LeBron James apre al ritiro dopo la sconfitta dei Lakers con i ...

23 Mag 2023
Lakers

di Flavio Vanetti

Denver trascinata da Jokic e Murray chiude 4-0 la serie e stacca il pass per le Finals. Los Angeles battuta nonostante la grande prova del Re, amareggiato a fine partita: «Ho molto a cui pensare per la prossima stagione. Devo ancora decidere cosa fare»

Spazzati via dai Denver Nuggets con un 4-0 nella finale Ovest della Nba, fissato per i posteri dalla sconfitta (113-111) nella gara 4 giocata di nuovo alla Crypto.com Arena di Los Angeles, i Lakers hanno un problema che va ben oltre l’imbarazzante «sweep» incassato dalle «Pepite» del Colorado. Un grosso problema, che ha il faccione, la barba e il numero 6 di LeBron James. «I got to think about it», ovvero: «Ci devo pensare su». Su che cosa deve riflettere il Prescelto? La risposta è: se continuare a giocare o ritirarsi. E per i gialloviola questa è una frase shock, vuoi perché James ha ancora due anni di contratto a 97 milioni di dollari (ma per l’ultimo anno il giocatore ha una clausola unilaterale che gli consente di liberarsi), vuoi perché nei mesi scorsi si era ipotizzata un’estensione di quell’accordo in scadenza nel 2025.

Certo, può essere un’amarezza che nasce dalla delusione della batosta (tra l’altro, come vedremo, lui è stato l’ultimo a mollare) e dalla fine di un sogno che aveva preso consistenza, perché i Lakers, entrati nei playoff dalla porta di servizio dei play-in, erano cresciuti strada facendo e l’ipotesi di tornare alle sfide per il titolo dopo il successo del 2020 non era del tutto infondata. Ma sta di fatto che adesso ci si deve misurare con uno scenario destabilizzante per l’intera franchigia perché un conto è realizzare che The King non è eterno (anche alla luce dei suoi 38 anni) e che bisogna prepararsi al momento in cui smetterà, e un altro essere piantati in asso in modo brusco, improvviso e inatteso. Ad ogni modo, questa è stata la dichiarazione ufficiale di LeBron a Espn. Domanda: «Quando dici che devi riflettere sulla situazione, che cosa significa e che cosa dobbiamo aspettarci?». Risposta: «Se voglio continuare a giocare». Domanda: «Anche nella prossima stagione?». Risposta: «Sì». Domanda: «Allora potresti ritirarti?». Risposta: «Ci devo pensare su».

Dopo la frase-bomba sono partite ovviamente le interpretazioni e le speculazioni. Secondo Chris Haynes, insider della Nba per Tnt e Bleacher Report, la possibilità dell’addio sta in piedi: James è alla ventesima stagione nel basket professionistico , ha vinto e rivinto, è diventato il recordman di punti scavalcando Kareem Abdul Jabbar e ha insomma assaggiato tutti gli aspetti della gloria. In più è diventato ormai un imprenditore: pensare ad altro sarebbe normale e fisiologico. Ma esisterebbe un’alternativa al ritiro secco: il Prescelto potrebbe prendersi un anno sabbatico, riposarsi (gli infortuni ultimamente non gli sono mancati) e tornare in campo con la squadra dove andrà il figlio Bronny, atteso al Draft del 2024. Giocare con lui, da compagno di squadra o da avversario è una prospettiva che lo intriga e della quale ha già parlato.

Intanto James in gara 4 ha provato a mettere in campo di tutto e di più per contrastare un avversario che sentiva di essere vicino a sferrare il colpo del k.o.: 31 punti solo nel primo tempo, 40 alla fine con 10 rimbalzi e 9 assist, ma soprattutto 48 minuti sul parquet. Non è mai uscito, dunque, a dimostrazione che il suo fisico regge eccome nonostante l’età. Ma i Lakers, in vantaggio per 73-58 all’intervallo lungo, hanno avuto un terribile black out nel terzo quarto (-20) e nell’ultima frazione, vinta di 3, sono riusciti a ritornati a ruota dei Nuggets, impattando a 1’11 dalla fine ma subendo da Jokic il canestro del vantaggio definitivo. Proprio James ha fallito due occasioni per portare la partita almeno al supplementare.

In fondo è giusto così. Denver per la prima volta nella sua storia disputerà le finali Nba, lega nella quale nel 1976-77 era confluita dalla disciolta Aba (dove era stata finalista una volta, seppur sconfitta) e questo è l’approdo di un lungo percorso di crescita nel quale, dal 2011 al 2017, ha avuto un ruolo pure Danilo Gallinari. C’era ancora il Gallo nella franchigia del Colorado quando nel 2015 arrivò Nikola Jokic. Fu presto chiaro che il ragazzone serbo, al di là di aspetti da sistemare (l’alimentazione, ad esempio), era l’uomo del destino. E Nikola, nominato Most Valuable Player nel 2021 e nel 2022, ha confermato in queste annate che era tutto vero. Gara-4, nella quale hanno brillato anche Jamal Murray e Aaron Gordon (autore della stoppata che ha bloccato il secondo tiro di James per il pareggio), l’ha consegnato a un’altra prova mostruosa: 30 punti, 14 rimbalzi e 13 assist, ottava tripla doppia dei suoi playoff (battuto il record di Wilt Chamberlain per triple doppie in una singola post season) e titolo di miglior giocatore delle finali Ovest. Ma questo è nulla rispetto alla prospettiva di acciuffare l’anello e alzare il Larry O’Brien Trophy. Probabilmente saranno i Miami Heat, a un passo dall’eliminare i Boston Celtics, forse anche loro con uno «sweep» da 4-0, l’avversario al quale chiedere strada. Una finale non ha mai un vero favorito, ma il trionfo delle Pepite pare maturo.

23 maggio 2023 (modifica il 23 maggio 2023 | 11:02)

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