La storia dietro al vestito svolazzante di Marilyn Monroe - Il Post

3 giorni ago
Più che la scena di “Quando la moglie è in vacanza” entrarono nella storia le foto, scattate a Manhattan in mezzo a una folla molesta e un Joe DiMaggio inferocito

All’una di notte di settant’anni fa all’angolo tra Lexington Avenue e la 52esima strada, a Manhattan, circa cento fotografi e qualche migliaio di curiosi erano radunati per assistere alle riprese di una scena che sarebbe diventata tra le più memorabili della storia del cinema: quella della gonna bianca svolazzante di Marilyn Monroe nel film di Billy Wilder Quando la moglie è in vacanza. In realtà la scena nel film dura giusto un paio di secondi, non è mai a figura intera e alla fine venne girata in California: a diventare famose furono proprio le fotografie scattate la notte del 15 settembre del 1954 a New York, che contribuirono a rendere Monroe uno dei personaggi più celebri della cultura pop del Novecento.

Marilyn Monroe - Figure 1
Foto Il Post

Il film di Wilder è una commedia romantica prodotta dalla Twentieth Century Fox e racconta la storia di un uomo che, quando la moglie va appunto in vacanza, cerca di resistere alla tentazione di invaghirsi della ragazza che abita al piano di sopra. L’uomo è interpretato da Tom Ewell e la ragazza – senza nome – da Monroe, il cui vero nome era Norma Jeane Mortenson: nella famosissima scena i due sono appena usciti dal cinema, dove hanno visto Il mostro della laguna nera, e mentre chiacchierano sentono il rumore di un treno della metropolitana che sta passando lì sotto.

L’aria che proviene da una grata lungo il marciapiede su cui stanno camminando fa alzare la gonna dell’abito bianco della ragazza fin sopra l’altezza della vita, scoprendo così le sue gambe e i fianchi. A quel punto lei cerca di coprirsi, esclamando: «Oh, senta il vento della sotterranea! Ah, che delizia!»:

All’epoca Monroe aveva 28 anni ed era già Marilyn Monroe: per questo si dice che Wilder avesse deciso apposta di girare la scena all’aperto, sapendo che avrebbe attirato molti curiosi, ma anche fotografi e giornalisti che avrebbero fatto pubblicità al film.

Non si sa per certo quante persone si presentarono davanti al Trans-Lux Theater, ma secondo le testimonianze arrivate fin qui erano tra le 2 e le 5mila. Le riprese durarono più di due ore e la scena fu ripetuta 14 volte davanti ai fotografi – tutti uomini – e a un pubblico che vociferava ed esultava a ogni svolazzamento dell’abito di Monroe, spinto verso l’alto da un grande ventilatore messo sotto la grata. Tra i presenti c’era anche Jules Schulback, un pellicciaio di origine tedesca appassionato di cinema e di riprese, che girò un video emerso solo nel 2017.

Alla fine Wilder non usò mai le scene girate a New York, che anzi sparirono del tutto. Secondo alcuni biografi non si poterono usare proprio perché il rumore dei curiosi era eccessivo e secondo altri erano effettivamente troppo osé per il tempo, mentre per altri ancora erano state girate con l’unico scopo di pubblicizzare il film. La scena che si vede nella sua versione definitiva fu rigirata in uno studio della Twentieth Century Fox a Los Angeles: ancora prima della sua uscita comunque le foto scattate quella sera erano finite un po’ ovunque.

Marilyn Monroe - Figure 2
Foto Il Post

Una foto scattata sul set il 15 settembre del 1954 (20th Century Fox Film Corp./ courtesy Everett Collection via Contrasto)

Fu la stessa Monroe a raccontare qualcosa in più sulle riprese. In una biografia scritta da George Barris spiegò di aver indossato due paia di mutande bianche per evitare di mostrare troppo; disse anche che all’inizio l’atmosfera era «spassosa e innocente», ma che man mano che il regista faceva ripetere la scena «il pubblico di uomini continuava ad applaudire e a urlare ‘Di più, Marilyn, facci vedere di più!’».

Questo secondo l’attrice fece innervosire molto Joe DiMaggio, il leggendario giocatore di baseball dei New York Yankees con cui era sposata dal gennaio di quell’anno. DiMaggio alloggiava all’hotel St. Regis assieme a Monroe ed era stato convinto ad assistere alle riprese dal giornalista Walter Winchell, un suo amico: stando a quanto dice Monroe sempre nella biografia di Barris, DiMaggio si indispettì soprattutto perché la telecamera era puntata verso i genitali della moglie. «I fischi e le urla del pubblico maschile furono troppo per mio marito. Era come uno spettacolo di burlesque», racconta, con il risultato che DiMaggio fece una scenata e se ne andò.

Quella notte la coppia fu sentita litigare e la mattina dopo la parrucchiera dovette coprire con il trucco alcuni lividi sul viso di Monroe, che poche settimane dopo chiese il divorzio. Il 5 ottobre del 1954 la prima pagina del Daily News era intitolata: “Marilyn si separa da Joe a causa delle sue foto sexy”.

Marilyn Monroe e Tom Ewell sul set del film (mptvimages/ Contrasto)

La celebre scena di Quando la moglie è in vacanza è stata citata e imitata innumerevoli volte, e tra le altre cose ha ispirato una statua alta quasi otto metri installata a Palm Springs, la città californiana in cui si racconta che la celebre diva del cinema fosse stata “scoperta”. Il Trans-Lux Theater non esiste più da tempo e la grata su cui furono scattate le celebri fotografie non è chiaramente riconoscibile: con un po’ di impegno però la si può individuare, e capita di trovare ancora oggi persone impegnate a farsi un selfie, a volte vestite e truccate proprio come lei.

Anche l’abito indossato da Monroe per quella scena del film peraltro è uno dei più famosi della storia del cinema: fu disegnato dallo stilista William Travilla, che nel 1949 vinse un Oscar per Le avventure di Don Giovanni e curò i costumi dell’attrice per vari altri celebri film, tra cui Come sposare un milionario e Gli uomini preferiscono le bionde. È un abito da cocktail di quelli che andavano di moda negli anni Cinquanta e Sessanta, con un’ampia scollatura fatta con due pezzi in fibra tessile di cellulosa, una morbida fasciatura attorno all’addome e una gonna a ruota finemente plissettata, molto adatta a svolazzare.

Una volta Travilla lo definì un «vestitino sciocco», ma dopo la morte di Marilyn Monroe, avvenuta nel 1962 in circostanze di cui si discute ancora oggi, lo conservò assieme ad altri abiti che aveva disegnato per lei. Nel 1971 l’abito fu comprato dall’attrice e collezionista Debbie Reynolds, che nel 2011 lo vendette all’asta per 4,6 milioni di dollari (quasi 6 milioni di euro oggi), su un prezzo di acquisto stimato tra 1 e 2 milioni di dollari.

– Leggi anche: Il dibattito sulla statua di Marilyn Monroe a Palm Springs

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