, che chiuderanno la loro carriera nel campionato giapponese.