Mototerapia diventata legge, cos'è e perché gli scienziati protestano
Cè la pet therapy, la musicoterapia, l'ortoterapia e poi c'è la mototerapia, per cui ieri, 20 novembre, il Senato ha approvato in via definitiva il ddl. Si tratta, in poche parole, di una “terapia complementare”, così viene definita, che utilizza una moto per motivare e migliorare il benessere dei pazienti con gravi malattie. Ma bisogna fare una doverosa premessa, soprattutto per non alimentare false speranze: non c'è alcuna evidenza scientifica che ne dimostri l'efficacia e il beneficio. Una legge, quindi, che ha sollevato non poche polemiche tra scienziati e opposizione. Ecco di cosa si tratta nel dettaglio.
La mototerapia è un progetto ideato dal campione di motocross Vanni Oddera, in cui piloti formati usano moto elettriche, in aree protette (anche all'interno degli ospedali), per fare delle demo di freestyle motocross e successivamente far salire i pazienti sulla moto per un giro insieme. La legge, quindi, mira al riconoscimento della pratica con la moto (Freestyle Motocross Therapy, Fmx), quale terapia complementare, ossia che può essere utilizzata in associazione con la medicina convenzionale, per migliorare l'esperienza dell'ospedalizzazione. “Ogni terapia complementare contribuisce a garantire quella dimensione umanizzata e più dignitosa della cura e interpreta l’unicità della persona a partire dalle sue emozioni e dal suo diritto di essere felice, anche in contesti ospedalieri, anche in situazioni dolorose e complesse, anche e soprattutto per i bambini che possono godere di un momento di adrenalina, di svago, di un'emozione che determina in loro entusiasmo e stimola la voglia di reagire”, ha spiegato il ministro per le disabilità Alessandra Locatelli.
Lo sconforto della scienzaPer essere intesa come tale, ricordiamo, una terapia deve essere supportata dalla letteratura scientifica e da una rigorosa validazione. Tra i primi esperti a muovere critiche contro il riconoscimento della mototerapia come terapia complementare c'è stata la senatrice a vita e scienziata Elena Cattaneo, che ha espresso il proprio voto contrario al disegno di legge, definendola “una legge-spot senza capo né coda”. Secondo l'esperta, infatti, l'approvazione del ddl Mototerapia sarebbe “una nuova imbarazzante pagina della legislazione antiscientifica di questa Legislatura, come ce ne sono già state altre”. È un parlamento, aggiunge l'esperta, “totalmente incapace di distinguere tra realtà e finzione quando si parla di medicina e scienza”.
L'importanza dell'evidenza scientificaSebbene vada riconosciuto l'importante ruolo di alcune attività che mirano al miglioramento del benessere, come quelle ludico-ricreative che si svolgono soprattutto nei reparti pediatrici, senza alcun bisogno di leggi, “credo che sia assolutamente tossico definire 'terapie' attività prive di alcuna minima evidenza di beneficio, poiché alimenta confusione e false speranze”, sottolinea Cattaneo. Non esiste, infatti, alcuna prova a sostegno della proposta e della promozione della mototerapia, in quanto “non è terapia integrativa e nemmeno complementare, bensì attività ludica come gli scacchi o il pallone”, aggiunge l'esperta. Infatti, l'unico studio che è stato citato a sostegno della legge, che tratta di malattie oncologiche pediatriche, "ha un impianto metodologico fortemente carente (...) privo di un gruppo di controllo o di un follow-up rispetto all'effetto su parametri medici misurabili”, spiega Cattaneo. Inoltre “nei cinque anni successivi alla pubblicazione è stato citato zero volte (tranne che dai suoi stessi autori), nonostante siano decine di migliaia gli studiosi e le pubblicazioni che si occupano di malattie oncologiche pediatriche”.