Italia prima in Europa per detenuti anziani e reclusioni lunghe

29 Giu 2023
Italia

La durata media della detenzione in Europa è di 11 mesi, ma in Italia è di 18 mesi. Non solo. Nei paesi con oltre un milione di abitanti, le più alte percentuali di detenuti over65enni si trovano sempre nel nostro Paese. Parliamo del rapporto Space, ovvero le Statistiche penali annuali del Consiglio d’Europa sulla popolazione carceraria pubblicate martedì scorso.

La fine delle misure di blocco per affrontare la pandemia da Covid-19 ha prodotto un effetto di rimbalzo nei tassi di detenzione in molti paesi europei tra gennaio 2021 e gennaio 2022: il tasso mediano di detenzione è aumentato del 2,3% nei paesi che superano il milione di abitanti. Le amministrazioni penitenziarie di Bulgaria (-8%), Estonia (-6,3%) e Germania (-5,5%) sono state le uniche tre a registrare una diminuzione significativa dei tassi di detenzione. Ma l’Italia? Il rapporto Space è chiaro: nella tabella 9, vengono riportati i paesi che hanno segnalato una densità carceraria superiore a 100 detenuti per 100 posti. Sette paesi, evidenziati in rosso, mostrano un grave sovraffollamento con tassi superiori a 105 detenuti per 100 spazi. Le restanti amministrazioni, rappresentate in verde, non hanno segnalato sovraffollamento, sebbene alcune siano al limite. Tra quelli con il sovraffollamento più gravi c’è l’Italia.

Sempre dal rapporto del Consiglio d’Europa, emerge che l'età media dei detenuti negli istituti penitenziari europei al 31 gennaio 2022 è di 38 anni. Nei paesi con oltre un milione di abitanti, l'età media della popolazione carceraria varia dai 31 ai 44 anni. Le età medie più basse si osservano in Bulgaria (31 anni), Danimarca (34) e Francia (34,5), mentre le più alte si trovano in Georgia (44), Italia (42), Portogallo (41), Estonia (40) e Spagna (40). Circa il 16,5% dei detenuti ha un'età di 50 anni o più, e il 3% ha un'età di 65 anni o più. Nei paesi con oltre un milione di abitanti, i più alti percentuali di detenuti di 50 anni o più si trovano in Italia (28%), nella Comunità Autonoma di Spagna (25%), Portogallo (24%) e Norvegia (24%). Nel frattempo, le percentuali più elevate di detenuti di 65 anni o più si trovano in Italia, e le fa da compagnia la Macedonia del Nord, la Serbia e la Bulgaria

Ma il rapporto Space chiarisce anche un altro aspetto interessante. La percentuale di detenuti di 50 anni o più è correlata alla struttura generale della popolazione carceraria, mentre quella dei detenuti di 65 anni o più è legata alla presenza di specifici tipi di criminali. Questa ipotesi è supportata dal fatto che Italia, Portogallo e Spagna sono tra i paesi con la più alta percentuale di detenuti di 50 anni o più e sono anche tra quelli con l'età media più alta della popolazione carceraria. Inoltre, questi paesi sono tra quelli che presentano lunghezze medie di detenzione elevate. La durata media della detenzione in Europa è di 11 mesi, ma in Italia è di 18 mesi; in Spagna è di 20,5 mesi; e in Portogallo è di quasi 31 mesi, che è infatti la durata massima della detenzione riscontrata in Europa. Sempre il rapporto sottolinea che in Italia, una parte significativa dei detenuti di 65 anni o più, sono appartenenti alla criminalità organizzata condannati all'ergastolo, e si potrebbe ipotizzare che in Serbia vi sia un numero relativamente elevato di detenuti condannati per crimini di guerra. Un esempio notevole del profilo specifico dei detenuti di 65 anni o più rispetto alla struttura generale dell'età della popolazione è la Bulgaria, che ha l'età media più giovane tra i detenuti, ma dove il 5,6% di essi ha un'età di 65 anni o più.

