Margherita Buy debutta alla regia: «Il mio lavoro non mi crea ansia ...

10 Feb 2024

Margherita Buy debutta alla regia: «Il mio lavoro non mi crea ansia… se sto nel progetto giusto»

Margherita Buy - Figure 1
Foto Io Donna

L’avevano etichettata “la nevrotica del cinema italiano”. Lei non gradiva, ma per Volare, il primo film da regista di Margherita Buy, l’attrice di indimenticabili commedie, dopo molti alter ego cuciti addosso, ha deciso di esporre qualcuna delle sue fragilità

Volare, il titolo del primo film da regista di Margherita Buy, dice molto, ma non dice tutto. Dice dell’aviofobia dell’autrice, certo poco incline a cantare «felice di stare lassù», porta lo spettatore in quartieri mai frequentati dell’aeroporto di Fiumicino (dove si tengono i corsi per gli ansiosi), regala due inquadrature alla statua, bruttina, di Leonardo da Vinci (autore era lo scultore di origine bulgara Assen Peikov) che accoglie il viaggiatore che si reca nell’omonimo aeroporto.

Non dice invece di una parte molto gustosa del film, quella che racconta il mondo che Margherita Buy abita da tre decenni, il cinema italiano, e il cinema romano in particolare.

Perché la protagonista di Volare (dal 22 febbraio in sala), Anna B., interpretata dalla stessa Margherita è un’attrice, un po’ diversa da lei (lavora in una serie di successo in cui interpreta un graduato della Guardia di Finanza, e se c’è da salire in elicottero chiama uno stunt), ma che – come lei – lavora con figure molto simili a quelle di cui si è circondata in sceneggiatura.

Margherita Buy e quella paura di Volare

Le opere prime spesso raccontano di quello che si conosce bene, e lei infatti ha fatto un film (anche) sul cinema. Il ruolo di spalla l’ha dato alla sua agente, interpretata da Anna Bonaiuto. Un tempo figure che lavoravano nell’ombra, stilavano i contratti, gli agenti ora vengono ringraziati nei discorsi ufficiali degli attori. E dall’America è partito un grido d’allarme: bisogna limitare lo strapotere degli agenti!La mia agente nel film è una figura buffa, almeno io l’ho voluta raccontare così, anche se è evidente che cerca di costringermi a fare o non fare certe cose. È vero, gli agenti intervengono molto nelle nostre carriere, secondo loro per il tuo bene, ma spesso anche per il loro. Il confine è sottile. Ed è vero che diventano compagni di vita, nel bene e nel male sono dei confidenti, sopportano momenti di stress, di frustrazione, sono anche un po’ psicologi. C’è chi preferisce che i rapporti siano più familiari e chi invece si affida agli avvocati che sono persone più distaccate. Con la mia agente, quella vera, con cui ho un rapporto trentennale, per fortuna vado d’accordo anche se a volte… E un po’ glielo ho fatto capire con questo film (ride). Ma lei è stata una grande fan di Volare, era spesso sul set, mi ha sostenuta, si divertiva e va detto che per un’agente di attori non conviene che il cliente diventi regista. Si perde più tempo.

Margherita Buy in Volare.

Un film senza stress, senza ansia

E si guadagna di meno…Be’ questo film mi ha preso cinque anni. Una scelta poco remunerativa. Ma ho voluto raccontare un’agente che non è la mia, anche per dire di questo strapotere di cui parlano gli americani. Quando fanno “i pacchetti”, «ti do questo, ma devi prendere anche questo», o quando dicono: «adesso li convinco io», fanno grandi strategie coi produttori di cui tu non sai mai nulla.

Non deve essere carino scoprire che ti hanno preso perché eri nel “pacchetto” di Alessandro Preziosi o Terence Hill…Forse mi è successo, ma non lo so. Io volevo solo riderci su.

