Lutto: addio Gian Paolo Ormezzano

22 ore ago

27 Dicembre 2024

L’atletica italiana si unisce al lutto per la scomparsa di Gian Paolo Ormezzano, una delle principali firme sportive del nostro Paese, grande cultore dell’atletica leggera. Torinese, aveva 89 anni ed era stato testimone di settant’anni di grandi eventi internazionali tra cui 25 Olimpiadi tra estive e invernali, con l’oro di Livio Berruti a Roma 1960 nel cuore. 

Ormezzano - Figure 1
Foto Fidal

È stato direttore responsabile di Tuttosport, prestigiosa firma per La Stampa, il Guerin Sportivo, Famiglia Cristiana, Corriere Torino. Al nostro sport, una passione non soltanto professionale ma vissuta anche da runner correndo le maratone di New York e Torino, aveva dedicato l’ampio volume “Storia dell’atletica”. I suoi racconti di storie, personaggi e imprese hanno impreziosito per anni anche le pagine della rivista “Atletica”. Alla sua famiglia vanno le più sentite condoglianze del presidente FIDAL Stefano Mei, del Consiglio federale e di tutta l’atletica.

Di seguito pubblichiamo un ricordo firmato da Nicola Roggero, torinese, voce di Sky Sport.

La firma sotto i suoi pezzi era perfettamente inutile. Impossibile non riconoscere lo stile, unico, di Gian Paolo Ormezzano, la sua scrittura geniale e ironica, divertente e curiosa. Capitano di niente, gregario di sé stesso, si definiva, prendendo a prestito il gergo del ciclismo, suo grande amore, lui che in realtà adorava tutte le discipline perché, spiegava, lo sport era lente di ingrandimento che aveva scelto per conoscere l’uomo. Ci era riuscito, in grado com’era di salire su un autobus di sconosciuti, a Sydney come a Montreal, e in venti minuti fare amicizia con chiunque, autista e controllore compresi. Prosa unica, infaticabile. Era in grado di partorire articoli chilometrici in venti minuti, la macchina da scrivere appoggiata sulle ginocchia e idee straordinarie che nascevano dal nulla: una volta, nell’automobile che lo portava alle Olimpiadi di Innsbruck, partorì un pezzo favoloso solo guardando i trampolini del salto con gli sci.

Già, i Giochi: come cronista tutte le edizioni, estive ed invernali, da Roma 1960 sino a Torino 2006, probabilmente un record. Fa da autista a Berruti dopo l’oro dei 200. Roma-Torino in “500”, Livio si addormenta ma a Genova viene svegliato da una conversazione agitata: Ormezzano stava intimando a un poliziotto che non poteva multare un’auto con a bordo una gloria olimpica. Alla disciplina regina dei Giochi regalò una “Storia dell’atletica” uscita nel 1980, in copertina Sara Simeoni e in controcopertina Pietro Mennea, volume indispensabile per chi voglia farsi una cultura del nostro sport. L’aveva scritta, di getto, dopo i Giochi di Mosca, poche settimane per un capolavoro, possibile solo a lui che, assicurano in tanti, era in grado di scrivere un libro, dettare un pezzo e sostenere una conversazione contemporaneamente.

Brillante nella vita, barzellettiere inesauribile, compagno ideale nel lavoro, a tavola, in trasferta. “Al due senza non far sapere quanto è bello il due con timoniere”. Lo coniò a Tokyo 1964 e Marcello Marchesi, straordinario umorista, gli offrì di diventare suo autore. Risolse con due aggettivi il rompicapo perenne del ciclismo, meglio Coppi o Merckx: “Fausto il più grande, Eddy il più forte”, nessuno ha mai fatto meglio.

Da Direttore di Tuttosport partoriva prime pagine prive del calcio, possibile solo a lui, che stava 20 anni avanti, e dedicava spazio persino ai Giochi Africani dove, inviato a Lagos nel 1973, annunciò il talento del tanzaniano Filbert Bayi. Torinese, ma soprattutto torinista. Livio Berruti ci mise vent’anni per confessargli il tifo per la Juventus: rimasero profondamente amici, con Giampaolo era impossibile persino litigare. Da Direttore del quotidiano sportivo torinese ebbe il privilegio di raccontare l’unico scudetto granata del dopo Superga. “Toro, lassù qualcuno ti ama”, il titolo che gli venne in mente incrociando un signore all’uscita dallo stadio. Erano in lacrime: “Beato lei che può piangere in pubblico, io non posso”, gli disse Enzo Bearzot. Per tutto questo e per mille altri motivi ci manchi già Gian Paolo, e sarebbe bello riuscire a scrivere una riga, anche una sola, straordinaria come le tue. Ci aiuterebbe a superare la commozione e strapparci una risata.

Nicola Roggero

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