Max Pezzali è a casa sua a San Siro

6 giorni ago
Max Pezzali San Siro

Max Pezzali torna sul luogo del “crimine”, laddove due anni fa la sua carriera era tornata grande: lo Stadio di San Siro. Era il 15 e 16 luglio 2022 quando per la prima volta le porte dello stadio milanese si aprivano all’ex 883.

A quelle due date hanno poi fatto seguito nel 2023 un lungo e fortunato tour nei palasport e un’esibizione al Circo Massimo a Roma. Da qui la decisione per l’estate 2024 di organizzare un vero tour negli stadi, partito il 9 giugno con la data zero di Trieste per poi passare a Torino, Bologna (due date), Roma e Milano per tre appuntamenti e poi a seguire Messina e Bari. A questi concerti si aggiungono una coda del tour a settembre la partecipazione al Red Valley Festival a Olbia.

Nell’attesa del tour ad aprile è uscito anche un nuovo singolo “Discoteche abbandonate” (leggi qui), ovviamente in scaletta in queste date (per quanto meno partecipata dal pubblico).

Ancora prima di iniziare il concerto dagli schermi viene annunciato la messa in onda della serie tv in onda dall’11 ottobre su Sky dal titolo “Hanno ucciso l’uomo ragno”, firmata da Sydney Sibilia in cui si racconta, in otto episodi, la storia della nascita degli 883 con  Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli che interpretano rispettivamente Max Pezzali e Mauro Repetto.

Dopo le note del Jovanotti di “Ciao Mamma” alle 21,28 s’inizia e il tutto parte con una clip (che si sviluppa in più parti nello spettacolo) a cui segue la marchin’ band che accompagna ogni data, che sale sul palco introducendo, con un medley, la star che al suo ingresso viene accolta con un boato. I primi due brani vengono eseguiti con l’accompagnamento della banda e i suoi ottoni che si uniscono al gruppo di scena di Max.

La scenografia è imponente e colorata. Sul palco tanti macro oggetti che ricordano le canzoni del repertorio di Pezzali/883: mani, cactus, “deca”, palloni, radioloni, indicazioni stradali e, immancabili, la ragnatela e gli “Arbre Magique” (tutti messaggi per i boomer). Scenografia grandiosa, spettacolare, ma qualità audio discutibile. Sullo schermo centrale sull’immagine di Pezzali (con gli occhiali scuri) si sovrappongono colorate immagini, specie di “figurine” molto anni ’80 e ‘90, poi mirror ball grafiche e altri visual. Poi durante l’esecuzione de “La dura legge del gol” sullo schermo scorrono le immagini di un album di figurie in cui Max è in squadra con altre star, musicali e no: Kurt, John, Amy, Diana, Ghandi, Freddie, Nelson, il giamaicano Bob e l’americano Bob e … divertitevi a trovare gli altri.

Da subito è quello che ci si può aspettare: una festa, un momento di condivisione, di grande comunione, che coinvolge il pubblico anche giovane. C’è lo stesso senso di appartenenza che si è vissuto qualche giorno prima al concerto di Sfera Ebbasta, solo che qui il rito coinvolge genitori e figli. E allora i presenti a San Siro sono tutti pronti a cantare, a coprire addirittura la voce di Max o a sostituirsi a lui (in “Come mai” e “Nessun rimpianto”).

È una musica pop, nella sua accezione di popolare, con la quale però Max ha sempre disegnato e raccontato (e forse un po’ idealizzato) la generazione anni ’90, quella post paninara, più “leggera”, quella “delle grandi compagnie, dei motorini sempre in due” come canta Pezzali, dei buoni sentimenti ma anche dei “2 di picche”. Un mondo oggi un po’ anacronistico, con il suo linguaggio lessicale e comportamentale, una visione dell’adolescenza/gioventù relegata a quel periodo storico ma che con il suo sapore di “passato che non passa” riesce a conquistare ancora anche i giovani. Vincenti sono anche le sue melodie, le sue atmosfere che ancora adesso hanno un senso e le facili rime che rendono tutto molto immediato e semplice.

Quando oltre a lui (per fortuna) il rock italiano aveva una sua vitalità e ricchezza, mentre l’hip hop stava crescendo, Max Pezzali era il “denigrato Pezzali”, immagine della leggerezza, del disimpegno musicale, del trionfo discografico e del pop più semplice. Eppure Pezzali oggi è ancora qua, capace, in questa sua seconda giovinezza, di riempire gli stadi, di creare festa (allora come oggi). Max mette in scena uno spettacolo convincente, colorato, energico, pieno di ritmo, divertente, con una scaletta di hit (non per altro il tour si chiama “Hit Forever”) per lo più provenienti dal repertorio 883. C’è anche un “recupero dai tesori del passato” - come dice Max, prima di eseguire “Ci sono anch’io” (2002), mai prima proposta dal vivo e recuperata per questo tour (“so che molti di voi la amano”… e parrebbe proprio così).

Poche parole (niente “ciao Milanooooo”), zero ospiti, ma focus sulla sostanza per uno spettacolo che non sbraca nella baracconata. Va preso per quello che è, consci della sua offerta, sapendo di accostarsi a una musica dal sapore semplice, da sempre festaiola ma eseguita da una band (due chitarre, tastiere, basso e batteria) che suona attuale, sotto la direzione di Davide Ferrario. Divertente.

Scaletta

Clip
Intro
Viaggio al centro del mondo
Bella vera
La regina del celebrità
La regola dell’amico
Io ci sarò
Come deve andare
Rotta x casa di Dio
Non me la menare / te la tiri / 6 uno sfigato /jolly blu/ la radio
Sei fantastica
Il grande incubo
Clip
Discoteche abbandonate
Sei un mito
Nella notte (rmx)
Weekend (rmx)
La lunga estate caldissima
Una canzone d’amore
Come mai
Nessun rimpianto
Eccoti
Ci sono anch’io
La dura legge del gol
Clip
Hanno ucciso l’uomo ragno
Gli anni
Grazie mille (acoustic version)
Clip
NSOE / Tieni il tempo
Con un deca

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