Bagnaia vince ma non basta: il campione è Martin!
Un terzo posto alla fine di una gara piuttosto avara di emozioni. Se non all'ultimo giro, quando Martin ha cominciato la cavalcata che l'avrebbe consacrato campione. Il primo di uno spagnolo dall'anno di Mir, il 2020. Il secondo di un pilota "satellite" dopo quello di Rossi nel 2001, ultimo anno dell'era dei due tempi. Jorge Martin ha vinto l'ansia che l'attanagliava da venerdì e ha corso da campione. Senza rischiare, ma con l'adrenalina che l'ha accompagnato per 24 giri. Prima di sciogliersi nella commozione finalmente liberatoria. "Negli ultimi giri non sentivo nemmeno più le mani" ha confessato. Poi l'abbraccio con l'amico fraterno, Aleix Espargaro, che ha corso alle sue spalle, quasi a proteggerlo, prima di dire addio alle corse (Aleix nel 2025 continuerà come collaudatore della Honda). Le congratulazioni dei colleghi, mentre il suo box esplodeva in un boato di gioia. Mentre le tribune, strapiene del Montmelò, ne accompagnavano il giro trionfale. Pecco ha aspettato l'amico-avversario al parco chiuso, sereno, e sorridente nella sua flemmatica compostezza.
Bagnaia, una stagione da 17 vittorie tra gare e Sprint"Non voglio togliere la scena a Jorge, che si merita il risultato che ha raggiunto" le prime parole del campione uscente che ha stretto subito la mano al suo successore. Bagnaia mette in bacheca 11 vittorie, più della metà di una stagione infinita. Su 40 partenze, sommando quelle del sabato, il piemontese della Ducati ne ha vinte 17. Tra la soddisfazione per aver dimostrato di essere comunque il più vincente, e il rimpianto, forse prevarrà quest'ultimo stato d'animo, al momento di trarre un bilancio. Bagnaia ha perso il titolo, vincendo più dell'anno prima. Ha ceduto la corona lottando fino all'ultimo traguardo. Ha tenuto vivo il mondiale come aveva detto, fino alla fine. Nell'ultimo week end ha firmato la pole position, il successo di sabato e poi quello di domenica. Di più non poteva fare. "Posso solo vincere, poi sarà quel che sarà" ripeteva. Il Mondiale l'ha perso prima: 8 zeri sono troppi per chi vuole puntare al vertice. "Ho perso troppi punti per strada, almeno in quattro occasioni per colpa mia". A Jerez fu steso nel mini GP da Brad Binder, ma nelle due successive, Le Mans e Barcellona, è scivolato da solo. Come da solo cadde poi a Silverstone, dopo essere tornato in testa alla classifica, l'errore peggiore, per sua ammissione, dopo aver ritrovato il primato in classifica.
Il valore della costanzaMartin ha vinto sulla distanza, campione di regolarità: 10 volte sul secondo gradino del podio, contro le 2 di Bagnaia. S'era intuito subito, dalle prima gare che sarebbe stato un avversario di tutto rispetto, più consistente, più maturo e consapevole. Capace di ingoiare il rospo del divorzio voluto da Ducati che gli aveva garantito il posto a fianco di Bagnaia, salvo preferirgli Marc Marquez. Invece di abbattersi lui ha trovato energie ulteriori. "Con Ducati il rapporto è rimasto buono" ha confessato alla viglia del Gran premio di Barcellona. Chissà che le loro strade non possano incrociarsi di nuovo. Martedì 19, comunque, inizia una nuova avventura, con l’Aprilia con cui debutterà nei test ufficiali, sempre lì, a Barcellona.