Ue, il rapporto Draghi: dalla cooperazione al debito in comune, ecco ...

9 giorni ago

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L’ex banchiere centrale è convinto che l’Europa debba agire soprattutto su tre fronti: innovazione, energia, sicurezza

di Beda Romano

Mario Draghi - Figure 1
Foto Il Sole 24 ORE

9 settembre 2024

4' di lettura

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

BRUXELLES – Nell’atteso rapporto tutto dedicato alla competitività dell’economia europea, Mario Draghi ha esortato i paesi membri e le istituzioni comunitarie a maggiore coordinamento. Lo stato della congiuntura in Europa è tale per cui l’ex presidente della Banca centrale europea propone nel suo “manuale di istruzioni” di ridurre il numero di scelte che vengono prese all’unanimità, di aprire la porta a nuove cooperazioni rafforzate, e di promuovere debito in comune.

La relazione - pubblicata oggi, lunedì 9 settembre - è uno spaccato impietoso della situazione economica in Europa. Alcune cifre sono particolarmente significative. Il divario di crescita tra Stati Uniti ed Unione europea, sulla base dei prezzi del 2015, è passato dal 15% nel 2002 al 30% nel 2023. La quota di settori nei quali la Cina compete direttamente con la UE è salita dal 25% nel 2002 al 40% oggi. Infine, sulle 50 più importanti società tecnologiche mondiali, solo quattro sono europee.

Coerenza delle politiche

Come anticipato nei suoi discorsi di questi ultimi mesi, l’ex banchiere centrale è convinto che l’Europa debba agire soprattutto su tre fronti: l’innovazione, l’energia, e la sicurezza (in un contesto di crescente unilateralismo degli Stati Uniti “la sicurezza è un prerequisito per una crescita sostenibile”). In buona sostanza si tratta di promuovere l’innovazione così come di ridurre i costi e le dipendenze nel settore dell’energia e della difesa.

“Affinché la strategia delineata in questo rapporto abbia successo, dobbiamo iniziare con una valutazione comune della nostra postura, degli obiettivi a cui vogliamo dare priorità, dei rischi che vogliamo evitare e dei compromessi che siamo disposti a fare - scrive l’autore nell’introduzione -. Dobbiamo avere una nuova visione della cooperazione sia nella rimozione degli ostacoli che nell’armonizzazione di regole e leggi così come nel coordinamento delle politiche”.

Nella sua relazione l’ex premier italiano sostiene la necessità di completare il mercato unico (come previsto dal Rapporto Letta); rendere più coerenti tra loro politiche industriali, commerciali e della concorrenza (“l’attenzione di tali politiche dovrebbe essere rivolta ai settori piuttosto che alle aziende”); finanziare in comune “beni pubblici europei”; e infine riformare il governo dell’Unione europea, riducendo gli oneri amministrativi dove è possibile ma anche delegando al centro dove è necessario.

Il tema degli aiuti di Stato è delicato. In questi anni, Bruxelles è stata chiamata a trovare un difficile equilibrio tra la preservazione della libera concorrenza e la promozione di imprese di livello continentale. Sostiene il rapporto di Mario Draghi: “Poiché l’innovazione nel settore tecnologico è rapida e richiede bilanci consistenti, le analisi relative alle fusioni dovrebbero valutare in che modo la concentrazione proposta influirà sul futuro dell’innovazione nei settori prioritari”.

Debito in comune

Il tema del finanziamento dell’economia è cruciale. “Per massimizzare la produttività, sarà necessario un finanziamento congiunto negli investimenti in beni pubblici europei fondamentali, come per esempio i settori più innovativi”, si legge nel rapporto. “Per raggiungere gli obiettivi indicati nella presente relazione, è necessario un investimento aggiuntivo annuale minimo di 750-800 miliardi di euro, secondo le ultime stime della Commissione, pari al 4,4-4,7% del PIL della UE nel 2023”.

“L’Unione dovrebbe orientarsi verso l’emissione regolare di strumenti di debito comune per consentire progetti di investimento congiunti tra gli Stati membri e contribuire all’integrazione dei mercati dei capitali”, aggiunge l’ex banchiere, riferendosi all’esempio del NextGenerationEU. Tra le altre cose, Mario Draghi suggerisce che “gli Stati membri potrebbero prendere in considerazione la possibilità di aumentare le risorse a disposizione della Commissione rinviando il rimborso dei NGEU”.

La difesa merita un capitolo a sé. L’ex presidente del Consiglio nota in Europa limitati investimenti tecnologici e una industria molto frammentata. “Il rapporto raccomanda quindi di aumentare i finanziamenti europei per la R&S e di concentrarli su iniziative comuni. Questo approccio potrebbe essere sviluppato attraverso nuovi programmi a duplice uso e una proposta di progetti europei di difesa di interesse comune per organizzare la necessaria cooperazione industriale”.

Il nodo istituzionale

Infine, il nodo finanziario si lega alle questioni istituzionali: “Una nuova strategia industriale a livello europeo – sostiene l’autore - non avrà successo senza cambiamenti paralleli nell’assetto istituzionale e nel funzionamento dell’Unione”. In questo senso, l’ex banchiere propone di incentivare misure a favore della competitività usando il bilancio comunitario, di ridurre il numero di scelte prese all’unanimità dei paesi membri, e di consentire in ultima analisi cooperazioni rafforzate.

Il rapporto contiene anche un richiamo all’urgenza di applicare in modo più efficace il principio di sussidiarietà. Non solo l’iter legislativo è lungo in media 19 mesi, ma la stessa attività normativa della Commissione è cresciuta “eccessivamente”. L’ex premier Draghi giunge a una doppia conclusione: da un lato i parlamenti nazionali dovrebbero esaminare le iniziative comunitarie per garantire maggiore sussidiarietà; dall’altro le stesse istituzioni europee dovrebbero avere “un maggiore autocontrollo”.

A mo’ di conclusione, la relazione pubblicata oggi è certamente una traccia completa e dettagliata di una possibile tabella di marcia. Come spesso accade l’autore è stato costretto a trovare un compromesso tra ciò che sarebbe necessario, se non addirittura urgente, e ciò che è politicamente praticabile. Il rapporto - chiesto un anno fa dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen - sarà ora discusso dai paesi membri e, si deve presumere, messo in pratica almeno in parte.

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