Liliana Resinovich era incinta dell'amico, il marito la portò ad ...

21 Mar 2024
Liliana Resinovich

Liliana Resinovich rimase incinta del suo amico Claudio Sterpin e il marito Sebastiano Visintin la accompagnò ad abortire. Emerge da una intercettazione ambientale in cui lo stesso Visintin parla con una persona e racconta questo episodio, avvenuto nel 1990 o 1991, quando lui e Liliana erano già insieme. Questo elemento, secondo la consulente della famiglia Resinovich, Gabriella Marano, "valutato con le ulteriori emergenze di indagine, come il fatto che Visintin sapesse, come da lui dichiarato pubblicamente, che la moglie andava a stirare le camicie a Claudio" fa capire che "Sebastiano non poteva non sospettare di una frequentazione di Lilli con Claudio. Anche la qualità e la quantità dei contatti intercorsi tra i due, ovvero tra Liliana e Claudio, che ci consegna la consulenza informatica, va in questa direzione".

Nell'intercettazione, relativa a un colloquio del 5 marzo 2022, la persona chiede perché i coniugi non avessero avuto figli e Sebastiano Visintin racconta l'episodio che Liliana era rimasta incinta, non di lui, ma verosimilmente di Claudio Sterpin e che, molto probabilmente, lo stesso non era a conoscenza del fatto. Liliana avrebbe confessato a Visintin, che era già suo compagno, di essere incinta e quest' ultimo la avrebbe accompagnata in ospedale per abortire, come testimonierebbe la documentazione sanitaria contenuta negli atti. Per Gabriella Marano, Visintin sapeva, "come da lui stesso dichiarato pubblicamente, che la moglie andava a stirare le camicie a Claudio, come confermato alla sottoscritta direttamente da alcuni testimoni che descrivevano questi fatti durante una conversazione avvenuta nel mese di agosto del 2021".

Marano ha spiegato anche che Visintin, nella stessa intercettazione ambientale, esprimerebbe anche preoccupazioni per le foto in cui sono ritratti insieme proprio Liliana (Lilli) e lo stesso Claudio Sterpin. Per la consulente si tratta di "un dato di indubbio valore probatorio, se letto unitamente ad altri elementi già acquisiti durante l'indagine. Visintin - sostiene Marano - parla con una persona, dimostrando una buona confidenza, tanto da raccontarle fatti che, a suo dire, non aveva indicato nemmeno al suo avvocato. Sebastiano dice all'interlocutore di avere ancora delle foto di Claudio Sterpin con Liliana, 'parecchie', ma che queste si trovano negli hard disk sequestrati".


Seguono "alcune battute non facilmente comprensibili al semplice ascolto, per cui non si comprende quali siano le circostanze di ripresa fotografica cui fa riferimento Visintin". Dalla lettura della trascrizione, questa parte della conversazione non risulta riportata. Nella stessa intercettazione Visintin "si preoccupa circa il fatto se la difesa Resinovich abbia visto il contenuto del materiale sequestrato".

"Mia sorella e Claudio Sterpin, da sempre, hanno avuto una 'relazione speciale' che, con alti e bassi, si è trascinata negli anni, fino agli ultimi tempi; questo ormai si può considerare un dato certo, nonostante il marito Sebastiano continui goffamente a negare". Lo sostiene Sergio Resinovich, fratello di Liliana, ribadendo che sua sorella "non aveva ragioni per suicidarsi e più andiamo avanti con le indagini e più mi convinco di come questa ipotesi sia assurda e inverosimile".

"La storia di mia sorella è, purtroppo, - ha proseguito - ancora scritta male. Non voglio scegliere la verità, mi auguro solo che, invece, la stessa sia cercata senza pregiudizi e in modo pieno. Tante ancora le mezze verità, tanti i punti oscuri". 

Sergio ha anche sottolineato che "dai documenti di indagine emerge come Lilli, agli inizi degli anni 90, ebbe addirittura una gravidanza, scaturita molto probabilmente proprio dalla relazione con Claudio Sterpin", elementi "certi che, in nessun modo, possono essere messi in discussione, neanche da Visintin". Resinovich ha spiegato che, infatti, "la circostanza della gravidanza è proprio lui a riferirla a una persona, durante una conversazione intercettata, nella quale inoltre aggiunge che fu lui ad accompagnarla presso la struttura sanitaria per l'interruzione della stessa". L'esistenza della relazione "è anche supportata da una dichiarazione, acquisita dagli inquirenti subito dopo la scomparsa di Liliana, di una sua amica". L'auspicio è che tali elementi, "e non solo la scienza, unitamente ai comportamenti di tutti i soggetti coinvolti a qualunque titolo nella vicenda di Lilli", siano "valutati tutti insieme, perché solo così si può scrivere in modo corretto il dramma che ha colpito la mia famiglia". 

Liliana Resinovich scompare il 14 dicembre del 2021. L’ultimo a vederla viva è il marito, Sebastiano Visintin. Quella mattina Liliana esce di casa con l’intenzione di buttare dei sacchi di immondizia nei bidoni della differenziata, ma non porta con sé né il cellulare, né il mazzo di chiavi. Il suo ultimo tragitto a piedi viene immortalato dalle telecamere di videosorveglianza della vicina scuola di polizia. Da quel momento di Liliana si perdono le tracce.

A denunciare in ritardo la scomparsa è il marito, Sebastiano Visintin. Il corpo di Liliana viene ritrovato il 5 gennaio del 2022 nel parco dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste, a meno di un chilometro da casa. Il cadavere è chiuso dentro due sacchi per i rifiuti, la testa è avvolta in due buste di plastica, intorno alla gola un cordoncino lasco. Dall’autopsia emerge che la donna è morta per scompenso cardiaco acuto. La prima ipotesi formulata è il suicidio, ma questa pista appare da subito improbabile per il modo in cui è stato ritrovato il cadavere. Possibile che abbia fatto tutto da sola? La famiglia della donna, compreso il marito, non crede a questa ipotesi e insiste per non fare archiviare il caso, ma Sebastiano Visintin poi cambia versione e parla di suicidio. L’amico intimo di Liliana, Claudio Sterpin continua a essere convinto che Liliana non si sia suicidata.
 
La procura di Trieste dispone nuove indagini: la riesumazione del cadavere nel cimitero Sant’Anna e ulteriori esami autoptici, affidati all’antropologa forense Cristina Cattaneo dell’Istituto di Medicina legale di Milano. Solo così il corpo di Liliana può raccontare la sua verità, che cosa è successo veramente alla donna dal giorno della sua scomparsa al ritrovamento nel parco, avvenuto una ventina di giorni dopo.

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