Non aprite quella porta, le curiosità e i retroscena inquietanti del cult ...

3 ore ago

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Non aprite quella porta - Figure 1
Foto Wired.it

Dietro le quinte raccapriccianti, aneddoti spaventosi e altre curiosità da brivido su The Texas Chainsaw Massacre, pietra miliare dell'horror anni '70 che torna al cinema fino al 25 settembre

Non aprite quella portaMidnight Factory

Non aprite quella porta (in originale, Texas Chainsaw Massacre), pietra miliare del cinema horror americano firmato dal compianto Tobe Hooper, festeggia i cinquant'anni dal suo debutto cinematografico con il ritorno in sala. Midnight Factory, etichetta di Plaion Pictures, celebra la pellicola con un evento che riporta sul grande schermo il capostipite dello slasher fino al 25 settembre, in versione restaurata in 4K integrale, e in lingua originale sottotitolata. Per l'occasione, abbiamo pensato di ricordare il massiccio e implacabile maniaco armato di motosega e munito di maschera di pelle umana Leatherface - che nel 1974 ha debuttato nel primo di una saga sanguinario di nove capitoli - con una classifica degli aneddoti e dei retroscena più inquietanti legati al primo film.

Se vi perdete l'evento, potete “accontentarvi” di una delle tre edizioni home video del cult, tra cui quella per veri collezionisti Non Aprite Quella Porta Collectors Edition (5 dischi +1 4K Ultra-HD).

Le tante ispirazioni

A differenza di quanto affermato dalla campagna pubblicitaria, quella di Non aprite quella porta non è una storia vera. “Il film che state per vedere è il resoconto della tragedia che colpì un gruppo di giovani” recitava, mentre la locandina strillava “quello che è successo è vero!”. Gunnar Hansen, interprete di Leatherface, ha più volte detto di aver incontrato persone che gli assicuravano di aver incontrato il vero maniaco! Tutto è partito, invece, dal desiderio del regista Tobe Hooper di realizzare una rivisitazione moderna di Hansel e Gretel, ma le ispirazioni sono molteplici. La più inquietante è, sicuramente, quella legata all’omicida e profanatore di cadaveri del Wisconsin Ed Gein (che sarà anche il protagonista della terza stagione del docu crime sui veri più efferati killer degli ultimi anni, Monsters). La più “personale”, quella scaturita nel 1972 in un grande magazzino durante lo shopping natalizio. “C'era una folla immensa, ero frustrato. Quando mi sono ritrovato vicino a un espositore di motoseghe, ho pensato che se ne avessi presa una e l’avessi usata sulla folla avrei potuto farmi strada subito” ha rivelato Hooper.

Il vero Leatherface

Leatherface, uno dei più iconici “mostri” dell’horror assieme a Jason e Freddy, deve la sua famigerata maschera a Gein, che ne indossò, davvero, una fatta di pelle umana. Tuttavia, l’idea di una maschera è venuta al regista grazie a un medico di sua conoscenza. “Mi sono ricordato di un suo racconto di quando era studente di medicina. Una sera si recò all’obitorio dell’università, scuoiò un cadavere e ne fece una maschera per Halloween”.

Il primo Leatherface

L’immenso e intimidatorio Gunnar Hansen è l’attore dietro la maschera di Leatherface nel film originale, ma non il suo primo interprete. Hansen - allora studente universitario ad Austin - scoprì dei provini per la parte tropo tardi. Gli fu detto che sarebbe stato “fantastico” nel ruolo – era alto quasi due metri e pesava 135 kg - ma era già stato assegnato. Tuttavia, dopo un paio di settimane, un responsabile del casting lo chiamò per dirgli che l’attore assunto per impersonare il maniaco era “rintanato ubriaco in un motel” e non voleva uscire, perché l’aura che avvolgeva il film era nefasta e non voleva essere colpito da un karma negativo. Per prepararsi a interpretare il maniaco Hansen andò in un ospedale psichiatrico di Austin per studiare i movimenti dei pazienti e copiarli.

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Foto Wired.it
Un set maledetto

Al pari di Poltergeist e Blade Runner, anche le riprese di The Texas Chainsaw Massacre non sono state uno spasso. Il budget era solo di risicatissimo, raccolto da un privato, Bill Parsley, che voleva cimentarsi nella produzione cinematografica. Cast e troupe vennero quindi pagati una miseria e sfruttati al massimo, e a nessuno venne in mente di chiedere una percentuali sugli incassi, semplicemente perché nessuno pensò che la pellicola avrebbe avuto un successo straordinario. A peggiorare la situazione, le temperature mortali dell’estate texana, che superarono i 45 gradi, e carne e ossa ammassate sul set per le riprese che marcivano emanando un fetore mortale. C’era un unico bagno per cinquanta persone, un solo set di costumi per ciascun attore, attori e troupe che vomitavano e svenivano per il caldo e per la puzza.

