Macron alla ricerca del primo ministro, parte oggi nuovo giro di ...
Nuovo giro di consultazioni per Emmanuel Macron, alla ricerca di un primo ministro, con leader di partito e “personalità che si distinguono per la loro esperienza al servizio dello Stato e della Repubblica”.
Lo comunica direttamente l'Eliseo dopo il fallimento del primo giro di consultazioni nel trovare un nome in sostituzione di Gabriel Attal. "La mia responsabilità è quella di garantire che il Paese non sia né bloccato né indebolito”, ha affermato il presidente francese, secondo il quale “i partiti politici al governo non devono dimenticare le circostanze eccezionali dell'elezione dei loro deputati al secondo turno delle elezioni legislative”.
Ieri Macron, a conclusione della prima tornata di consultazioni, si era trovato di fronte a un muro contro muro. Dalla gauche di Nfp c'era stata la mossa di Melenchon di rinunciare ai suoi ministri pur di far passare il governo Castets, dall'altra il 'no' dell'estrema destra a un esecutivo di sinistra, con la proposta di passare qualsiasi decisione a un'eventuale censura dell'Assemblea nazionale: il rischio di forti tensioni e rivolte di piazza è dietro l'angolo.
Secondo una fonte interna, Macron non intende invitare a queste nuove consultazioni i leader de La France Insoumise (Lfi), del Rassemblement National di Le Pen (Rn) e del gruppo parlamentare di Eric Ciotti. Anche il partito socialista (Ps), membro della coalizione di sinistra del Nuovo Fronte Popolare (Npf) ha annunciato che non parteciperà al nuovo giro di consultazioni. "Mi rifiuto di essere complice di una parodia della democrazia", afferma il suo leader Olivier Faure.
Gli Insoumis evocano l'articolo 68 della Costituzione per destituire il presidente e annunciano per il 7 settembre la manifestazione
La decisione di Macron di escludere la possibilità di un mandato alla 'gauche' per un nuovo governo ha innescato un'ondata di proteste, con gli Insoumis che hanno evocato l'articolo 68 della Costituzione per destituire il presidente e i socialisti che si rifiutano di partecipare alle nuove consultazioni che si aprono oggi e che vedono 'fuori' Lfi, Rn e l'alleato ex repubblicano Eric Ciotti.
Jean-Luc Melenchon ha annunciato su X una "una mozione di licenziamento" contro il presidente.
La France Insoumise ha quindi proclamato l'adesione "all'appello delle organizzazioni giovanili, dell'Unione studentesca e dell'Unione delle scuole superiori, per una grande manifestazione contro il colpo di stato di Emmanuel Macron" prevista per il 7 settembre. “Ci auguriamo che a questo appello si uniscano le forze politiche, sindacali e associative impegnate nella difesa della democrazia”, ha aggiunto Lfi in un comunicato.
L'ira di Lucie Castets, il "No" dei socialisti
Dopo il comunicato stampa del presidente francese Emmanuel Macron di ieri in cui annunciava che non l'avrebbe nominata premier, Lucie Castets, nome proposto dalla coalizione di sinistra vincitrice delle elezioni, ha provato "rabbia". “La democrazia non significa nulla agli occhi del presidente”, ha accusato intervenendo all'emittente radiofonica France Inter, ricordando in particolare che la sinistra è arrivata prima alle elezioni, anche se non ha ottenuto la “maggioranza assoluta”. "Siamo di fronte a un Presidente della Repubblica che vuole essere allo stesso tempo presidente della Repubblica, primo ministro e leader del partito", ha denunciato la 37enne.
La leader degli Ecologisti, Marine Tondelier, ha parlato di "piena deriva illiberale di Macron" e ha chiamato alla piazza tutta la sinistra. Reazione decisa anche da parte del leader socialista, Olivier Faure, che ha sbattuto la porta in faccia al presidente, affermando che non andrà alle consultazioni, parlando di "parodia della democrazia". "Non saremo ausiliari del macronismo e ne censureremo ogni estensioni", ha aggiunto riferendosi all'ipotesi che la formazione presidenziale possa tendere la mano al suo partito. Nel suo comunicato stampa, Macron si era rivolto infatti al PS, al PCF e agli ecologisti. Questi partiti, aveva scritto, "in questa fase non hanno proposto un percorso per cooperare con altre forze politiche. Spetta a loro farlo", ha scritto. "Voi chiedete ai socialisti di essere gli ausiliari del morente macronismo? - ha detto Faure -. La risposta per me è semplice e chiara: no".
Lucie Castets (ansa)
La difesa di Darmanin, ministro dell'Interno dimissionario: “Castets non votata, ora governo coalizione”
"Gli elettori non hanno votato Lucie Castets". Lo ha affermato stamane ai microfoni di BfmTc il ministro dell'Interno dimissionario Gerald Darmanin. "Nessuno ha vinto queste elezioni legislative", ha detto, nonostante il Nuovo Fronte Popolare sia risultato primo per numero di seggi al secondo turno. Darmanin ha quindi continuato a difendere le scelte del presidente Emmanuel Macron: "Il governo del Nuovo Fronte Popolare non ha alcuna possibilità di prosperare per più di un giorno", ha detto spiegando che ora è il momento per un "governo di coalizione". "Potremmo accordarci su un minimo, ecco cos'è una coalizione, non è perfetta ma permette alla Francia di funzionare, questo volevano i francesi non dando il potere né a Jean-Luc Me'lenchon ne' a Marine Le Pen". Infine si è rivolto al leader dei socialisti Olivier Faure che ha annunciato che non parteciperà alle consultazioni di oggi: "Perché preferisce un'alleanza con La France Insoumise piuttosto che con i partiti di governo dell'ex maggioranza?".