Anti-Nato, anti-Europa, stella dei talk show di Fox News: Trump ...

ieri
Pete Hegseth

Immaginate un personaggio da talk show, molto popolare nella tv più populista del Paese, assolutamente digiuno di amministrazione di cosa pubblica ma con le stellette del militare (il che rende ancora tutto da vedere se il Senato confermerà la sua indicazione): non stiamo parlando di Vannacci, e di qualche tv italiana, ma di Pete Hegseth, che ieri sera Donald Trump ha di fatto nominato come nuovo ministro della Difesa: «Pete è un duro – ha scritto il commander in chief – è intelligente e è un vero sostenitore dell’America First. Con Pete al timone, i nemici dell’America sono in allerta: il nostro esercito sarà di nuovo eccezionale e l'America non si tirerà mai indietro».

Ma chi è questo Hegseth, che il vasto pubblico probabilmente non conosce benissimo? Commentatore di Fox News e, stando al suo sito, veterano di varie guerre (tra cui Afghanistan e Iraq), Hegseth sembra essere sulla carta la perfetta incarnazione della rivolta di Trump contro i generali del Pentagono, qualcosa che sembra esser dietro anche le sue affermazioni più incredibili (tipo quella, rivelata da The Atlantic nel rush finale della campagna elettorale, che l’allora presidente Trump fece nel suo staff, quando disse che avrebbe voluto generali leali come quelli che aveva Hitler). Trump tra l’altro andò proprio a Fox News (di cui Hegseth è ospite fisso) a dire a giugno che avrebbe licenziato i generali woke, tutti intenti a perorare la causa della giustizia inter-razziale anziché occuparsi della sicurezza del Paese. E così, eccoci a Hegseth. Uno che «dico semplicemente che non dovremmo avere donne in ruoli di combattimento». Che ha espresso più volte disprezzo per le politiche woke e ultra radical, di cui ha accusato i leader del Pentagono, compreso il suo massimo ufficiale militare. Insomma: uno che considera i generali del Pentagono gente di sinistra radical, e è preoccupato molto più di loro che di Putin. Già questo lo rende un tipo interessante, o inquietante a seconda dei punti di vista. Controverso.

Secondo, Hegseth potrebbe entrare ben presto in rotta di collisione specificamente con Charles Q Brown, l’attuale capo di stato maggiore, arrivando a domandarsi nel suo libro se avrebbe ottenuto il lavoro se non fosse stato nero: «È stato a causa del colore della sua pelle? O della sua abilità? Non lo sapremo mai, ma se ne può dubitare, il che a prima vista sembra ingiusto, nei confronti di CQ. Ma dal momento che ha reso la questione uno dei suoi più grandi biglietti da visita, non importa».

Hegseth ha 44 anni. Ha lasciato l’esercito perché, scrive nel suo libro (The War on Warriors: Behind the Betrayal of the Men Who Keep Us Free), le sue visioni da America First erano state messe ai margini, e «il sentimento era reciproco: neanche io volevo più questo esercito». Inutile rimarcare che quel libro – o i suoi riassunti – hanno entusiasmato Trump.

E dunque scorrendone le pagine abbiamo una chiara idea di quelle che potrebbero essere alcune priorità di Hegseth: le purghe. «Il prossimo presidente degli Stati Uniti deve rivedere radicalmente gli alti dirigenti del Pentagono per renderci pronti a difendere la nostra nazione e sconfiggere i nostri nemici. Molte persone devono essere licenziate». Trump disse che capo dello stato maggiore congiunto, Mark Milley, avrebbe dovuto esser giustiziato per tradimento, e Hegseth puntualmente accusa Milley di essere «partigiano fino alla fine» (per i democratici).

Hegseth ce l’ha con l’Europa e la sua inazione nella Difesa, che a suo dire viene così pagata dagli Stati Uniti: «(quei Paesi) sono antiquati, senza armi, invasi e impotenti. Perché l’America, il “numero di contatto di emergenza” europeo per il secolo scorso, dovrebbe ascoltare nazioni ipocrite e impotenti che ci chiedono di onorare accordi di difesa obsoleti e unilaterali con cui non sono più all'altezza? (...) Forse se i paesi della NATO difendessero davvero la propria difesa, ma non lo fanno. Si limitano a urlare contro le regole mentre sventrano i loro eserciti e urlano all'America per chiedere aiuto». Parole di sicura ostilità anche verso la Nato così com’è oggi secondo Trump.

Sulla Cina, Hegseth ritiene che stiano costruendo un esercito «specificamente dedicato a sconfiggere gli Stati Uniti d'America. Hanno una visione a lungo termine a tutto spettro, non solo di dominio regionale ma globale, e noi vogliamo tenere alta la testa con loro». Sull’Iran, dopo l'assassinio di Soleimani Hegseth chiese a Trump di bombardare gli impianti di produzione energetica, i porti e gli impianti nucleari dell'Iran. (disse anche che Trump avrebbe dovuto persino bombardare moschee, ospedali e scuole, se necessario).

Sull’invasione della Russia all’Ucraina, ha detto varie cose, e non è esatto dire propriamente che Hegseth tifi per la Russia. Su Fox criticò l’amministrazione Biden per non aver armato l'Ucraina abbastanza rapidamente, definì Putin un «criminale di guerra» che cerca di ricostituire l’Unione Sovietica: «Cessate il fuoco? Sapete cosa sono per lui i cessate il fuoco? Un’opportunità per riarmarsi». Tuttavia, non gliene importa nulla di combatterlo: semplicemente, non gliene importa nulla dell’Ucraina e dell’Europa, e pensa che se si difendono da sé, bene, altrimenti Putin faccia un po’ quello che riesce: Hegseth disse che l’invasione dell’Ucraina nel 2022 gli sembrava un po’ «la guerra del ridatemi la mia roba di merda di Putin» («Putin’s give-me-my-shit-back war»): «Se l’Ucraina riesce a difendersi... fantastico, ma non voglio che l’intervento americano si spinga in profondità in Europa e faccia sentire (Putin) come se fosse alle sue calcagna». Putin, in mezzo a queste sparate variopinte, può stare rilassato, mentre Trump tiene sul comodino il libro di Hegseth.

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