I look preferiti del Met Gala 2024 della redazione di Vogue Italia

12 giorni ago
Met Gala 2024
10 Editor di Vogue Italia svelano i loro look preferiti del Met Gala 2024

Allerta spoiler: siamo ragazze cresciute a cui piace sognare. E (quasi) tutti i nostri look preferiti del Met Gala 2024 hanno a che fare con questo. Li chiamano gli Oscar della Moda, e per noi in effetti sono una sorta di maratona. Ci prepariamo per settimane per avere un piano d'attacco in cui tutto funzioni, ma quando il celebre “primo lunedì di Maggio” si avvicina in redazione l'atmosfera si fa elettrizzante. Ci dividiamo in due turni: chi copre la notte e inizia a seguire la diretta prima che scocchi la mezzanotte e chi invece dà il cambio al mattino presto, cercando tutte quelle informazioni che non erano ancora trapelate. Ecco perché passiamo quasi 24 ore a osservare tutti (ma proprio tutti) i look sfoggiati sul tappeto rosso del Met. Dopo averne studiato i dettagli e carpito le curiosità, vi sveliamo chi ha indossato gli abiti che ci hanno fatto battere il cuore.

Zendaya in un Givenchy d'archivio

Sono una grande fan di Audrey Hepburn e per questo mi ha emozionato tantissimo vedere Zendaya, un'icona moderna, interpretare un copricapo che ricordava tanto quello indossato dall'attrice nel film del 1964 My Fair Lady. Inoltre, rappresentava alla perfezione il tema dell'evento con quel tripudio di fiori inaspettato così in primo piano. Il cappello è stato disegnato da Philip Treacy per Alexander McQueen, ed è stato scelto per un abito di John Galliano appartenente alla collezione couture primavera estate 1996 di Givenchy, intitolata The Princess and The Pea. Un sogno! Laura Tortora, Fashion News & Wedding Editor

Il secondo look sfoggiato da Zendaya sul tappeto rosso del Met è stata una celebrazione a tutto tondo della moda d'archivio, tra l'abito firmato John Galliano per Givenchy nel '96 e il copricapo floreale (decisamente allineato con il dress code!) di Philip Treacy per Alexander McQueen, anno 2007. È sempre bello vedere capi del passato che tornano a splendere nella contemporaneità, ma al Met Gala ancora di più. Valentina Abate, Fashion News Associate

Zendaya in Givenchy Haute Couture primavera estate 1996 by John Galliano

Gilbert Flores/Getty Images

Chioma Nnadi in Burberry

Una delle cose che ho sempre amato del Met Gala è osservare le interpretazioni del tema da parte degli Editor di Vogue. Forse perché quando lavoravo come Fashion Editor a New York con Virginia Smith ci occupavamo di consigliare ai colleghi dei vari dipartimenti i migliori look per la soirée, oltre che degli innumerevoli fitting alle celeb. Oggi scelgo il look di Chioma Nnadi, la nuova Head Of Content di British Vogue, per il suo elegante e luminoso Burberry giallo burro. Indossando l'abito di un designer inglese, Chioma diventa la perfetta ambasciatrice del suo paese. Inoltre, trovo che il colore sia sofisticato e l'ideale per l’inizio della primavera: fragile all’apparenza, come tutti i toni pastello, eppure di grande personalità. Francesca Ragazzi, Head of Editorial Content

Chioma Nnadi in Burberry

Dimitrios Kambouris/Getty Images

Gigi Hadid in Thom Browne

È stato il look che mi ha colpito immediatamente e ci è voluto davvero poco perché si aggiudicasse il primo posto nella mia classifica. Con un abito scultoreo ma delicato, Gigi Hadid ha interpretato perfettamente ciò che questo abito vuole raccontare, grazie all'azzeccatissima scelta di make up e acconciatura perfettamente in tema. Da notare i tocchi che delineano lo stile iconico di Thom Browne, come i revers della giacca abbottonata che creano l'inizio di una gonna voluminosa e ricca di dettagli da scoprire. Marta Oldrini, Fashion Market Editor

Gigi Hadid in Thom Browne

Gotham/Getty Images

L'abito di sabbia di Tyla, firmato Balmain

Tyla indosserà questo abito solo una volta nella vita, perché realizzato seguendo un lungo e innovativo processo di produzione che ha permesso a Olivier Rousteing, direttore creativo di Balmain, di trasformare la sabbia in un “tessuto”. L'idea è stata quella di creare un vestito a clessidra: non solo nella forma per la silhouette calcata ma anche concretamente utilizzando la materia naturale che, per tradizione, segna il tempo. Decadenza e caducità sono qui proposte magistralmente come opera d'arte indossata. Selene Oliva, Affiliation Content Writer

