Ho visto Macron e mi è sembrato un po' Grillo - Startmag
Tono e sostanza del discorso di Macron in tv comunicavano una sensazione di rabbia e al tempo stesso di impotenza. Proprio come il recente video di Grillo.... Il corsivo di Cundari tratto dalla newsletter La Linea.
Emmanuel Macron, ovviamente, non chiama Marine Le Pen o Jean-Luc Mélenchon «il mago di Oz». Li definisce il «fronte anti-repubblicano». Eppure, nel discorso televisivo alla nazione pronunciato ieri dal presidente francese, dopo la caduta del governo guidato da Michel Barnier, c’era qualcosa che mi ha ricordato il video di Beppe Grillo. Quello in cui lui il fondatore del Movimento 5 stelle parlava dal posto di guida di un carro funebre, riferendosi a Giuseppe Conte con quel nomignolo che tanto lo ha indignato.
Macron dice che evidentemente la sua decisione di sciogliere il parlamento e convocare elezioni anticipate «non è stata capita», e già qui era difficile stabilire se ce l’avesse con i leader degli altri partiti o proprio con gli elettori. Naturalmente aggiungeva subito che questo era sua responsabilità, come tutte le persone educate quando dicono: «Colpa mia che non mi sono spiegato bene». Dopodiché ha chiarito che non si sogna neanche lontanamente di dimettersi e che a breve nominerà un nuovo primo ministro con l’incarico di formare un nuovo governo.
Su questo punto proprio non gli si può dare torto: non c’è alcuna ragione per cui Macron dovrebbe dimettersi, essendo stato regolarmente rieletto appena due anni fa, e certo un governo bisognerà farlo, visto che la costituzione francese vieta di convocare nuove elezioni a meno di un anno dalle precedenti. Macron ha pure ragione quando ricorda che non è colpa sua se dalle elezioni non è uscita alcuna maggioranza (non ripeto quel che ho già segnalato qui ieri, a proposito di quanti per trent’anni ci hanno assicurato che con il doppio turno non sarebbe mai potuto accadere, ma sappiate che mi costa davvero molta fatica). E mi fa anche un po’ sorridere sentirlo dire che in questi mesi ha lavorato duro per «cercare di convincere le forze politiche a collaborare, come fanno molti dei nostri vicini», che poi saremmo noi: il modello italiano.
Resta l’impressione di un leader non solo sconfitto, ma superato dai tempi e ormai incapace di comunicare con quello stesso popolo che pure l’ha eletto per due volte al vertice dello stato. Al di là di ogni altra considerazione su come si sia arrivati a questa situazione, tono e sostanza del discorso comunicavano una sensazione di rabbia e al tempo stesso di impotenza. Proprio come il video di Grillo.
(Estratto dalla newsletter La Linea di Francesco Cundari)