Violante Placido: “Interpretando Moana Pozzi ho capito quanto è ...

3 giorni ago

Trent’anni fa esatti, il 15 settembre 1994, Moana Pozzi moriva all’Hôtel de Dieu di Lione, con le Confessioni di Sant’Agostino accanto al letto. Quindici anni fa, nel 2009, Violante Placido affrontava la miniserie Moana di Sky con regia di Alfredo Peyretti. Un’attrice di spettacolo interpretava una non-attrice convenzionale, icona della pornocultura.

Moana Pozzi - Figure 1
Foto La Repubblica

Violante, con che problemi ha fatto i conti, all’epoca?

“Ho subito considerato l’aspetto della sfida, della spregiudicatezza di una donna che brillava di luce propria. Volevo attraversare anch’io, impersonandola, la parabola di chi visse una libertà che aveva avuto il suo prezzo. Ho assunto la pelle di chi non si fece mai incastrare da influenze sociali, sempre sincera e piena di dignità, molto professionista. Rispose di non voler fare la casalinga alle femministe denuncianti la sua condizione di donna oggetto. Un tema attuale, perché le figure femminili non sono ancora trattate alla pari, subiscono spesso altrui scelte e violenze, non sempre vantano una piena indipendenza. Facendo un viaggio dentro di lei, ho capito quanto l’intelligenza di Moana fosse oltre il porno”.

Scrupoli, timori, incertezze…

“Mai dubbi. Appena ho conosciuto il progetto, ho voluto misurarmi nel ruolo. Un biopic così era una rarità: entrare in una vita intensa e misteriosa, raccontare una donna inaspettata in modo intimo, non fermarmi davanti a quello che rappresentava, scoprire in lei una grazia innata malgrado un lavoro discutibile e inaccettabile..”.

Moana Pozzi - Figure 2
Foto La Repubblica

Responsabilità?

“Non ho avuto paura di cosa potesse accadere a me e alla mia carriera. Ero affascinata da una creatura libera, senza dipendenze. La responsabilità nasceva dal fatto che era molto amata, e io dovevo rispettarla, evitando una sconfitta per me e per lei. Mi documentai con tutte le sue interviste, e alla vigilia del primo giorno me la sognai come Marilyn che fa “Happy birthday” a Kennedy”.

Umanità e leggerezza?

“La sua umanità derivava dal fatto che era una donna fedele a sé. Sapeva di far soffrire i genitori ma non rinunciò alle sue scelte. Volevo adombrare qualche sua fragilità, ma lei aveva idee ben chiare su come muoversi, non assecondava il pensiero comune, non era ricattabile, anche con gli uomini”.

Ha fatto ricorso alla femminilità e al coraggio sociale di lei Violante odierna?

“Mi sono concentrata su Moana donna e sulla sua capacità di sedurre, mettendo in gioco il mio corpo. Ho scoperto che a lei piacevano di più gli spettacoli dal vivo, l’esporsi con la voglia di sentirsi amata. Lanciava un segnale anche alle donne, sempre curiose di capirne di più di una donna disinvolta, autonoma”.

Riflessioni a distanza, oggi, anno 2024?

“Mi conservo tutta l’impresa come è andata, intensa, indimenticabile, coi timori per l’interruzione e il cambio di regia dopo due settimane, e la rassicurante ripartenza dopo una decina di giorni”.

Lezione ricevuta?

“Vivere ovunque senza condizionamenti. Aspirando, noi donne, a sempre più impegnativi e inarrivabili lavori. Più leciti possibili, certo”.

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