Inganno, recensione: ecco com'è la serie Netflix con Monica ...
di Stefano Di Maria
La virata di Netflix verso le fiction da prima serata è ormai chiara dopo l’uscita, oggi 9 ottobre, della nuova serie INGANNO, del regista Pappi Corsicati, prodotta da Cattleya, con protagonista Monica Guerritore. Le aspettative erano tante, ma purtroppo – a dispetto del grande sforzo produttivo – dobbiamo dire che sono state deluse. INGANNO va vista come una soap opera che attualizza le trame di serial tutto sesso e scandali, niente di più. Vale la pena vederla? Sì, ma senza aspettarsi granché, magari accantonando i difetti – che ahimè non sono pochi – per riflettere sull’interrogativo al centro della storia: perché, se uomo di 60 anni fa coppia con una trentenne è accettato, se è la donna ad avere 60 anni c’è tanto pregiudizio?
Qui trovate il trailer:
INGANNO – La tramaScritta da Teresa Ciabatti, Eleonora Cimpanelli, Flaminia Gressi e Michela Straniero, composta da sei episodi, la serie di Pappi Corsicato è un remake della serie inglese GOLD DIGGER. Gabriella (Monica Guerritore) è la proprietaria di un prestigioso hotel sulla costiera Amalfitana, una donna elegante, fiera dei suoi 60 anni e consapevole del suo ruolo. I suoi tre figli ormai sono grandi e la vita non sembra riservarle più molte sorprese, finché non incontra Elia (Giacomo Gianniotti): un ragazzo affascinante, vitale, libero, coetaneo del suo figlio maggiore, che esercita su di lei un fascino irresistibile, ma anche ambiguo e spaventoso. Nonostante la differenza di età, Gabriella si riscopre donna, amante… e per Elia sarà pronta a mettere in gioco tutto, anche il rapporto con i figli e la loro eredità.
Per quanto appassionante e ricca di colpi di scena, la miniserie Netflix richiede una sospensione dell’incredulità fuori dal comune. Ci sono anche dei vuoti narrativi: non si capisce come si sia arrivati a certe decisioni e certi eventi da una puntata all’altra. Come se non bastasse, il processo che va in scena nell’ultimo episodio è del tutto irrealistico: non solo i testimoni vanno a deporre davanti al giudice a proprio piacimento, con un’improvvisazione processuale mai vista prima, ma il giudice rientra in aula per comunicare la sentenza nemmeno dopo un minuto da quando se n’è uscito dicendo “Mi ritiro in Camera di Consiglio”.
Bisogna poi considerare la caratterizzazione dei personaggi come cliché: c’è la ragazza che vive di social e usa i suoi soldi per operazioni di chirurgia estetica, il fratello sessualmente fluido, il poliziotto gay che ha una storia con un uomo sposato, la ragazza in cerca di fortuna disposta a tutto per arricchirsi… Nessun personaggio, che sia della famiglia protagonista o meno, viene davvero indagato nelle sue sfaccettature psicologiche, tanto meno sul perché faccia certe scelte.
Si predilige l’azione, nel tentativo di tenere desta l’attenzione dello spettatore: Corsicato ha usato spesso, infatti, la macchina a mano e la Steady, per trasmettere coi primi piani una forte tensione emotiva. Addirittura c’è un risvolto thriller ma che non c’entra nulla con la trama principale, da cui si discosta totalmente, chiudendosi in modo sbrigativo e deludente. Un altro aspetto lascia perplessi: com’è possibile che in una serie ambientata a Napoli e sulla costiera amalfitana, le cui location sono cristallizzate da una fotografia accurata che le valorizza appieno, nessuno o quasi parli o abbia un accento napoletano?
E’ in tutta questa approssimazione che pecca INGANNO, dimostrandosi un’occasione mancata perché il potenziale produttivo e il coraggio c’erano tutti. Rispetto alle fiction tradizionali dei canali in chiaro, gli attori sono una spanna più in alto, ma Monica Guerritore, forte dei suoi vasti trascorsi cinematografici, è magnifica, mettendosi in gioco completamente: nella recitazione, nelle scene di nudo e di sesso, nell’esprimere il tormento di una donna che si sente vecchia e non vuol rinunciare all’amore a dispetto di tutti, pur consapevole che in realtà lui la stia ingannando (no, non possiamo credere che il suo personaggio sia così ingenuo). Giacomo Gianniotti, invece, ha dalla sua la lunga esperienza nella serie GREY’S ANATOMY e un fisico da urlo, con cui è inevitabilmente a suo agio nelle sequenze (non poche) in cui non indossa maglietta o pantaloni.
Qualcosa resta alla fine: l’emancipazione del ruolo della donna, che anche in tarda età non deve vergognarsi della sua sessualità ed è giusto lotti per una vita indipendente dai giudizi della famiglia e della gente. E’ questo il messaggio del finale a tarallucci e vino, che non risparmia purtroppo “e vissero tutti felici e contenti”.
GIUDIZIO: 2.5/5Trovate qui tutte le nostre recensioni
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