Nick Cave, gioia e dolore, rabbia e allegria per conquistare gli 11 ...

Nick Cave

di Matteo Cruccu

Il 67enne australiano torna dopo due anni per presentare il nuovo album «Wild God»

«We’ve all had too much sorrow, now is the time for joy»: abbiamo avuto tutti troppi dispiaceri, ora è il momento di essere felici. Sarebbe troppo sbrigativo dire che il concerto appena terminato davanti agli 11mila del Forum sia stato una sorta di moderno Inno alla Gioia. Perché quando Nick Cave scende in campo, lo spettro delle emozioni é assai più multiforme di qualunque gabbia emotiva. Gioia, dolore, rabbia, scherno, allegria, sono gli stati d’animo che hanno caratterizzato l’ennesima serata riuscita dell’australiano.

Che tornava dopo due anni, ultima volta in una piovosa Arena di Verona. E con in tasca il recente, acclamatissimo, disco «Wild God» eseguito quasi per intero in scaletta. Un disco di rinascita, di ripartenza, di gioia anche, come recita appunto «Joy», una delle canzoni piu riuscite del lotto. Perché dopo i tremendi e irredimibili lutti, la perdita dei due figli, Nick ha deciso di provare, per quanto possibile, a ripartire.

Quei figli però evocati subito, con benevoli auspici nella nuova “ Frogs” che ha inaugurato la serata («Si staranno divertendo in paradiso»), meno nell’antica «o Children» («un brano inappellabile, su come non sia stato capace di occuparmi di loro», grida), un brano che squarcia il cuore di chiunque, con quel “children” ripetuto come una litania


Alterna voce e piano Nick, col fido Warren Ellis al violino e e, come tocco di classe, col bassista dei Radiohead, Colin Greenwood: alza ripetutamente le braccia, sacerdote del rocknroll, comunque molto piu sereno dell’ultima volta, quando a Verona era ancora in lutto per la perdita del secondo figlio.

Anche perché qui, a differenza dell’Arena, dove per la famosa buca non aveva potuto abbracciare il pubblico, si può letteralmente tuffare verso le mani tese degli aficionado della prima fila. Come quando si addentra nelle anguste atmosfere di «Jubilee Street», dal riuscitissimo album degli Anni Dieci, con quel climax quasi pinkfloydiano alla «Careful with that axe, Eugene». Esplode ora il Forum. E il sabba rock'n'roll continua con «From Her to Eternity», pezzo che viene dritto dai tumulti di gioventù di Nick.

Scorrono i brani del nuovo album e sono uno più bello dell’altro: vedi la messianica «Long Dark Night» o la suadente «Cinnamon Horses». Ma il sabba riprende con la vecchia «Tupelo»: la storia del tornado che risparmiò un neonato Elvis Presley é un’altra esplosione di suoni. In«Conversion», pure pezzo tra i più significativi del nuovo lavoro, parte piano e poi ripete come un ossesso, aiutato dal coro gospel «Touched by the spirit and touched by the flame» «sono stato toccato dallo spirito, toccato dalla fiamma». E poi «Stop stop stop». È la conversione definitiva di Nick.


Gioia e dolore, paradiso e inferno: «I Need you» ricorda la perdita del primo figlio. E non ha bisogna di altri qui , Nick. Da solo, voce e piano inondano di commozione tutto il Forum. Gioia e dolore, il concerto corre verso i bis con il quasi dub di «Red right hand in love» e lo strazio a passo di marcia del condannato a morte di «The Mercy Seat»: Nick ha esorcizzato quel che doveva esorcizzare (per quanto possibile), mentre le coriste scendono accanto a lui. Sembra, anzi é un predicatore ora Cave. E sul finale, nella mozione degli affetti c’e spazio anche alla sua ex (e prima musa) Anita Lane con «O wow o wow (how wonderful she is)», di nuovo i figli in «The Weeping Song» e poi l’abbraccio definitivo di  «Into My Arms». Il dolore, la gioia, Nick Cave. 

21 ottobre 2024 ( modifica il 21 ottobre 2024 | 01:36)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Leggi di più
Notizie simili
Le news più popolari della settimana