Luka Modric, uno splendido (quasi) quarantenne

14 giorni ago

C’era una volta il concetto di attaccante di riserva, mestierante molto spesso attempato, costretto a riciclarsi e a inventarsi una seconda carriera nei minuti conclusivi delle partite: la più classica delle armi da calare contro difese stanche per la prima fase della battaglia, contando su un’autonomia lontana da quella dei tempi migliori e su una lucidità maggiore, dettata dall’esperienza. Uomini rotti a ogni avventura, pronti a calarsi in una veste diversa rispetto al passato anche alla luce di una condizione fisica via via sempre più complessa con il passare degli anni. Carlo Ancelotti, con la sua infinita saggezza e potendo sfruttare anche la risorsa aggiuntiva dei cinque cambi, ci sta consegnando una parentesi calcistica di bellezza struggente: il tramonto spettacolare di Luka Modric, che alle soglie dei 39 anni è diventato un meraviglioso “fuoriclasse di riserva”. Nei 18 minuti più recupero giocati contro il Manchester City nel match d’andata, la leggenda croata ha saputo calarsi nelle pieghe di una partita giocata fino a quel momento a ritmi insostenibili, dando il via alla meravigliosa azione del definitivo 3-3 segnato da Valverde. E chissà cosa ci regalerà al ritorno, in una sfida che ormai è diventata un classico della Champions League.

Modric - Figure 1
Foto esquire.com

Gioca sempre meno, Modric, al Real Madrid, e non potrebbe essere altrimenti all’interno di un centrocampo che può ancora contare su un sublime Toni Kroos, sul già citato Valverde, più i vari Camavinga, Tchouameni e via dicendo, con Ancelotti che si diverte a cambiare gli assetti in base a quelle che sono le esigenze della singola partita. Quando entra, però, sembra ammiccare a quei presidenti ed ex calciatori che da tempo sostengono che il calcio debba mettersi in competizione non tanto con gli altri sport, quanto con i social tipo Instagram e TikTok, dominati dai contenuti brevi capaci di rubare l’attenzione delle generazioni più giovani. Modric come una pillola vivente, calcio condensato in dieci, quindici o venti minuti, anche ai massimi livelli. Si muove in mezzo a colleghi di cui potrebbe essere se non il padre almeno lo zio con il passo che lo ha sempre contraddistinto e una visione di gioco rimasta immutata negli anni, protetto da uno scudo invisibile che lo rende immune ai contrasti. Modric che usa l’esterno destro con la semplicità con cui noi usiamo una forchetta o un mouse, una naturalezza che ci risulta aliena, forse persino fastidiosa. Modric che sembra avere un rapporto preferenziale con il pallone, carnale, oggetto perennemente attaccato ai suoi piedi fin quando non sente il bisogno di disfarsene. Modric che sa anche sacrificarsi quando la partita lo richiede, che usa un corpo teoricamente logoro come se non avesse dovuto affrontare oltre vent’anni di carriera ai massimi livelli.

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Il volto è più scavato rispetto a quando è arrivato a Madrid, questa nuova aria sofferente gli conferisce, se possibile, un’ulteriore aura da santone del centrocampo. A inizio anno, mentre attorno al suo nome circolavano fantasie di ribellione, ha rimesso tutti in riga: “Sono consapevole della concorrenza, qui ci sono giovani giocatori di altissimo livello, noi giocatori più anziani dobbiamo aiutarli a progredire e ad assumere gradualmente il loro ruolo, senza lamentarci: ho firmato il rinnovo per questo”. Uno spirito indomito, un’attitudine da campione nella testa prima che nei piedi, la richiesta di essere trattato come un giocatore competitivo senza però avere la pretesa di essere, ancora una volta, il primo della lista. Gli spifferi provenienti da Madrid rivelano che Ancelotti lo vorrebbe nel suo staff a partire dalla prossima stagione ma l’impressione è che Modric si senta ancora giocatore, e che giocatore: nel mirino ha l’Europeo con la Croazia, a caccia dell’unica soddisfazione che non ha ancora potuto raggiungere, quella di alzare un trofeo con la maglia a scacchi della sua Nazionale. Ce lo troveremo davanti (l’Italia è nel girone con Croazia, Spagna e Albania) e sarà allo stesso tempo un bel vedere e uno spauracchio impossibile da sottovalutare, anche perché in Nazionale Modric ritrova, come d’incanto, anche lo smalto sul lungo periodo che l’età gli ha inevitabilmente tolto. Con quella 10 sulle spalle, erede ideologico di Zvonimir Boban, Luka torna ventenne e il suo calcio riprende a dilatare la bellezza, a spalmarla sui novanta minuti invece che sui venti o i trenta.

Modric - Figure 2
Foto esquire.com

Aspettando l’Europeo, ci accontentiamo di questo bignami di fuoriclasse, capace di incidere in frammenti di partita sempre più ridotti, dando vita a un ruolo che non è praticamente mai esistito prima e chissà se esisterà dopo di lui. Un tramonto accecante, di quelli che ti colgono di sorpresa e ti costringono a una foto fugace per non smarrirne l’essenza. La parte finale della carriera di un fuoriclasse che non si arrende al tempo e che ci offre una versione inedita di un concetto di morettiana memoria: Luka Modric è uno splendido (quasi) quarantenne.

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