J.D. Vance è il candidato vice presidente di Donald Trump - Il Post
Il senatore statunitense J.D. Vance è stato scelto come candidato alla vice presidenza degli Stati Uniti dall’ex presidente e candidato alla presidenza Repubblicano Donald Trump: lo ha annunciato lo stesso Trump lunedì pomeriggio, alla Convention del partito Repubblicano appena iniziata a Milwaukee (Wisconsin). Vance è un ex manager di 39 anni, è stato eletto nel 2023 in Ohio ed è uno dei più convinti sostenitori di Trump, che celebra in ogni sua apparizione televisiva o pubblica: era da giorni uno dei nomi più citati come candidato vice presidente di Trump.
La nomina del candidato vice presidente di Trump era la notizia più attesa dell’inizio della Convention. Il profilo di Vance corrisponde a quello cercato da Trump per questo incarico: una figura energica, in grado di difenderlo con molta decisione in pubblico, ambiziosa ma non a sufficienza per metterlo in ombra.
Se Trump venisse eletto e Vance diventasse effettivamente vice presidente, sarebbe uno dei più giovani a ricoprire questo incarico: su di lui ricadrebbero inoltre molte attenzioni anche verso la fine di un eventuale mandato, quando Trump non potrebbe ricandidarsi e lui, a meno di disastri, diventerebbe il candidato Repubblicano alle successive elezioni presidenziali.
Vance si chiama James David, ma si è sempre fatto chiamare J.D. Vance, anche nei suoi libri. È nato a Middleton, in Ohio, e dopo aver prestato servizio nei Marine in Iraq si è laureato alla Yale Law School. È sposato da dieci anni con Usha Vance, avvocata, con cui ha tre figli e vive a Cincinnati, sempre in Ohio.
Vance ha una storia molto particolare: nel 2016 la sua autobiografia incentrata su un’infanzia particolarmente precaria fra Kentucky e Ohio, Hillbilly Elegy, divenne un caso editoriale e qualche anno più tardi anche un film con Amy Adams prodotto da Ron Howard. Il libro di Vance fu apprezzato soprattutto per come raccontava le difficoltà economiche delle famiglie bianche a basso reddito negli stati meno dinamici dal punto di vista economico. All’epoca lui era un Repubblicano dalle idee piuttosto moderate, molto molto critico nei confronti di Trump.
Negli anni però Vance si è avvicinato molto a Trump, fino a ottenere il suo endorsement, nel 2022, durante le primarie Repubblicane per scegliere il candidato al Senato in Ohio. Da allora Vance è diventato uno dei più convinti sostenitori di Trump. Ha posizioni conservatrici e vicine alla destra populista in vari ambiti, dalla politica interna a quella estera ai diritti civili. Tra le altre cose, si è detto contrario al diritto all’interruzione volontaria di gravidanza e all’invio di aiuti militari all’Ucraina nella guerra contro la Russia.
Di solito sia i Repubblicani sia i Democratici annunciano i propri candidati vicepresidente un po’ prima della convention nazionale che si tiene nell’anno elettorale. Lunedì Trump aveva fatto sapere che avrebbe annunciato il proprio candidato vicepresidente in giornata, in concomitanza con l’inizio della Convention, che durerà quattro giorni.
Era già stato ipotizzato che Trump avesse potuto riservare l’annuncio per la Convention, sia per attirare attenzioni e curiosità a un evento di solito molto coreografato, sia per prendere tempo, dato che fino all’ultimo non c’era stato un candidato nettamente favorito.
Negli Stati Uniti il vicepresidente è a tutti gli effetti la seconda carica del governo, nonché la persona designata a sostituire il presidente in caso di morte o dimissioni. La Costituzione statunitense prevede inoltre che sia anche il presidente del Senato. Le sue competenze, tuttavia, non sono definite in modo chiaro e preciso da una legge. Nei fatti la rilevanza e influenza di Vance dipenderanno in larga parte dalla stessa presidenza di Trump: «Il lavoro del vicepresidente prende la forma che il presidente vuole che abbia», disse Dan Quayle, vicepresidente del Repubblicano George H. W. Bush tra il 1989 e il 1993.
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