La cena

La mitica scena della cena che vede il personaggio di Sally (Marilyn Burns) a tavola con la famiglia di cannibali è un momento indelebile della cinematografia dell’orrore, ma per poco non è mai esistita. Non solo gli attori erano costretti in un ambiente chiuso con un caldo soffocante e il fetore della carne esposta al sole, ma tutta la sequenza è stata girata in un giorno solo. John Dugan, interprete del nonno, non era in grado di sostenere un’altra giornata di riprese e trucco, e per questo tutte le scene sono stata girate tutte in una volta sola, in 27 ore consecutive.

Sangue vero

Hansen era sempre più stanco ed esasperato ogni giorno che trascorreva sul set, tanto che nel famigerato giorno delle riprese della cena arrivò a tagliare davvero la collega attrice Marilyn Burns per velocizzare le riprese. La scena in cui il dito di Sally viene tagliato in modo che il suo sangue possa essere somministrato al nonno doveva basarsi su un effetto speciale banale. La lama del coltello utilizzato nella scena era coperta con un pezzo di nastro adesivo che conteneva un tubicino di gomma pieno di sangue finto da spremere nel momento opportuno. Il suddetto continuava a non funzionare come doveva, a intasarsi e bloccarsi, così Hansen, di nascosto, rimosse il nastro dal coltello quando nessuno guardava e ferì la Burns per davvero.

Vade retro

Gunnar Hansen è stato evitato da molti membri del cast per buona parte delle riprese, tanto da essere costretto a fare pausa e mangiare quasi sempre da solo. Non (solo) perché non emanava un odore gradevole a cause del caldo e del costume pesante, ma per una questione di autenticità. I membri del cast che interpretavano le vittime di Leatherface, infatti, lo evitavano: nessuno di loro gli parlava o si avvicinava a Hansen finché il rispettivo personaggio non veniva ucciso. Alcuni non videro mai l’attore in parte fino al momento delle riprese. Per esempio, quando Jerry (Allen Danzinger) scopre la stanza di macellazione di Leatherface e poi lo incontra, l'urlo che emette è autentico: era la prima volta che vedeva Hansen in costume completo.

La motosega

Alla faccia della sicurezza sul set, la motosega utilizzata nel film era vera e perfettamente funzionante. Sebbene in alcuni frangenti la lama dentata fu rimossa, in molti altri l’oggetto di scena era perfettamente integro. In un caso, la lama si è trovata a pochi centimetri dalla testa dell'attore William Vail nella scena in cui Leatherface inizia a fare a pezzi il corpo di Kirk. Lo stesso Hansen ha rischiato la pelle: durante la sequenza dell'inseguimento in cui Leatherface bracca Sally in fuga per i boschi di notte, l’attore è caduto e la motosega è volata, atterrando molto vicino al suo corpo.

Un film per tutti

Nelle intenzioni originali di Hooper, Non aprite quella porta avrebbe dovuto essere, incredibile ma vero, un film per tutti. Ovviamente, la sfilza di raccapriccianti mutilazioni che costellano la pellicola non hanno aiutato a ottenere il visto della censura desiderato, sebbene la maggior parte di quelle scene sia suggerita piuttosto che mostrata graficamente. Hooper sperava di ottenere la classificazione “Per tutti” allo scopo di raggiungere un pubblico più ampio e per questo cercò di limitare la quantità di sangue sullo schermo. “Se ci fate caso, nel film non se ne versano che un paio di decilitri” ha commentato Hooper. La pellicola è stata vietata ai minori.

Luoghi da visitare

Il luogo originale utilizzato come casa di Leatherface e della sua famiglia si trovava nella contea di Williamson, in Texas, in quella che oggi è la zona di Round Rock. L’edificio in questione oggi non esiste più, ma in una zona poco fuori da Austin si trova il Grand Central Café – ribattezzato l’anno scorso Hooper’s dai nuovi proprietari, in onore del regista scomparso nel 2017 - di Kingsland, un ristorante che è anche la casa vera e propria del film, restaurata e adibita a locale. La stazione di servizio del film è diventato un bed & breakfast a Bastrop. Si chiama Last Chance Gas Station e serve barbecue (non di carne umana).

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