Il rapporto sottolinea anche la diversità della pena dell’ergastolo tra i Paesi del Consiglio Europeo. In Svizzera, un detenuto condannato all'ergastolo è idoneo per la libertà condizionale dopo 10 o 15 anni, a seconda delle circostanze. Disposizioni simili esistono in Danimarca (12 anni), Germania (15 anni), Svezia (10 anni, ma la condanna può essere convertita in una pena fissa dopo 10 anni), Italia (21 o 26 anni), Francia (18-22 anni), Spagna (25 o 35 anni) e Belgio (15, 19 o 23 anni). Da notare che l’Italia rientra tra i Paesi dove l’ergastolo è più duro.

Sempre nel rapporto emerge il problema dei tempi della giustizia che si riflette sulla popolazione carceraria. Dei 54.372 detenuti censiti a fine gennaio 2022, si calcola che il 30% non stia scontando una pena definitiva e resti in cella in attesa di giudizio di terzo grado. Questo fa sì che il soggiorno nelle case circondariali sia tra i più lunghi. In media vi si resta 18 mesi, prima di sapere se si otterrà la scarcerazione o il prolungamento per decisione d’aula di tribunale.

Nel rapporto Space, al livello generale dei Paesi del Consiglio d’Europa, viene rilevato il problema del sovraffollamento. Nell'anno precedente, da gennaio 2020 a gennaio 2021, il numero complessivo di detenuti in Europa era diminuito grazie alla riduzione della criminalità di strada nel contesto delle restrizioni alla circolazione durante la pandemia, al rallentamento dei sistemi giudiziari e all'attuazione di programmi di rilascio in alcuni paesi.

Secondo il professor Marcelo Aebi, responsabile del gruppo di ricerca Space dell'Università di Losanna, «negli ultimi 12 anni il tasso medio di detenzione in Europa è diminuito lentamente ma costantemente. Tale calo si è intensificato nel corso del 2020 come conseguenza delle misure di blocco per il Covid-19. Pertanto, l'aumento nel 2022 riflette un ritorno alla relativa normalità nella vita sociale e nel funzionamento dei sistemi di giustizia penale europei. Nonostante questo aumento, il tasso di detenzione europeo nel 2022 è ancora inferiore a quello osservato all'inizio del 2020, prima della pandemia. Ma l’Italia, come emerge dal rapporto, persiste il grave sovraffollamento. Proprio martedì una donna di 52 anni, detenuta al carcere Lorusso e Cotugno di Torino, si è suicidata, all’interno della sua cella, utilizzando un cappio artigianale fatto con i propri indumenti, legato alle inferriate del bagno. Finita l’emergenza covid, non sono state più rinnovate le misure deflattive, tra l’altro non di grande respiro. Ricordiamo il recente appello delle “ragazze di Torino”, sottoscritto da 114 detenute del carcere Le Vallette chiede che venga presa in esame la proposta Giachetti sulla liberazione anticipata speciale. L’aspetto caratterizzante di questa misura si sostanzia in un temporaneo sconto di pena pari a 75 giorni per ogni singolo semestre di pena espiata, in luogo dei 45 giorni previsti dalla liberazione anticipata disciplinata dall’art. 54 della legge sull’ordinamento penitenziario.

Non si tratta di un regalo. Va a favore dei detenuti che danno prova di aver partecipato all’opera di rieducazione. Tale misura ha avuto un carattere temporaneo. Infatti ha avuto applicazione per due anni dall’entrata in vigore del decreto, ovvero nel biennio intercorso tra il 24 dicembre 2013 e il 23 dicembre 2015. Riproporla oggi, anche alla luce del rapporto del Consiglio d’Europa, ha senso. Una misura che risponde a due finalità. Una deflattiva, perché indubbiamente il sovraffollamento ha cominciato nuovamente a galoppare. L’altra è risarcitoria, una sorta di ristoro per i detenuti. Una minima misura di giustizia dopo quello che hanno sofferto durante i terribili e devastano anni di pandemia.

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