Lazio, Lotito: "Le minacce mi rafforzano. La Roma è caciarona, poi ...

Lazio

ROMA - "Io sono sempre stato tifoso della Lazio, da quando avevo cinque anni. In quel periodo la Lazio non navigava in acque tranquille. Questo èstato un elemento trainante quando mi fu proposta questa sfida dal presidente Berlusconi, per il quale ho sempre provato affetto e stima". Claudio Lotito si racconta ai microfoni della Lega Serie A. Il presidente biancoceleste parla della sua vita, della squadra, del suo essere tifoso e tanto altro: "Ho solo tre cellulari, sono legati alle varie attività: calcio, aziende e vita privata. I rompiscatole invece chiamano a tutte le ore del giorno e della notte. Ormai sono abituato, anche se ricevo minacce di morte e altre cose sgradevoli. Sono 20 anni... A una persona normale incutono timore, io sono abituato. Più fanno così e più io divento una persona che vuole far valere il rispetto delle norme e dell'istituzione. Io sono un combattente, quando sono entrato in questo mondo ho trovato che certe situazioni assurde fossero reputate normale. Il tifoso può criticare, ma a mio parere mai infamare. Questo denota una pochezza della qualità delle persone. Noi dobbiamo recuperare la vera cultura sportiva".

Lotito racconta la sua vita

"Alla scorta si abitua. Ti comporta delle limitazioni alla privacy, ma fa parte del mio ruolo. Mi adatto sempre alle varie situazioni. Come usare un linguaggio diverso rispetto a chi hai davanti. Bisognerebbe fare prevenzione ed educare i giovani alla legalità, come sto facendo io con la squadra. Lo sport ai tempi dei greci era un bene supremo. Si fermavano le guerre durante le Olimpiadi. Questi valori si sono persi nel nostro mondo. Quando uno conosce la propria qualità della persona e sa misurare i propri limiti sa anche avere un comportamento razionale. Ultimamente sono venute meno le norme etiche. È un problema che parte dalla famiglia e passa dalla scuola. Ai miei tempi, le famiglie si rivolgevano con rispetto al maestro, autorizzato anche a bacchettare il proprio figlio. Oggi è tutto al contrario. Io non ho internet né WhatsApp. Ho un telefono vecchio, io non sono tecnologico. Il telefono è solo un mezzo di comunicazione, non può sostituire al rapporto umano".

Il Lotito tifoso della Lazio

"Berlusconi chiamò e mi disse che ero l'unico che poteva risolvere i problemi della Lazio. Nel 2004, il club aveva una fotografia contabile spaventosa. Aveva 550 milioni di debiti. Per tutti era considerata una sfida impossibile. Per me era una sfida al limite, che mi intrigava. Alla fine ho accettato questa sfida. Lui si è interessato alla Lazio per un problema di ordine pubblico, ci furono diverse situazioni pesanti. La tifoseria biancoceleste si faceva sentire con metodi non conformi al vivere civile. Questo mi ha permesso di entrare in un mondo particolare. C'erano persone che perdevano milioni, io da imprenditore ero abituato a circondarmi di persone in grado di produrre reddito. Innanzitutto per me sarebbe stato più facile prenderla dal fallimento, io mi sono caricato di tutti i debiti invece. Anche quello con l'Agenzia delle Entrate. Feci applicare una legge dello stato, che non fu ad hoc fatta per me, ma esisteva dal 2002 e non era mai stata applicata. Se un'azienda fallisce è meglio prendere quello che si può prendere che non prendere nulla. Chi ha fatto fallire la società ha fatto gravare sullo stato tutto quello che non ha pagato. A me hanno dato una dilazione. La possibilità di pagare il debito in 23 anni. Io ho sempre pagato 6 milioni l'anno circa. Adesso mancano solamente quattro anni".

