Chi è Pam Bondi, la fedelissima che Trump ha scelto come nuova ...

6 ore ago
Pam Bondi

Donald Trump ha trovato in poche ore il suo nuovo ministro della Giustizia. Pam Bondi, 59 anni, prima donna procuratore generale della Florida, è stata una delle figure chiave nel team legale che nel 2020 difese Trump nel suo primo processo di impeachment davanti al Senato. In quell'occasione l'allora presidente era accusato di aver fatto pressioni sul presidente ucraino Zelensky perché aprisse un'indagine su Joe Biden e suo figlio Hunter in cambio di aiuti militari. Un processo che si concluse con l'assoluzione di Trump. Bondi prenderà il posto di Matt Gaetz, il controverso deputato ritiratosi giovedì 21 novembre tra le polemiche per accuse di cattiva condotta sessuale.

La nomina arriva in un momento cruciale della transizione pre-insediamento del presidente eletto, che sta completando la sua squadra di governo con figure di provata lealtà. "Per troppo tempo, il Dipartimento di Giustizia di parte è stato usato come arma contro di me e altri repubblicani – Non più", ha scritto Trump sui social annunciando la scelta. Bondi dovrà gestire un dipartimento di oltre 115.000 dipendenti e un budget di circa 45 miliardi di dollari, ma soprattutto dovrà attuare la promessa di Trump di "punire i suoi nemici politici" una volta insediato. Un compito delicato per chi, come lei, ha già difeso l'ex presidente definendo "orribili" i procuratori che lo hanno incriminato, accusandoli di "strumentalizzare il nostro sistema legale".

Da Tampa alla Casa Bianca

Pam Bondi arriva al vertice del Dipartimento di Giustizia dopo una lunga carriera in Florida. Nata a Temple Terrace, un sobborgo di Tampa, è figlia di un ex sindaco e ha la politica nel sangue. Dopo la laurea in giurisprudenza alla Stetson University nel 1990, ha lavorato per quasi vent'anni come procuratrice nella contea di Hillsborough, diventando nota per alcuni casi di alto profilo.

Nel 2006 si è occupata del processo contro Dwight Gooden, stella del baseball americano, per violazione della libertà vigilata e abuso di sostanze. Un anno dopo ha gestito il caso della morte di Martin Anderson, un caso che ha attirato l'attenzione nazionale. Ma è nel 2010 che fa il grande salto: si candida come procuratore generale della Florida, diventando la prima donna a ricoprire questo ruolo nello stato.

La svolta politica arriva con l'appoggio di Sarah Palin e le frequenti apparizioni su Fox News. Come riporta il Washington Post, è stata proprio la sua abilità mediatica a farla emergere nelle primarie repubblicane. Una volta eletta, si è distinta per le battaglie contro l'Obamacare e contro i matrimoni gay, posizioni che l'hanno fatta entrare in rotta di collisione con i democratici.

L'incontro con Trump

Il rapporto tra Trump e Bondi nasce nel 2013. Al tempo l'ufficio del procuratore generale della Florida, guidato da Bondi, aveva ricevuto 22 denunce di frode sulla Trump University, l'istituto di formazione dell'allora imprenditore. Sembrava l'inizio di uno scontro legale: attraverso un portavoce, Bondi annunciò che stava valutando di unirsi alla causa per frode avviata dal procuratore generale di New York. Ma quattro giorni dopo questo annuncio, la Fondazione Trump donò 25.000 dollari al comitato politico creato da Bondi per la sua rielezione. A seguito della donazione, la procuratrice decise di non unirsi all'azione legale contro Trump University. Nel 2016 l'Internal revenue service (l'agenzia delle entrate americana) giudicò illegale quella donazione, costringendo Trump a pagare una multa.

Dal 2019, dopo la fine del suo mandato in Florida, Bondi è diventata una delle più strenue voci in difesa di Trump. Ha lavorato come lobbista registrata per il Qatar tramite Ballard Partners, una società con stretti legami con Trump, prima di unirsi alla squadra legale che lo ha difeso nel suo primo impeachment.

La figura più potente dopo il presidente

Per capire l'importanza della scelta di Bondi occorre fare un passo indietro. Il ministro della Giustizia americano, chiamato Attorney General, è una figura chiave dell'amministrazione: non solo è il capo di tutti i procuratori federali ma anche il primo consigliere legale del presidente. Un ruolo ancora più cruciale per Trump in questo momento storico: sarà infatti il nuovo ministro della Giustizia a dover gestire i numerosi processi federali che vedono coinvolto l'ex presidente, decidendo se e come proseguirli.

A differenza dell'Italia, dove i magistrati sono indipendenti dal governo, negli Stati Uniti l'Attorney General ha un potere enorme sulla giustizia federale: può decidere quali indagini avviare e quali chiudere, può nominare o rimuovere procuratori speciali, e ha l'ultima parola su molte decisioni del dipartimento. Sarebbe come se in Italia il ministro della Giustizia potesse dare ordini diretti ai procuratori su quali inchieste fare.

Nel caso di Trump, che ha promesso di usare il ministero per "punire i nemici politici", la scelta di una fedelissima come Bondi assume un significato particolare: potrebbe influenzare non solo le indagini ancora aperte contro l'ex presidente, ma anche avviarne di nuove contro i suoi oppositori politici, come ha più volte minacciato di fare nei confronti di Joe Biden e suo figlio Hunter.

Una nomina dopo la tempesta

La strada per la nomina di Bondi si è aperta dopo il clamoroso ritiro di Matt Gaetz, ex deputato della Florida che aveva lasciato il suo seggio al Congresso appena otto giorni fa per accettare la nomina di Trump. "La mia conferma stava diventando ingiustamente una distrazione per il lavoro critico della transizione", ha scritto Gaetz su X. Il motivo? Una commissione etica del Congresso stava per pubblicare un rapporto sulle accuse di abusi sessuali nei suoi confronti, incluso un presunto rapporto con una diciassettenne nel 2017. Accuse che lui ha sempre negato.

Per diventare ministro negli Stati Uniti non basta la nomina del presidente: serve l'approvazione del Senato. Ed è qui che Bondi sembra avere più chance del suo predecessore. Il suo curriculum è quello di una procuratrice di lungo corso: prima di diventare procuratore generale della Florida (una carica elettiva che corrisponde grosso modo al nostro assessore regionale alla giustizia) ha lavorato per vent'anni come pubblico ministero a Tampa.

Se confermata, Bondi sarà responsabile di un dipartimento che Trump vuole radicalmente trasformare. L'ex presidente ha promesso di usare il ministero della Giustizia per "punire i nemici politici" e "ripristinare la fiducia degli americani gravemente danneggiata". Un programma che preoccupa i democratici ma che per i repubblicani rappresenta una "necessaria correzione di rotta" dopo quello che considerano un uso politico della giustizia contro Trump.

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