Tyla in Balmain

Gotham/Getty Images

Nicki Minaj in Marni

Sarà che ho visto da molto vicino il processo che porta alla creazione dei fiori di Marni o forse che la scelta rappresentava appieno chi l'ha indossata, oltre a interpretare perfettamente il tema della serata, ma il mio look preferito è stato quello di Nicki Minaj. Mi ha riportata indietro nel tempo, è stato camp al punto giusto, ho amato la tridimensionalità dell’abito e il fatto che fosse accompagnata dal designer italiano. Giorgia Feroldi, Fashion Contributor

Nicki Minaj in Marni

Dimitrios Kambouris/Getty Images

Lana Del Rey in Alexander McQueen

Avendo letto il racconto da cui hanno preso ispirazione per il dress code del Met Gala, The Garden of Time di J.G. Ballard, ci tenevo particolarmente che venisse rispettato. Per me Lana Del Rey ha vinto tutto, ha citato in maniera sublime il finale della short story, che non voglio rovinarvi ma si conclude con due persone che vengono trasformate in statue, ritrovate anni dopo attorcigliate tra i rovi. E chi meglio di lei ha saputo incarnare il tema della serata, Sleeping Beauties: Reawakening Fashion, interpretando proprio una Bella addormentata nel bosco - con tanto di rosa stretta in mano – che in inglese si chiama proprio Sleeping Beauty. Francesca Faccani, Lifestyle & News Editor

Lana Del Rey in Alexander McQueen

Taylor Hill/Getty Images

Una principesca Elle Fanning in Balmain

Avete presente quando gli animaletti del bosco aiutano Aurora, La bella addormentata, a vestirsi? E ricordate la consistenza cristallosa, quasi ghiacciata, delle scarpette di Cenerentola? Ecco, Balmain è riuscito a ricreare tutto questo sull'abito off-the-shoulder di Elle Fanning, dalla silhouette a sirena, in tulle iridescente. Sembrava davvero fatto di vetro e con due uccellini scolpiti, lì a sostenere l'abito. L'attrice dice di essersi ispirata al racconto di J.G. Ballard del 1962, Il giardino del tempo, anche se sono dell'idea che il suo personaggio di Aurora, in Maleficent, l'abbia fatta pensare un po' anche alle principesse della Disney. Ha trasformato il sogno di tante bambine - che vivono segretamente ancora in noi - in realtà. Alice Abbiadati, Fashion News Editor

Elle Fanning in Balmain

Aliah Anderson/Getty Images

Amelia Gray in Undercover

Il look che ho preferito durante la serata del Met Gala 2024 è quello indossato da Amelia Gray, un abito a campana costruito come un terrarium al cui interno fioriscono delle rose, illuminate nel buio dalle luci incastonate internamente nella gonna. Un po' perché vedere un pezzo creato da Undercover, marchio giapponese fondato da Jun Takahashi nel 1993 che prende ispirazione dalla street culture e dal punk del paese del Sol Levante, su un red carpet così importante mi rende felice. Un altro motivo è il mix fantastico tra design, spettacolarizzazione e attinenza al tema che caratterizza il capo. Difficile indossarlo nel quotidiano, ma è perfetto per raccontare la storia di un giardino del tempo e fotografare un momento sospeso, quello in cui i fiori restano sempre come appena sbocciati e non muoiono mai: tanto romantico quanto irreale. Irene Coltrinari, Beauty Editor

Amelia Gray in Undercover

Dia Dipasupil/Getty Images

Chloë Sevigny in Dilara

Lei questa follia camp che dilaga nell'atmosfera di ogni Met Gala l'ha chiamata Met Madness: difficile darle torto. La sua stylist, Haley Wollens, ha descritto l'immagine che hanno costruito definendola una Belladonna of Badness. Chloë Sevigny ha indossato un abito Dilara custom made, interamente realizzato utilizzando capi di epoca Vittoriana decostruiti e riassemblati. Impossibile non menzionarne i dettagli: fra i ricami sulla gonna c'erano fiocchi e fiori di capelli intrecciati, dove i pistilli erano perline, e persino un romantico Chloë in corsivo (in epoca Vittoriana i capelli delle persone amate o morte venivano utilizzati per creare dei gioielli). Con la struttura di un corsetto che ne valorizzava il seno, la silhouette a sirena, le maniche arricciate e le spalle scoperte, l'ho immaginata vivere nel giardino incantato del racconto di Ballard. La vedo leggere i classici inglesi e suonare il clavicembalo ma se fosse lei la protagonista della storia probabilmente il finale sarebbe diverso, perché non reciderebbe il gambo di un fiore magico per sopravvivere: forse non avrebbe paura dello scorrere del tempo né tantomeno della morte. Giulia Di Giamberardino, Fashion Contributor

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