Karoline Leavitt, chi è la nuova portavoce della Casa Bianca: il ...
«È difficile spiegare a parole quello che ho imparato in questo semestre. Sarò per sempre grata. Arrivederci Roma». Karoline Leavitt scriveva così su Instagram nel 2018 dopo un periodo di studi in Italia alla John Cabot University. Si porterà dietro anche questa esperienza quando a gennaio si trasferirà a Washington con l’incarico ufficiale di portavoce della Casa Bianca. A ventisette anni sarà la più giovane della storia ad assumere questo ruolo, un primato che fino a oggi apparteneva a Ronald Ziegler, appena ventinovenne quando Richard Nixon lo chiamò nel 1969.
A differenza di molte altre nomine rese pubbliche in questi giorni quella di Leavitt non stupisce. È stata la portavoce della campagna vincente di Donald Trump e lo è anche ora in questa fase di transizione che si chiuderà il 20 gennaio con l’insediamento. Sicura e molto determinata sarà lei quindi il volto e la voce della nuova amministrazione; un compito sensibile, reso ancora più difficile dai rapporti bellicosi che il leader Maga ha sempre avuto con la stampa. Durante il primo mandato si alternarono ben quattro “press secretaries”: Sean Spicer, Sarah Huckabee Sanders, Stephanie Grisham e Kayleigh McEnany. Soprattutto i primi due ebbero numerosi litigi con i giornalisti. A ciò si aggiunge il fatto che anche lo stesso Trump ha spesso e volentieri assunto informalmente quel ruolo, comunicando direttamente con il mondo esterno attraverso frequentissimi post sui social media. Karoline Leavitt però sembra perfettamente allineata con la politica, le idee e i pensieri del presidente eletto. La stima per Trump inizia da giovanissima. Durante il periodo al St. Anselm College nel New Hampshire, attraverso le pagine del giornale studentesco, aveva infatti spesso criticato le posizioni liberali di professori e media, difendendo nel 2016 l’allora candidato repubblicano alla presidenza da ogni accusa politica.
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IL CARATTEREUna dedizione che è stata ben ripagata. Prima ancora di terminare gli studi, Leavitt era riuscita a fare prima uno stage a Fox News - il suo sogno era quello di diventare una giornalista televisiva - poi direttamente alla Casa Bianca durante l’amministrazione Trump come assistente portavoce. Per questa ragazza, nata e cresciuta nel New Hampshire, in una famiglia della classe media, proprietaria di una gelateria, la gavetta per entrare nell’Olimpo della politica è stata intensa e velocissima. Solo un intoppo, che però le è servito a farsi le ossa. Finita l’esperienza alla Casa Bianca, dopo la parentesi come direttrice della comunicazione per la deputata Elise Stefanik - oggi nominata ambasciatrice all’Onu - nel 2022 perde la corsa per un posto al Congresso in New Hampshire contro il democratico Chris Pappas. Libera da impegni ufficiali, Leavitt si unisce sin dalle prime battute alla terza campagna presidenziale di Trump, facendosi conoscere da milioni di americani. Soprattutto dai telespettatori di FoxNews, a cui spesso concedeva interviste e commenti. E grazie alla sua età, ha giocato un ruolo importante nell’aiutare i repubblicani a raggiungere gli elettori della Gen Z. Le sue posizioni sono in linea con il credo del movimento Maga. È lei la prima critica dei media, che chiama fake news; non ha riconosciuto la vittoria di Joe Biden nel 2020, definendo Trump il “legittimo presidente” e tra le sue priorità annovera il pugno duro al confine, e il completamento della costruzione del muro. «Karoline è intelligente, tenace e ha dimostrato di svolgere il ruolo di portavoce in modo molto efficace», ha detto Trump. «Grazie presidente per aver creduto in me. Andiamo MAGA!», ha risposto lei su X.
Il 13 luglio scorso, il giorno dell’attentato a Butler, Leavitt era appena rientrata a casa dall’ospedale con in braccio il figlio di appena tre giorni. Guardando la notizia alla televisione, senza pensarci un secondo, comunica al marito che avrebbe ripreso il suo ruolo nella campagna. «Mi sono sentita obbligata - ha raccontato in una intervista - il presidente ha messo la sua vita a rischio per vincere le elezioni. Il minimo che potessi fare era tornare velocemente al lavoro». Trump non poteva scegliere un alleato più fedele. Ora la domanda è quanto durerà la luna di miele, data l’alternanza dei portavoce nella prima amministrazione Trump.