Pietro Castellitto è Riccardo Schicchi: «Ero indeciso se accettare il ...

11 giorni ago
Pietro Castellitto

diValerio Cappelli

Oggi a Venezia il film Diva futura di Giulia Louise Steigerwalt, che racconta la storia dell'agenzia di film pornografici fondata da Riccardo Schicchi

DAL NOSTRO INVIATO 

VENEZIA La parola pornostar l’ha inventata lui. Riccardo Schicchi, regista e imprenditore di film hard scomparso a 59 anni nel 2012, protagonista di Diva futura, opera seconda di Giulia Louise Steigerwalt, prodotta da suo marito Matteo Rovere che lo definisce «un film educativo». Riecco il porno raccontato dalle donne, dopo Rocco Siffredi di Supersex, la serie codiretta da Francesca Mazzoleni. Pietro Castellitto restituisce il paladino della libertà sessuale. Stessi occhi incavati e candore erotico, la camminata ciondolante che sembrava uno scoiattolo venuto male, i piedi in dentro, magro, poco atletico e poco in forma, i calzoni troppo lunghi: «I trentenni come me conoscono lo Schicchi sul viale del tramonto. C’era in lui un’aderenza tra il corpo e il pensiero che poi si è scollata. E c’era qualcosa di potente e poetico, di profondo che non ha tradito, è rimasto fino all’ultimo il bambino che spiava le dirimpettaie col telescopio. E’ riuscito a fare la vita che voleva, ha creato un mondo dove mettere il suo mestiere». Poi dice una cosa (tutto sommato Castellitto jr è ancora agli inizi) che ti porta a dire mah: «Ho tentennato nell’accettare il film perché ero stanco del Festival di Venezia e dei media». 

L’entusiasmo infantile di Schicchi nel liberare l’immaginario erotico collettivo non gli faceva vedere anche certi aspetti squallidi, che nel film non ci sono. Con la voce fuori campo Schicchi-Castellitto dice: «La società ci condanna da un lato e dall’altro ci sogna e desidera. E a noi stupire e creare scandalo ci piaceva tantissimo». La regista: «Quel desiderio è accettabile dalla società solo se rimane segreto. Quando vollero fare altro la società le bloccò. Il porno ha influenzato la cultura di un paese che fino allora aveva vissuto solo di tabù e censure», ma poi «degenerò aprendo la strada a un immaginario distorto della sessualità e del femminile. Violenza e mercificazione presero il sopravvento, invece quel mondo era leggero, confusionario, cialtronesco nell’assenza totale di pudore. Oggi che il primo contatto col porno, diventato così brutale, si ha a 12 anni fa quasi sorridere».

Ci sono immagini d’archivio, di programmi tv con Baudo, Fazio, Costanzo, per mostrare come le pornostar entrassero nelle case di tutti. Le tre vestali sono Ilona Staller, (Lidija Kordic, montenegrina, i suoi genitori le hanno detto che la conoscevano bene, lei mai sentita nominare), Moana Pozzi (Denise Capezza che ricorda quando diceva che era timida e succedeva quando metteva a nudo i sentimenti) e Eva Henger (personaggio senza ironia e più insignificante, restituito da Tesa Litvan). Ecco un’intervista di Enzo Biagi a Ilona: «Lei è un’infermiera?». «No, sono una missionaria dell’amore». 
Resta per sempre il marchio di pornostar. Le ragazze della porta accanto che acquistano fama in mezzo mondo. «E’ la storia di una grande illusione, diventare dive prendendo la scorciatoia del porno». E dagli Anni 80, spettacoli cancellati, giornali censurati, fino alla condanna di Schicchi a quattro anni per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Moana si definisce «un'esibizionista». Voleva gli sguardi su di sé e li ebbe tutti, imprenditori, politici, calciatori. Ma aveva un malessere che la scavava dentro. «All’inizio, quando tentai il cinema normale, ci provavano tutti», dice nel film. E infine Eva Henger, che dagli spettacoli hard girò i porno per salvare Schicchi, suo marito, dal crack finanziario. Ma poi, imborghesitasi, si pentì, «è stato l’errore della mia vita».

Il film è visto con gli occhi della timida segretaria di Schicchi, Debora, col volto di Barbara Ronchi che dice: «Non conoscevo l’agenzia Diva Futura, né che abitassero tutte nello stesso condominio come in una famiglia, tra gelosie e aiuti reciproci». Schicchi la chiamò sempre signorina, dandole del lei. Nella scena clou Barbara riferisce la assurda proposta di un’intervista tv alle pornostar col passamontagna. E lui: «Le donne non vanno mai mortificate». Schicchi era amorale ma non immorale. Con Eva erano marito e moglie, quando si lasciarono restarono sposati ma andò a vivere con lei e l’uomo produttore che è tuttora il suo secondo marito. Un giorno il destino bussò ridistribuendo le carte. «Il porno – dice Steigerwalt- è diventato l’opposto di quello che sognavano di creare quando hanno iniziato la loro rivoluzione». Arrivò internet e fu la rovina di tutto. 

4 settembre 2024

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