Chi sono i figli di Luca Barbareschi nati da tre donne diverse - Tag43

18 Gen 2024

Dall'americano Michael a Beatrice, Eleonora e Angelica nate dall'ex moglie Patrizia Fachini. Gli ultimi due, Maddalena e Francesco Saverio, sono frutto dell'amore con Elena Monorchio.

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L’attore e regista Luca Barbareschi è padre di ben sei figli, avuti da tre donne diverse: ecco tutte le curiosità su di loro.

Chi sono i figli di Luca Barbareschi

Michael, il primogenito, è nato nel 1974 da una breve liaison con una donna di cui non sono note le generalità. L’esistenza di Michael è tra l’altro stata scoperta dall’attore molti anni dopo, durante un evento a New York, quando una ex compagna gliene ha parlato per la prima volta. Da Patrizia Fachini, Barbareschi ha invece avuto tre figlie: Beatrice, Eleonora e Angelica. Infine, dalla sua attuale moglie, Elena Monorchio, sono nati i più giovani, Maddalena e Francesco Saverio. Riguardo a Eleonora (nata nel 1984) sappiamo che ha creato un’azienda di design interdisciplinare. Beatrice (nata 1985) è sposata e ha due figli. Angelica (classe 1993) ha seguito le orme del padre, diventando attrice. Maddalena e Francesco Saverio sono ancora piccoli, mentre nulla è dato sapere riguardo a Michael.

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Luca Barbareschi (Getty). «Non lascerò loro nulla in eredità»

Intervistato a La vita in diretta, Barbareschi aveva dichiarato di non voler lasciare nulla del suo patrimonio in eredità ai figli. Il motivo l’ha spiegato in questi termini: «Ho dato loro un’istruzione fuori dal comune, nelle migliori università dal costo di 900 mila euro in cinque anni. Per questo ho deciso di non lasciare loro niente, dopo gli studi devono cavarsela da soli. Ho visto i figli dei miei amici essere viziati. Mia figlia, che è una designer, si è comprata casa da sola a 30 anni e ha una sua piccola azienda». Eleonora aveva così replicato al padre in un’intervista al Corriere: «Condivido con le mie sorelle l’eredità, quella sì, di un genitore con un carattere difficile, che ci ha allevato come tre maschi e quindi con il desiderio di essere libere, di venire riconosciute per i propri sforzi, in maniera meritocratica. Il problema, semmai è un altro, quello di confondere la linea sottile che intercorre tra il rendere un figlio libero di emanciparsi e l’abbandono. Un po’ mi sono sentita abbandonata, mi è mancata la sua presenza. Non lo faceva per cattiveria, ma perché è troppo preso da se stesso. Un’assenza scivolata poi nella sua rigidità».

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