Entrare nell’inferno di un film da dirigere con tutte le responsabilità che comporta non sarà stata una passeggiata. Visto che sembra il tipo che se può evita le situazioni ansiogene, poteva starsene tranquilla in camerino aspettando la chiamata per la scena.Ma il mio lavoro non mi crea ansia. Mi piace molto, mi fa stare bene quando sento che sto in un progetto giusto per me. Raccontare questa storia poi mi ha molto emozionato, ero sempre eccitata quando andavo sul set, quando stavo con gli attori, per studiare le scene. Non mi ha dato stress, ero felice di realizzare una cosa su cui ero stata per tanto tempo.

Forse dice anche quanto questo film sia personale. In passato le avevano appiccicato l’etichetta di “attrice nevrotica del cinema italiano”. E lei anche un po’ si arrabbiava. Ora ha deciso di esporre in maniera curativa le sue fragilità.Probabilmente sì, forse mettere in scena una cosa che non mi riguarda direttamente – perché Anna B. non è esattamente me – mi ha fatto bene. Ma il piacere maggiore me l’ha dato riportare nella scrittura il mio modo di pensare, di scherzare, di parlare. Tutti i personaggi del film si avvicinano a chi sono io veramente, e a come vedo la vita. Che non è quello di una persona nevrotica che cammina su una strada piena di chiodi e di spilli. È stato bello farmi un po’ conoscere attraverso i personaggi che ho creato io per una volta, dopo tanti alter ego che altri hanno cucito addosso a me.

Elena Sofia Ricci in Volare. Giuseppe Piccioni è l’hair stylist sullo sfondo.

È il lato oscuro della medaglia di una vita passata a offrirsi allo sguardo degli altri. Nel film però ci sono tante cose vere, che lei ha raccontato spesso. Per esempio che la sua carriera è stata limitata dalla paura di volare…Guardi, non ne ho fatto un dramma…

In Volare c’è anche un critico insopportabile

Certo, poi ha avuto una carriera incredibile in patria. Però un paio di cose in Francia le aveva fatte. Un film con Nicole Garcia, un altro con Nae Caranfil… Com’è stata quella piccola frazione di estero?Credo di essere una persona lenta nei grandi cambiamenti. Ho bisogno di tempo. Sono stata contenta di stare fuori, però in quell’occasione ho avuto momenti di fragilità. Fa parte del mio carattere, per stare bene mi devo sentire protetta. E quello non era il mio mondo. Perciò ho preferito non rimettermi più in certe situazioni, mi piace di più stare a casa mia (ride).

Nel film ci sono sassolini che si leva – un critico di cinema insopportabile – ma anche scelte affettuose, come dare a Giuseppe Piccioni, che è un amico e che l’ha diretta in molti film indimenticabili (Chiedi la luna, Condannato a nozze, Cuori al verde, Fuori dal mondo), il ruolo del suo parrucchiere.Era preoccupatissimo, Giuseppe! Ha voluto controllare il girato: «Fammi vedere come sono andato». Anche se io non glielo chiedo mai di rivedere quel che ho fatto. Giuseppe non è un regista facile, è molto esigente. Si presenta come una persona carina, affabile e lo è nella vita, ma nel lavoro è durissimo… Quindi gli ho detto: «Adesso tocca a te». E l’ho messo sotto.

E il critico a chi è ispirato?Be’, i critici maschi quando si sono rivisti alla proiezione del film non è che fossero proprio contenti… Ma a quel critico in particolare ho voluto dare una fragilità che lo riscatta, fa anche tenerezza, è sprezzante nei confronti dell’attrice popolare, che fa la tv, ma è anche frustrato: insomma, ho usato i luoghi comuni su alcune figure che conosciamo bene.

