Leao, Egonu, Mannion: tre casi per Milano. Perché i primi due non ...

2 Nov 2024
Leao

di Daniele Dallera

Leao non gioca nel Milan: Fonseca lo lascia in panchina e rischia perché i risultati fin qui non sono arrivati. Egonu ha problemi a Milano ma la Vero Volley non aspetterà per sempre. Mannion il colpo per aiutare l'Olimpia

Rafael Leao, Paola Egonu, Nico Mannion, tre campioni, tre piaceri tecnici del calcio, volley e basket. Tre casi nella Milano sportiva. Diversi, quindi andiamo per ordine perché attorno a loro c’è già tanta confusione e non vogliamo aumentarla, difatti non intendiamo metterli insieme, ma fare le dovute distinzioni.

1. Leao non gioca nel Milan

Rafael Leao dovrebbe giocare sempre nel Milan. Da qualche tempo a questa parte non accade, c’è da chiedersi il perché, visto che è il giocatore più forte, costoso e rappresentativo. Come mai gioca da rincalzo? La risposta è nella testa di Paulo Fonseca, l’allenatore che lo fa sedere in panchina e lo schiera in un secondo momento, immusonito e con la voglia, per fortuna finora sedata, di una clamorosa ribellione: quella di non entrare, di non scattare sull’attenti alla chiamata, secondo Leao tardiva, del suo allenatore. Che è libero di fare le sue scelte, ma certo visti i risultati del Milan, non sono poi sempre apprezzate. E quella di inchiodare Leao alla panchina è sicuramente la più discussa. Leao la contesta, per ora in silenzio, ma sta per sbottare.

Vediamo con il Monza, durante e dopo, cosa accadrà, ma certo i rapporti con Fonseca sono tesissimi. Una prima contestazione, la ricordiamo, c’è stata, quella di non bere il the insieme ai compagni, di non ascoltare le raccomandazioni tecniche dell’allenatore, quella volta ricevette la solidarietà, di Theo Hermandez, adesso Leao appare solo. Ma è una storia, un caso da seguire, c’è un mercato alle porte, e soprattutto per Fonseca una classifica da scalare, chissà forse anche lui capirà che l’operazione di risalita verso quella Champions che sta per sfuggire, sarebbe imperdonabile, con Leao diventerebbe più facile.

2. Egonu-Vero Volley

⁠Paola Egonu, la giocatrice di volley più forte al mondo. Non gioca. Anche lei come Leao. Ha un alibi di ferro: è stata operata poche settimane fa al naso. Anche se medici preparati, otorinolaringoiatri competenti, iniziano a dire che la lunga degenza per un intervento simile, su un’atleta per giunta, dovrebbe essere già scaduta, non è giustificata. Il Vero Volley Milano è guidato da una dirigente preparata, dalla personalità molto forte, Alessandra Marzari (medico di esperienza, non lo si dimentichi) che l’ha voluta a tutti i costi, consapevole che sarebbero potuti nascere dei problemi. Ci sono. Ma Marzari è donna e dirigente che sa come risolverli: con Paola è una super squadra, in Italia e in Europa, ma prima viene la squadra, non la star, la società, che fa volley ad altissimo livello ma anche sport rivolto al sociale. 

Egonu deve capirlo, in fretta, ha poco tempo a disposizione per non subire una più che giustificata crisi di rigetto. Da parte di chi? Della squadra, delle compagne. Voci insistenti di mercato danno Egonu di ritorno in Turchia, dove ha resistito solo un anno. Marzari smentisce qualsiasi trattativa «mai ricevuta una proposta»: se lo dice è vero. La prossima stagione, Egonu, non sarà più al Vero Volley: prima la squadra, prima la società.

3. Mannion-Armani Milano 

Nico Mannion, lui sì prodotto del mercato del basket, l’ultimo ingaggio, poche ore fa, dell’Armani Milano, in seria difficoltà sullo scenario internazionale dell’Eurolega. L’ultimo passo felice, la vittoria nel derby contro la Segafredo Bologna, non ha sanato i problemi tecnici di una squadra che doveva essere competitiva in Italia e in Europa. In Italia lo sarà, in Europa potrebbe diventarlo, forse è ancora in tempo, se sistemata, appunto sul mercato. 

Mannion strappato a Varese a suon di euro (400 mila sono tantissimi in questa fase, Varese farà due acquisti con questi soldi) è un giocatore forte ma complesso, fortemente voluto da Ettore Messina, allenatore esperto, un vincente, che ha evidentemente cambiato posizione e giudizio su Mannion: avrebbe potuto ingaggiarlo quest’estate, risparmiando moltissimo, lo fa adesso perché si è accorto che così non si può andare avanti. Almeno in Eurolega. Mannion è un giocatore di qualità, ma non è un vero playmaker, ha bisogno di giocare molto, di avere la palla in mano, lui e solo lui decide se entrare, tirare e dopo, solo dopo, se servirla al compagno. L’Armani Milano ora ha l’imbarazzo della scelta, ha tre playmaker: Dimitrievic (playmaker vero), Bolonaro e ora Mannion. Un acquisto importante da parte di Milano, un altro atto di generosità di Giorgio Armani e del presidente Leo Dell’Orco, potrebbe essere l’uomo che fa innamorare i tifosi dell’Olimpia che non vedono l’ora di ritornare a riempire il Forum di Assago. La Milano sportiva attende risposte.

2 novembre 2024 ( modifica il 2 novembre 2024 | 13:16)

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