Megan Fox, che soffre di dismorfismo corporeo: «Non c'è mai stato ...
L'attrice Megan Fox è una donna oggettivamente dotata di fascino, attraente. Può poi piacere o meno in base ai gusti personali, ma la bellezza è una dote che le appartiene. Un’affermazione con la quale la prima a non essere d’accordo è proprio lei: da sempre considerata un sex symbol, ha di recente affermato durante una videointervista rilasciata a Sports Illustrated, di rientrare tra i 5 e i 10 milioni di statunitensi affetti da dismorfismo corporeo.
«Non mi vedo mai come mi vedono gli altri – rivela la star di Transformers - Non c'è mai stato un momento nella mia vita in cui ho amato il mio corpo, mai e poi mai. Quando ero piccola, avevo un'ossessione che mi portava a fissare sempre lo stesso difetto. Non so se dipenda dal fatto che sin da giovane ho avuto subito consapevolezza del mio corpo».
«Molto positivo che la Fox sia consapevole del disturbo mentale di cui soffre e che abbia deciso di parlarne pubblicamente», commenta il dottor Emanuel Mian, PhD in neuroscienze e scienze cognitive, psicologo e psicoterapeuta cognitivo, fra i maggiori esperti in Italia nello studio e nella terapia dei disturbi dell’immagine corporea e del comportamento alimentare.
Suo è il libro Fuga dallo specchio, appena uscito per Feltrinelli Urrà, una guida pratica per imparare a piacersi e ad amare il proprio corpo, raggiungendo un “mindset” improntato a uno stile di vita equilibrato, in reale sintonia coi bisogni del proprio corpo.
“Fuga dallo specchio” di Emanuel Mian - Feltrinelli Urrà
A Mian abbiamo chiesto maggiori delucidazioni sul caso di Megan Fox, partendo da un dato: anche in Italia si soffre di dismorfismo corporeo. «I numeri sono difficili da recuperare, in quanto moltissimi non si rendono conto di essere davanti a un problema mentale, quindi tentano di correggere da sé il difetto fisico o di nasconderlo. Spesso chi viene in cura da me o dai colleghi per iniziare un percorso psicoterapeutico, lo fa solo dopo essere stato magari da un chirurgo estetico, dopo aver quindi instaurato già dei rituali ossessivi, ormai ben radicati.
In cifre, possiamo stimare un 2% circa di persone che soffrono di dismorfismo corporeo, ci avviciniamo al 5% se parliamo di soggetti in età postadolescenziale. Nei casi psichiatrici, l’incidenza aumenta al 7%.
I pazienti affetti poi da dismorfismo corporeo non afferiscono solo alla branca psichiatrica, ma anche a quella dermatologica o di chirurgia plastica o estetica: lo specialista si accorge che l’ossessione non nasce semplicemente a livello esteriore, quindi suggeriscono un percorso psicoterapeutico. Necessario, direi, perché bisogna curare il dentro, per far sì che queste persone si vedano belle anche fuori. Infatti, non saranno mai soddisfatte fino a che non cominceranno a elaborare in modo corretto le informazioni relative al proprio aspetto fisico».
Quindi, esattamente in cosa consiste il dismorfismo corporeo?
«Il dismorfismo corporeo, o conosciuto anche come dismorfofobia, non è una distorsione di pensiero, rientra proprio tra i disturbi psichiatrici ossessivi-compulsivi. Prendiamo proprio l’esempio di Megan Fox: bellissima donna, lei si concentrerà sull’unico difetto fisico che la fa sentire imperfetta. Il dismorfismo corporeo infatti è l’eccessiva preoccupazione per un difetto reale o presunto tale: il difetto può esserci davvero, o in caso non vi sia, il soggetto è convinto di averlo, quindi la verifica per convalidarne l’esistenza richiederà gran parte delle energie mentali e fisiche per correggerlo o nasconderlo, senza mai riuscirci in quanto il malessere origina a livello mentale.
