17 luglio 2015: nove anni fa Jules Bianchi perdeva la sua battaglia

Pubblicato il 17 Luglio 2024 ore 17:00

Sono passati esattamente novi anni da quando un post sui social che nessuno avrebbe voluto leggere diede notizia della tragica scomparsa di Jules Bianchi, ma parte del dolore che si provò allora rimane ancora oggi, nonostante il trascorrere del tempo, per diverse ragioni. Su tutte, quella della speranza infranta di poter rivedere finalmente il sorridente 25enne fuori da un letto d’ospedale, uscito vincitore da un terribile stato di coma che durava da nove mesi a causa di un incidente che non si sarebbe dovuto verificare. Un desiderio generale che resisteva nel cuore di ciascun appassionato per poterlo riaccogliere finalmente fuori da ogni pericolo, o addirittura per vederlo di nuovo impegnato a raggiungere il sogno di diventare pilota della Ferrari, team che lo aveva promosso nella sua Driver Academy. Invece, il 17 luglio 2015, cadde purtroppo il buio, insieme alle tante lacrime dei tifosi e dei piloti che si riunirono per ricordarlo nel primo GP dopo la sua morte sul circuito dell’Hungaroring.

Un ragazzo classe 1989 nato a Nizza, ma che come suggerito dal cognome aveva chiare origini italiane. Un volto sereno e con un sincero sorriso sulle labbra che sembrava quasi nascondere una certa timidezza, smentita subito da una grande determinazione emersa nei suoi primi anni sui kart in Francia, con prestazioni di alto livello che gli avrebbero garantito da lì a poco l’esordio sulle monoposto in Formula Renault, anche qui laureandosi campione al debutto. Successive affermazioni anche in F3 Euroseries che attrassero inevitabilmente l’attenzione della Ferrari, la quale aveva già da tempo puntato gli occhi su una delle promesse del motorsport mondiale. Un’impressione tutt’altro che errata per la Rossa, che non impiegò molto a inserirlo nella propria Academy nel 2009, a soli vent’anni.