Maldini: «Milan senza amore né ideali. Cardinale chiese la ...

1 Dic 2023
Maldini

di Redazione Sport

A poco meno di sei mesi dal licenziamento dal Milan, parla Paolo Maldini: «Il tempo permette serenità. L’amore per il Milan rimane incondizionato. Tonali? Avremmo fatto il possibile per tenerlo»

Paolo Maldini a inizio giugno 2023 è stato allontanato dal suo Milan. L’ex capitano, dirigente da cinque anni, è stato esonerato con un secco comunicato. Da allora, sono passati cinque mesi e 25 giorni, in silenzio perché altrimenti «avrei parlato di pancia, il tempo permette serenità». Una scelta posata perché, e si toglie il primo sassolino, «ci sono persone di passaggio, senza un reale rispetto di identità e storia del Milan. E ce ne sono altre legate ai suoi ideali. Converrebbe tenersele strette».

L’addio al Milan

L’ex capitano rossonero parla dalle pagine di Repubblica . E racconta i retroscena di un divorzio che, in qualche modo, si aspettava («Se il club è stato venduto a 1,2 miliardi e la nuova proprietà vuole cambiare, ne ha il diritto») evidenziando come il Diavolo americano di Gerry Cardinale in qualche modo non lo amasse: «Vanno rispettati persone e ruoli. L’amore per il Milan rimane incondizionato. Da figlio di Cesare. Da ex capitano. Da papà di Christian e Daniel. E da dirigente in 5 anni fantastici». Di lui il presidente Scaroni e il patron Cardinale avevano esplicitamente detto di aver avuto l’impressione che si sentisse a disagio a lavorare in gruppo: «Si confonde con la volontà di essere responsabile delle decisioni previste dal ruolo. L’informazione non viene indirizzata verso la verità: chi dice il contrario sa di mentire a se stesso».

E questo è il secondo sassolino: «Il Milan merita un presidente che ne faccia solo gli interessi e dirigenti che non lascino la squadra sola. Scaroni non ha mai chiesto se serviva incoraggiamento a giocatori e gruppo di lavoro. L’ho visto spesso andare via quando gli avversari pareggiavano o passavano in vantaggio, magari solo per non trovare traffico, ma puntualissimo in prima fila per lo scudetto». E l’attuale n. 1 non è il solo nel mirino: «Posso dire lo stesso anche rispetto ai due ceo, Gazidis e Furlani».

Nessun commento dal Milan

Dalla proprietà e dal club non arrivano commenti per dichiarazioni che però non hanno stupito nessuno perché in continuità con altre pubbliche contrapposizioni che si erano verificate in passato. Insomma, le posizioni erano diverse e distanti anche mentre Maldini lavorava ancora al Milan.

Maldini-Cardinale-Furlani

Ma torniamo alla verità di Maldini. Siamo al 5 giugno: «Cardinale mi disse che io e Massara eravamo licenziati. Gli chiesi perché e lui mi parlò di cattivi rapporti con l’ad Furlani. Allora io gli dissi: ti ho mai chiamato per lamentarmi di lui? Mai. Ci fu anche una sua battuta sulla semifinale persa con l’Inter, ma le motivazioni mi sembrarono un tantino deboli. Le cosiddette assumptions (ipotesi, ndr), gli obiettivi stagionali, erano: ipotizzando l’eliminazione dalla Champions, un turno passato in Europa League e la qualificazione alla Champions successiva. Quella semifinale ha portato almeno 70 milioni di introiti in più». Quindi, non una questione di soldi, dato che gli obiettivi, le assumptions, sono stati centrati: «Credo che la decisione di licenziarci fosse stata presa mesi prima e c’era chi lo sapeva. Il contratto, 2 anni con opzione di rinnovo, mi era stato fatto il 30 giugno 2022 alle 22: troppo impopolare mandarci via dopo lo scudetto».

Le nuove ipotesi parlavano di vincerla, quella Champions League: lo voleva Cardinale: «Spiegai che serviva un piano triennale. Da ottobre a febbraio l’ho preparato con Massara e con un amico». Non arrivò nessuna risposta dai rossoneri. Poi il mercato e i 35 milioni per De Ketelaere, una delusione: «Su 35 acquisti ci contestano De Ketelaere , che aveva 21 anni. Se si scelgono ragazzi di quell’età, la percentuale d’insuccesso è più alta. Vanno aspettati, aiutati». Ma non è stato solo CdK a non essere apprezzato dai dirigenti: «Dopo tre mesi di lavoro Boban, Massara e io fummo chiamati a Londra da proprietà e ceo e praticamente delegittimati: i vari Leao, Bennacer e Theo non piacevano».

Secondo l’ex capitano dopo l’allontanamento suo e di Massara «il budget per la stagione è praticamente raddoppiato: al netto della cessione di Tonali, e il monte ingaggi è finalmente in linea col nostro piano: deve essere diventato fonte di ispirazione», sottolineando come dal 2018 il valore della rosa sia più che raddoppiato a fronte di un monte ingaggi ridotto da 150 a 100 milioni a stagione, con «tre Champions giocate di fila, scudetto dopo 11 anni, semifinale di Champions dopo 16 e bilancio in attivo dopo 17». E ancora, sulla partenza di Tonali verso Newcastle, che ha portato 80 milioni ai rossoneri: «Non c’era necessità, avremmo fatto il possibile per non lasciarlo andare».

Dopo aver parlato anche del nuovo stadio («Non potevo mettere la faccia su un progetto da 55-60 mila posti, San Siro pieno mi dà ragione» e «con un nuovo San Siro si rivaluterebbe una zona a rischio abbandono») e del sogno Messi («Dopo il Barça era libero e secondo proiezione sull’indotto ne valeva la pena»), torna sulla sua storia in rossonero, cominciata da ragazzino — Camarda ne ha appena battuto il record di precocità —, che è anche quella di tutta la sua famiglia: «Un legame di 36 anni è troppo forte e resterà per sempre: la storia non si cancella. Dico grazie alla vita e al Milan». C’è però, un invito alla dirigenza: «Oggi comandate voi, ma per favore rispettate la storia del Milan».


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1 dicembre 2023 (modifica il 1 dicembre 2023 | 14:24)

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