“Kinds of Kindness”: un'antologia assurda sul tema del potere

7 Giu 2024
Kinds of Kindness

La pausa di Yorgos Lanthimos da Yorgos Lanthimos non poteva durare per sempre, anche se noi ci avevamo candidamente sperato, e infatti è durata poco: lo spazio di due titoli. Due titoli che hanno avvicinato il grande pubblico all’impervio regista greco, portandogli la gloria e portandogli via la radicalità. O, quantomeno, affievolendola. Non che “Povere creature!” e “La favorita” siano dei filmetti prêt-à-porter, anzi, ma chiunque abbia visto “Dogtooth”, “Alps” e “The Lobster” sa bene di cosa stiamo parlando. Mancava a qualcuno l’integralismo di Lanthimos? Mancava a Lanthimos. Ed ecco, in onore dei vecchi tempi, l’estenuante Kinds of Kindness: 164 minuti che parlano la lingua del paradosso e della provocazione, aggirandosi tra i territori della dark comedy sociale e l’anticamera dello splatter.

Emma Stone, Willem Dafoe e Margaret Qualley arrivano dritti da “Povere creature!”, quasi a promettere una sorta di amabile continuità, e Lanthimos ci gioca sopra. Gongolando per l’inganno. Kinds of Kindness non è, appunto, un’altra favola bizzarra e travolgente: è un’antologia assurda e contorta, governata dal tema del potere, del controllo e del libero arbitrio, dove gli attori principali si misurano con personaggi e orizzonti diversi nell’arco di tre episodi autoconclusivi. Un esercizio di stile beffardamente compiaciuto dove Lanthimos ritrova lo sceneggiatore-partner in crime Efthymis Filippou (non gli perdoneremo mai “Il sacrificio del cervo sacro”!) e la narrazione viene schiacciata dall’urgenza di apparire spiazzante e disturbante.

L’ultima parola, adesso, appartiene al box office, quindi ci accontentiamo della penultima soltanto per applaudire il super cast e i giurati di Cannes: per il Prix d’interpretation masculin non c’era destinatario più meritevole dell’ottimo Jesse Plemons.

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