Una cosa mi preme precisare a caratteri cubitali: a nulla varrà tentare di convincere queste persone di non essere difettose o di essere bellissime come sono. Il dismorfismo corporeo genera grande angoscia e ansia in questi soggetti, portando nelle condizioni più severe, a casi di depressione o isolamento sociale. Non si tratta di vanità o di estetica: queste persone si giocano una vita serena per via delle convinzioni installate nella loro mente».
Tutti noi però abbiamo una caratteristica fisica o un tratto che non ci piace o addirittura detestiamo…
«Il 91% della popolazione occidentale soffre di insoddisfazione corporea, cioè vorrebbe cambiare qualcosa del proprio corpo, chi il naso, chi vorrebbe il seno più grosso, chi odia il proprio fondoschiena… Ma ciò non significa che tutti soffriamo di dismorfismo corporeo. È come si vive questo presunto difetto fisico che crea i presupposti per un disturbo mentale.
Bisogna fare un distinguo anche di genere: le persone che soffrono di più di insoddisfazione corporea sono in maggioranza donne, ma sono anche quelle che cercano di rimediare immediatamente, ricorrendo a make up, filler, botulino, interventi chirurgici, camouflage nel vestiario. Nei maschi la manifestazione di una certa insoddisfazione corporea inizia a vedersi con la tipologia di maschio cosiddetto metrosexual. Ma è più difficile che un uomo dichiari apertamente di non essere in pace con un difetto fisico: soprattutto in caso di dismorfismo corporeo, i maschi ritengono che sia una “cosa da femmine”. Anche per questo è difficile ottenere una stima precisa di chi ne può soffrire e chi no».
Quali sono i fattori che possono far insorgere il dismorfismo corporeo in una persona?
«Il dismorfismo corporeo è multifattoriale. Possono incidere fattori genetici, per esempio se in famiglia una persona ha i genitori o i fratelli affetti dallo stesso disturbo, è più probabile che si ammali di dismorfismo corporeo. A questo sono correlati i fattori biologici, ovvero sono in atto degli studi che stanno indagando eventuali anomalie cerebrali nell’elaborazione di alcune informazioni in modo corretto. Poi i fattori ambientali: ovvero se una persona è costantemente esposta a critiche sull’aspetto fisico o se è immersa in una cultura sociale, che propina sempre lo stesso canone di bellezza, queste diventeranno l’humus in cui coltiverà un possibile dismorfismo corporeo. Allo stesso modo, sono deleterie esperienze traumatiche, come abusi sessuali, o episodi di bullismo relativi all'aspetto fisico. Infine, esistono numerosi bias cognitivi, che vanno ad alimentare il mostro del dismorfismo corporeo».
Vuole illustrarci i principali?
«Certo, basta citare la famosa “sindrome dell’impostore”: faccio un esempio pratico, più le persone faranno complimenti a Megan Fox, più in lei si alimenterà la convinzione di non meritarli, andando a porre l’accento sul difetto che non le dà pace. Poi esistono i bias di conferma, che portano chi soffre di questo disturbo a cercare costantemente prove, che vanno a confermare che il difetto esiste. Esistono i bias di attribuzione, ovvero per colpa di questa caratteristica fisica negativa, attribuisce tratti negativi anche a quelli caratteriali. Infine, cito i bias di memoria: un dismorfofobico tenderà a ricordare selettivamente solo commenti o feedback negativi relativi al suo difetto fisico. I complimenti non li registrerà nemmeno».
Come si può aiutare quindi chi soffre di dismorfismo corporeo?
«Tenendo sempre a mente appunto che non si tratta di persone vanesie, ma profondamente intrise di sofferenza, che origina da dentro la loro testa. Da soli non possono farcela, quindi è importante accompagnarli verso un percorso di psicoterapia che insegni loro a fare pace con ciò che vedono allo specchio, loro grande nemico. Le persone che soffrono di questo disturbo o si specchiano in modo ossessivo o non si specchiano mai per paura di ciò che possono vedere. Specchiandosi, noteranno sempre e solo il difetto che li ossessiona: il resto seppur piacevole non esisterà, perché non sarà in grado di lenire il dolore che il difetto fisico porta con sé. Chi soffre di dismorfismo corporeo è vittima di molte trappole e stanno tutte nella propria testa».
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