Mietta e la malattia di cui ha sofferto: di cosa si tratta
Mietta ha rivelato di aver sofferto, sin dall’infanzia, di una malattia importante: attacchi di panico gravi e invalidanti. L’opinione pubblica è venuta a conoscenza della problematica di Mietta, all’anagrafe Daniela Miglietta, solo di recente, quando la cantante ha deciso di raccontare il suo passato in televisione, a Silvia Toffanin prima (Verissimo, in tre diverse interviste a partire dal 2019) e Pierluigi Diaco poi (Bella Ma’, 2022) spiegando che i primi attacchi di panico sono arrivati nel periodo in cui i suoi si stavano separando.
“Gli attacchi sono iniziati in un momento particolare della mia vita, mentre i miei genitori si stavano separando; il mio primo attacco l’ho avuto a 12 anni, e all’inizio non è stato molto facile gestirlo; è qualcosa che ti stravolge, e ti terrorizza; senti di perdere le forze, provi vero terrore e vorresti scomparire, tanto è il dolore e il terrore: le crisi mi sono arrivate spesso quando concludevo dei progetti, e io alla fine ho deciso di affrontarle con tenacia, per capire la loro origine, e probabilmente deriva dalla mia ipersensibilità; anche durante il mio primo Sanremo ero molto ombrosa, timida, molto frenata“.
E proprio a un’edizione della famosa kermesse canora, quella del 1991, è legato un altro aneddoto: “Sul palco, mentre cantavo Dubbi No, ho avuto un attacco di panico fortissimo, mi si era completamente paralizzata la parte destra del corpo; era una mia sensazione, ma era diventata fisica, e quindi era difficile da gestire”. La cantante afferma però di essere riuscita almeno in parte a gestire queste forti manifestazioni emotive, anche grazie a un aiuto professionale: “Ora fortunatamente, ne sono uscita, grazie alla mia volontà, alla mia testa, alla consapevolezza, ma anche grazie all’aiuto di una persona, una dottoressa che mi segue da anni“.
Mietta, però, prima di divulgare la sua storia personale di sofferenza emotiva in televisione, aveva già raccontato della sua esperienza con la malattia in un contributo per la rivista Ok Salute e Benessere, nel 2011. Riportiamo di seguito alcuni stralci del testo, raccolto da Barbara Rossi. La descrizione di ciò che accade durante un attacco di panico non lascia spazio alla fantasia: “Ho voglia di urlare, ma la voce rimane strozzata in gola. Ho voglia di scappare, ma le gambe sembrano inchiodate all’asfalto. Scappare da un vortice misterioso dal quale mi sento risucchiata. O, altre volte, scappare dal dolore. Quello che, subdolo e improvviso, mi comprime la testa, mi stringe un braccio, mi gela le gambe come se fossi caduta in un mare ghiacciato, o mi brucia la schiena come se ci fossero delle fiamme dentro di me“.
L’importante, prima di tutto, è capire l’autentica natura di ciò che sta accadendo: “L’attacco di panico non ha nulla a che vedere con l’ansia, con quel senso di oppressione per gli impegni e per i ritmi quotidiani che scontano in tanti. No, lui è come un corteggiatore subdolo e fedelissimo: salta fuori quando meno te lo aspetti e tu non puoi farci nulla se non abbandonarti al suo abbraccio che ti toglie il respiro. A meno che non provi a rintracciare, piano piano, dove se ne sta nascosto“.
Ed è proprio scavando dentro se stessa, che Mietta ha trovato la chiave per la soluzione del suo mistero interiore: “Solo negli ultimi anni ho capito che il terrore dentro di me è nato dalla paura della morte, che si è portata via la mia sorellina Valeria quando lei aveva sei mesi e la meningite e io solo due anni. Il senso di vuoto si è annidato in me e a un certo punto, durante la separazione dei miei genitori, mentre ero fragile, mi ha risucchiata“.
E dopo il primo spaventoso attacco avuto da bambina, le cose per un po’ sono state difficili: “Da allora il panico si è fatto vivo parecchie volte. Specie nel periodo dell’adolescenza: arrivava mentre camminavo per strada o quando, guardandomi allo specchio, mi sembrava di non riconoscermi. In alcune fasi della mia vita, quelle più vulnerabili, gli attacchi di panico sono stati ciclici: ogni tre anni, puntuali, decidevano di piombare nella mia vita per alcuni mesi. Ogni volta in modo diverso, camuffandosi, prendendomi alla sprovvista, senza darmi modo di reagire“.
Alla fine, però, la vicinanza della famiglia, e la maternità, hanno dato a Mietta una nuova prospettiva da cui ripartire: “Mi ha aiutato molto mia madre. Io e lei siamo sempre state vicine; Anche grazie a lei, a poco a poco, ho affrontato le mie paure, e ora sto meglio. Sarà che nel frattempo sono anche diventata mamma di Francesco Ian, a settembre 2010. Sarà che ho trovato due persone che mi sono state vicine, non voglio chiamarli medici, perché sono molto di più, sono due amici capaci di pettinarti l’anima. Sono guarita? Non lo so. Ho imparato a tenere il panico al suo posto“.