Vicenza, un murale dedicato al calciatore Paolo Rossi. La moglie ...

Paolo Rossi

diFrancesco Brun

L'opera realizzata sulla torre Everest, l'edificio più alto del capoluogo. L’opera fa parte di un progetto lanciato dall’associazione culturale «Wallabe»

Nonostante la pioggia battente, centinaia di vicentini ieri sera non hanno voluto perdersi l’inaugurazione del murale dedicato a Paolo Rossi (data scelta non a caso: lunedì 23 settembre avrebbe compiuto 68 anni), l’indimenticato goleador del Lanerossi e della Nazionale, realizzato dal celebre street artist brasiliano Eduardo Kobra sulla torre «Everest» di viale Torino, il più alto edificio di Vicenza. L’opera fa parte del progetto «Il mio nome è Paolo Rossi», lanciato dall’associazione culturale «Wallabe» sotto la direzione artistica di Federica Sansoni, per omaggiare il campione il cui nome è profondamente legato alla città, com’è stato sancito dal conferimento della cittadinanza onoraria nel febbraio 2020, poco prima della morte dell’ex giocatore, avvenuta a dicembre dello stesso anno.

Il pallone d'oro

È proprio con il Real Vicenza di Giovan Battista Fabbri che il bomber nativo di Prato è esploso, arrivando a vincere il titolo di capocannoniere della Serie A nel campionato 1977-78, con 24 reti segnate e portando il Vicenza al secondo posto in classifica. Quindi diede il via a quel percorso professionale che l’ha condotto alla conquista del Campionato del Mondo nel 1982 e ad aggiudicarsi l’edizione di quell’anno del Pallone d’oro, allora il terzo italiano a potersi fregiare del titolo. Vicenza è anche la città in cui Paolo Rossi ha incontrato la prima moglie Simonetta Rizzato, e dove tuttora risiede il figlio primogenito Alessandro.

Il murale sulla torre Everest

La scelta del murale è ricaduta sulla torre Everest, che svetta sul cosiddetto Quadrilatero, quartiere difficile spesso al centro delle pagine di cronaca per via di risse, spaccio e furti. L’idea di «Wallabe», che ha lavorato al progetto assieme all’azienda vicentina di consulenza e formazione «Imprendo srl», è stata di dare una nuova vita al grattacielo, attraverso la riqualificazione energetica e la realizzazione della finitura del cappotto, che ha fatto da tela al dipinto. Un primo passo verso un cambiamento in positivo di tutto il quartiere sotto il sorriso di Pablito. E chissà che l’opera non possa diventare una meta per i turisti in visita alla città, proprio come è successo con il murale di Maradona nei Quartieri Spagnoli, a Napoli.

La commozione della moglie

Momenti di commozione per la seconda moglie di Pablito, Federica Cappelletti, presente alla cerimonia di inaugurazione insieme alle autorità cittadine. «È una grande emozione — le sue parole poco prima della scopertura dell’opera —. Proprio in questo momento stavo pensando a Paolo, a quello che avrebbe provato stando qui davanti alla sua Vicenza e ai suoi vicentini, la città e le persone che ha sempre amato. Fino alla fine c’è stato un fil rouge, che ci sarà per sempre perché continua a viverci un pezzo della nostra famiglia. Quest’opera è qualcosa di enorme, che ho deciso di non vedere in anteprima perché volevo vivere la forza di questo momento».

I grandi del mondo del pallone

Tra i personaggi del mondo del pallone hanno voluto vivere a loro volta il momento i giornalisti Xavier Jacobelli e Alberto Rimedio e i campioni del mondo di Spagna 1982 Alessandro Altobelli e Antonio Cabrini. «Avrei preferito trovare Paolo qui tra di noi — ha dichiarato Altobelli — questo murale è veramente una grande cosa. Lui è stato per tutti il ragazzo sempre disponibile: era il fratello e il papà che tutti avrebbero voluto avere. Nelle prime quattro partite in Spagna non aveva ancora segnato e nonostante io fossi il suo possibile sostituto ho sempre continuato a incitarlo. Così come il commissario tecnico Enzo Bearzot, che l’ha sempre voluto in campo e alla fine ha avuto ragione». «Tutti sappiamo chi era Paolo Rossi in campo — gli fa eco Cabrini — io lo ricordo come un grande campione, anche se per me era più che altro un amico. Fuori dal campo Paolo era un ragazzo umile e intelligente, che sapeva capire i compagni. Con lui ho passato una vita in camera insieme, nelle trasferte con la Nazionale e la Juventus, mi ha insegnato tanto e lo voglio ricordare proprio per questo motivo».

24 settembre 2024 ( modifica il 24 settembre 2024 | 12:31)

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