Margherita Buy, una celebrity al mercato

Il suo personaggio in quanto attrice popolare condivide con lei la tortura di essere sempre riconosciuta. Essere una celebrity è una scocciatura? Avere sempre qualcuno che si avvicina, magari nei momenti meno indicati, per dirle: «Brava, l’ho vista, sa, in quel film…»Non sono cose fastidiose. A me anzi piace che qualcuno riconosca il lavoro, mi fa bene all’anima, non è mai stato un problema. Anche io come Anna B. vado a fare la spesa al mercato e mentre compro le arance e i carciofi, la venditrice mi dice: «Ma io non capisco Moretti quando fa…». Il mercato è un posto dove ritrovi l’umanità, la convivialità, quel momento tutto particolare che a me piace molto, dove la gente si vuole bene, si danno i consigli su cosa comprare e come cucinare.

VOLARE è una produzione Kavac Film, Maremosso, IBC Movie, Tenderstories con Rai Cinema, in collaborazione con ITA Airways distribuito da FANDANGO.

Anche avere sul set sua figlia Caterina ha fatto parte del circolo affettuoso creato dal film?

Margherita Buy fotografata da Luisa Carcavale. Styling: Valeria Papa. Trucco: Irene Legramandi. Capelli: Stefano Venzi. Total look Dior.

La decisione è stata immediata, «chi meglio di lei può fare mia figlia, mi può guardare con quello sguardo anche un po’ severo?» mi dicevo. Ma poi mi sono chiesta: «Mi prenderà sul serio? Riconoscerà in me l’autorità?». C’è voluto un po’, ma ha funzionato, è stato molto bello lavorare con lei e ogni volta che la vedo sullo schermo mi emoziono. Già i rapporti madre-figlia non sono proprio semplici per nessuno, poi noi ci siamo messe in una situazione ancora più complicata: lei che freme per essere se stessa e superare la madre, che è una cosa naturale, mentre lì era costretta a confrontarsi in una situazione in cui io ero l’autorità somma. C’è stato un momento in cui mi è venuta la febbre a 40 e una scena l’ha dovuta finire l’aiuto regista. Allora le ho detto: «Vai con lui», l’ho consegnata. Ma siamo state bene, e sono contenta che una delle sue prime esperienze sia stata con me, aveva fatto solo Vita da Carlo con Verdone.

La rivalità tra le attrici che mette in scena (Elena Sofia Ricci le soffia la parte nel film di un regista sudcoreano) c’è davvero? E in questo momento in cui siete un piccolo manipolo, lei, Cortellesi, la Ramazzotti, passate dall’altra parte della macchina da presa, sente invece una solidarietà di categoria, una causa comune?

Io più che invidiosa sono terrorizzata, Paola ha creato un precedente pazzesco con il suo film. Ma non ne faccio una questione di genere. Sono stata travolta anche dalla bravura di Matteo Garrone e trovo così incredibilmente giusta la sua idea di mettere in scena una storia come quella di Io capitano. Ma la cosa più bella è che la gente sta tornando al cinema.

Il sostegno di Nanni Moretti

Non è morto come periodicamente si dice, il cinema?No, è mezzo morto.

Nel film il produttore non si vede, ma lei ne ha uno importante nella realtà, Marco Bellocchio…Marco è stato uno dei più grandi fan del film. Mi ha dato molti consigli, è stato un giusto produttore. Non mi sarei mai aspettata di poter fare un film con lui. Non lo conoscevo, ma volevo lavorare insieme a lui da tanto. E finalmente abbiamo fatto quella cosa meravigliosa che è Esterno notte (Buy era Eleonora Moro, ndr) e poi l’adesione a un progetto così lontano da lui, che non fa commedie, è stato un vero regalo.

E Nanni Moretti?Mi ha sostenuto molto. Ha letto la sceneggiatura, mi diceva «lo devi fare», veniva sul set…

Non faceva interventi a gamba tesa come in Il sol dell’avvenire in cui occupava un set per una notte intera perché contrariato da quello che si metteva in scena?No, è stato molto rispettoso. Mi incoraggiava. «Molto carina la scena, bene, brava. Vabbè, magari, brava no…».

Le foto di scena sono di Anna Camerlingo

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