Reddito di cittadinanza: cosa sappiamo su Mia, che lo sostituirà
Dovrebbe chiamarsi Mia, acronimo di misura di inclusione attiva, il sussidio che il governo Meloni introdurrà per sostituire il reddito di cittadinanza, che la legge di bilancio 2023 aveva prorogato solo fino a luglio. Lo riporta il Corriere della Sera, sottolineando come le bozze di testo preparate dal ministero del Lavoro siano già al vaglio di quello dell’Economia e delle finanze.
Ma cosa sappiamo, nel dettaglio, di questa nuova misura?
Le tempisticheA chi spetteràIl tetto IseeIl ruolo delle agenzie del lavoroLa piattaforma onlineLavorare in contemporaneaI controlliIl risparmioLe persone denunciate per frode rappresentano poco più dell'1% del totale dei percettori del sussidio. Mentre i controlli dell'Inps hanno bloccato 3 milioni di richieste indebite
Le tempistiche
La Mia dovrebbe essere attivata già quest’anno. In particolare, dovrebbe essere possibile richiederla già ad agosto o, al più tardi, da settembre. Accogliendo la proposta avanzata tempo fa dall’attuale sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, il governo dovrebbe inoltre escludere la possibilità che il nuovo sostegno possa essere chiesto a ripetizione, come accadeva per il reddito di cittadinanza.
Per le famiglie senza occupabili, la durata massima della misura sarà di diciotto mesi alla prima domanda, di dodici dalla seconda in avanti. Prima di chiederla nuovamente, si dovrà attendere un altro mese.
Per i nuclei con persone occupabili, il sostegno scadrà al termine dei dodici mesi la prima volta, al termine dei sei la seconda. Un’eventuale terza richiesta potrà essere presentata solo dopo uno stop di un anno e mezzo. L’intenzione del governo è quella di spingere in questa maniera gli interessati a cercarsi un impiego.
A chi spetterà
Dando continuità a quanto stabilito con la finanziaria, l’esecutivo avrebbe scelto di dividere i potenziali beneficiari della Mia in due fasce, una formata dalle famiglie povere senza persone occupabili e un’altra dai nuclei con occupabili. Le prime sono quelle in cui c’è almeno un minorenne o un over 60 o un disabile. Le seconde sono invece quelle di cui tali soggetti non fanno parte, ma che presentano almeno un individuo tra i 18 e i 60 anni.
Per gli occupabili che beneficiano attualmente del reddito di cittadinanza dovrebbe essere dunque possibile presentare domanda per il nuovo sostegno, che dovrebbe però essere meno remunerativo sia del reddito, sia della Mia prevista per le famiglie con persone non occupabili. Anche per queste ultime, la riforma prevede una stretta.
L’importo base del sostegno, per i nuclei formati da una sola persona, dovrebbe rimanere identico ai 500 euro mensili previsti dal reddito. Non è invece ancora certa l’entità della somma extra per l’affitto, che con il reddito di cittadinanza arrivava fino a 280 euro al mese e che potrebbe essere abbassata e rimodulata sulla numerosità del nucleo familiare. Per gli occupabili, il sostegno base dovrebbe invece essere ridotto a 375 euro.
Il tetto Isee
A subire una stretta non dovrebbe essere solo l’importo della misura: anche i requisiti Isee richiesti per accedere al beneficio dovrebbero essere ampiamente rivisti. Il tetto per individuare gli aventi diritto alla Mia dovrebbe infatti scendere dai 9360 euro previsti per il reddito di cittadinanza a quota 7200.
Secondo le stime del Corriere, questo taglio potrebbe far fuori circa un terzo dei percettori dell’attuale sostegno statale. Questo inciderebbe positivamente sulla cosiddetta scala di equivalenza: l’importo corrisposto aumenterebbe maggiormente rispetto a quanto accaduto finora per ciascun componente del nucleo, e la misura assisterebbe meglio quelli più numerosi.
Per non correre il rischio di censure da parte della Consulta o dell’Unione euroopea, il governo dovrebbe portare il requisito della residenza in Italia dai 10 ai 5 anni, aumentando di poco, in questo senso, la platea dei potenziali beneficiari.
Il ruolo delle agenzie del lavoro
Una volta consegnata telematicamente la domanda, partiranno i controlli incrociati utili al riconoscimento della prestazione e i nuclei familiari senza occupabili saranno indirizzati ai comuni per i percorsi di inclusione sociale. Per gli altri, una condizione per ottenere la Mia dovrebbe essere la sottoscrizione di un patto personalizzato presso un centro per l’impiego.
La novità più corposa dovrebbe riguardare le agenzie private del lavoro, che potrebbero essere coinvolte in questo processo, ottenendo un incentivo per ciascuna persona occupabile alla quale dovessero riuscire a procurare un contratto, anche a termine o part time.
La piattaforma online
Al fine di migliorare l’incrocio tra domanda e domanda di lavoro, il ministero del Lavoro dovrebbe dirigere i lavori utili a realizzare una piattaforma online nazionale a cui gli occupabili dovrebbero obbligatoriamente iscriversi e tramite la quale riceverebbero offerte congrue. Al primo rifiuto, il diritto alla prestazione dovrebbe decadere.
In questo senso, l’offerta dovrebbe essere ritenuta congrua quando in linea con la profilazione della persona occupabile e nel caso in cui la sede di lavoro dovesse essere all’interno della provincia di residenza del soggetto beneficiario o in una delle province con essa confinanti. Dovrebbero essere ritenute congrue anche le offerte di contratti brevi, se superiori ai 30 giorni.
Lavorare in contemporanea
Per combattere il fenomeno del lavoro nero accompagnato al reddito di cittadinanza, l’esecutivo dovrebbe consentire di cumulare alla Mia fino a 3.000 euro annuali non soltanto con redditi da lavoro stagionale o intermittente, ma anche con tutti gli altri tipi di lavoro dipendente.
Una volta superata questa soglia, l’erogazione della Mia sarebbe sospesa per la durata del rapporto di lavoro e riattivata al suo termine.
I controlli
La nuova riforma rafforzerebbe, secondo il Corriere, tutte le norme sui controlli, sulla decadenza dal beneficio per coloro i quali non rispettano gli impegni previsti dai patti di inclusione sociali o di inserimento al lavoro, sulle dichiarazioni di falso e sul lavoro in nero.
A confermare l’importanza di queste norme c’è il numero totale dei percettori del reddito di cittadinanza, calato dopo il rafforzamento dei controlli deciso dai governi guidati da Draghi e Meloni. In particolare, a gennaio 2023 le famiglie beneficiarie di rdc e pensione di cittadinanza erano 1.160.714, circa 200mila in meno rispetto a gennaio 2022.
Il risparmio
Con la riforma del reddito di cittadinanza e della pensione di cittadinanza e l’assorbimento di quest’ultima nella Mia, il governo ambirebbe a risparmiare una cifra totale tra i 2 e i 3 miliardi all’anno dei circa 8 spesi annualmente con il reddito di cittadinanza.