Il futuro della società secondo Lotito

"La Lazio ha un patrimonio di diversi milioni e una rosa di diversi milioni. Dal punto di vista dei trofei ha vinto più di tutti. La società dal punto di vista civilistico fa riferimento alla mia persona, ma essendo quotata c'è un azionariato diffuso. Io questo ruolo lo esprimo tenendo conto di una cosa. Io coltivo sentimenti e passioni di un'intera comunità: ho l'obbligo di mantenere e preservare questa passione. Quando sono entrato io, ho imposto l'obbligo dei pagamenti di stipendi con un bonifico bancario per tutte le squadre. Incluse imposte e tasse. Senza questi requisiti non ti iscrivi al campionato. Io dalla Lazio non ho tratto alcun vantaggio. Quando sono subentrato alla guida della società, pagavo il leasing di un fabbricato che oggi è nostro. Per riscattarlo serviva un milione e mezzo. Lo potevo riscattare io, risparmiando diversi milioni. Io dissi no, perché era un bene della Lazio e spettava alla Lazio. Per la Lazio ci ho rimesso molto. 50 miliardi di lire è quello che ho messo nella società quando sono entrato. Io ci metto tanto sentimento. Io ho patrimonializzato la società perché voglio tramandarla a mio figlio, che è un laziale appassionato. Oggi Enrico è entrato nel sistema, si occupa del settore giovanile. E' un ragazzo appassionato con tanta voglia. Si è laureato in Giurisprudenza, fra poco diventerà avvocato, anche se non eserciterà. Non dobbiamo legare lo sport all'interesse materiale".

10:49 Lotito parla di Sarri, derby e dei leader

“Immobile dovrebbe parlare del suo futuro, la società confida molto su Ciro. Ho un rapporto famigliare con lui, non c’è nessuna intenzione di mandarlo via. Rimango sorpreso che possa andare in Arabia, ho un contratto con lui, si dovrebbe conciliare anche la volontà del club. Ciro è una persona di famiglia, ho un grande affetto nei suoi confronti, poi nel calcio capitano i momenti non positivi. sono convinto che tornerà ad essere fondamentale. Luis Alberto è una persona particolarissima dal punto di vista caratteriale. Ha una posizione collaborativa ora come ora. Quando è andato via Milinkovic, lui aveva un’offerta dall’Arabia, ho ritenuto che potesse incarnare lo spirito dello spogliatoio. Mandando via Milinkovic è salito di un gradino. Poi ultimamente ci mette determinazione, passione, spirito di sacrificio. Felipe Anderson è un ragazzo d’oro a cui sono legato, abbiamo un’affinità, lui è molto religioso. È una persona con la quale abbiamo un bel rapporto, non c’è rottura, c’è disponibilità al rinnovo. ora dobbiamo trovare un punto d’incontro. Io il tumulto durante le partite ce l’ho interiore. Per noi il derby è un campionato nel campionato, è una partita importante, spero che la squadra ritrovi quell’unità d’intenti e lo spirito di compattezza per dare grandi soddisfazioni ai nostri tifosi che meritano un comportamento del genere. Sarri è un grande insegnante di calcio, maestro. È una persona caratterialmente particolare, che con me va d’accordo. Con Sarri ci confrontiamo, anche in modo accesso, lui è integralista, ma credo che abbia stima della mia persona. Lui nel mercato di quest’anno chiedeva Ricci e Berardi. Io ho tentato di raggiungere questi obiettivi, ho ricevuto richieste fuori di qualsiasi logica, sia economica che in relazione all’età. Abbiamo preso Rovella che non credo sia inferiore a Ricci. Non penso che i giocatori che abbiamo preso siano inferiori a Zielinski che è ancora sul mercato e non ha compratori. Il derby a cui sono più legato è quello del 26 maggio, è stato un evento particolarissimo, in città si vive e si soffre. L’altra fazione enfatizza di più le situazioni, i laziali sembrano meno coinvolti, soffrono in silenzio. Invece l’altra sponda è più caciarona e se non raggiunge l’obiettivo sparisce. Due grandi risultati l’anno scorso, la tifoseria si è legata alla squadra. Il derby rimane sempre la partita nella partita. L’anno scorso siamo stati ampiamente soddisfatti per quello che abbiamo ottenuto" .

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